Anno XI 
Lunedì 21 Aprile 2025
- GIORNALE NON VACCINATO
claudio
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Scritto da mons. Paolo Giulietti
Cronaca
21 Aprile 2025

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La nostra Chiesa di Lucca è nella tristezza per la morte dell’amato Papa Francesco: le sue parole e la testimonianza della sua vita ci hanno guidato per dodici anni dietro il Signore Gesù, sulle vie del Vangelo, in un lungo pellegrinaggio di speranza. Anche dinanzi alla fine – alla sua fine – lui ha qualcosa da dirci: «La speranza cristiana consiste proprio in questo: davanti alla morte, dove tutto sembra finire, si riceve la certezza che, grazie a Cristo, alla sua grazia che ci è stata comunicata nel Battesimo, “la vita non è tolta, ma trasformata”, per sempre. […] Cosa sarà dunque di noi dopo la morte? Con Gesù al di là di questa soglia c’è la vita eterna, che consiste nella comunione piena con Dio, nella contemplazione e partecipazione del suo amore infinito. Quanto adesso viviamo nella speranza, allora lo vedremo nella realtà. Sant’Agostino in proposito scriveva: “Quando mi sarò unito a te con tutto me stesso, non esisterà per me dolore e pena dovunque. Sarà vera vita la mia vita, tutta piena di te”.  Cosa caratterizzerà dunque tale pienezza di comunione? L’essere felici. La felicità è la vocazione dell’essere umano, un traguardo che riguarda tutti». (Spes non confundit, 20-21). A questa speranza noi affidiamo con amore la sua e la nostra esistenza, certi che non resteremo delusi, come ci è stato detto nelle liturgie pasquali che abbiano celebrato in questi giorni. Invito tutti i fedeli della Diocesi a partecipare, in presenza o attraverso i media, alla veglia di preghiera che si terrà stasera 21 aprile alle ore 21 nella Cattedrale di San Martino (in diretta anche su NoiTv), in comunione con tutte le iniziative di preghiera che oggi si celebrano nelle Diocesi di tutto il mondo. Nei prossimi giorni chiedo, a parroci e rettori di chiese, di inserire l’intenzione di suffragio nelle celebrazioni eucaristiche quotidiane, rinnovando l’annuncio apostolico della vita eterna e della risurrezione, affidato in modo speciale dal Cristo a Pietro e ai suoi successori. In questo modo la tristezza di questo distacco non ci «ruberà» la speranza e la gioia che la Pasqua sempre e comunque ci consegna. «Le tempeste non potranno mai avere la meglio, perché siamo ancorati alla speranza della grazia, capace di farci vivere in Cristo superando il peccato, la paura e la morte. Questa speranza, ben più grande delle soddisfazioni di ogni giorno e dei miglioramenti delle condizioni di vita, ci trasporta al di là delle prove e ci esorta a camminare senza perdere di vista la grandezza della meta alla quale siamo chiamati, il Cielo». (Spes non confundit, 25).

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