Anno XI 
Sabato 26 Aprile 2025
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Scritto da Renata Frediani
Passioni Napoleoniche
19 Ottobre 2023

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Nell’anno 1809 Napoleone e Josephine divorziano. La conclusione definitiva del loro rapporto causa grande sofferenza a entrambi. All’imperatrice venne concesso di mantenere il rango e il titolo. Per garantire un erede legittimo e successore all’Impero, l’11 marzo 1810 Napoleone sposa in seconde nozze, per procura dell’arciduca Carlo a Vienna, senza neppure avere incontrato una sola volta, Maria Luisa d’Asburgo Lorena, arciduchessa d’Austria e figlia dell’Imperatore Francesco I. In quegli anni Napoleone è potente e sta per imparentarsi con una delle monarchie più prestigiose e antiche d’Europa, anche se lascia perplessi l’idea che sposi la nipote di Maria Antonietta d’Asburgo-Lorena giustiziata insieme al marito Luigi XVI di Borbone durante la Rivoluzione in Francia. In rappresentanza di Napoleone, si recherà a Vienna il fedele generale Berthier, principe di Wagram. Napoleone indicherà di non usare quel titolo nobiliare ottenuto dopo la battaglia vinta dall’esercito napoleonico contro l’Austria, ma principe di Neuchâtel.

Il 20 marzo 1811 cento e uno colpi di cannone annunciano a una Parigi in festa la nascita del tanto auspicato erede al trono imperiale, Il Re di Roma, così proclamato da Napoleone secondo la tradizione del Sacro Romano Impero. Accoglie il futuro Imperatore il giorno della sua nascita una culla di straordinaria bellezza, con sontuose decorazioni ed esclusivi simboli del nuovo stile artistico dell’Impero. Alla testa della culla è rappresentata la Vittoria alata, un tripudio di api, stelle e la N napoleonica chiusa in una corona di alloro come simbolo di potere e regalità; all’estremità opposta un aquilotto pronto a spiccare il volo. La superba composizione si conclude ai lati della culla con una decorazione che fa riferimento a Parigi e a Roma per suggellare l’unione delle due città dell’Impero. Vengono riservati all’ottavo re di Roma tutti gli onori delle potenze Europe e un solenne battesimo all’altezza di un sovrano; viene celebrato il 9 giugno a Notre-Dame a Parigi con un cerimoniale ripreso dal battesimo del primogenito del re Luigi XVI. Il nonno,l’Imperatore d’Austria farà pervenire in regalo un collare in diamanti con tutti gli ordini cavallereschi della monarchia asburgica.

Quel giorno Napoleone visse una straordinaria felicità, ma già l’aspettava sui campi di battaglia una realtà ben diversa e quel matrimonio tanto ambito con la figlia dell’imperatore Francesco I d’Austria non gli sarebbe stato di nessuno aiuto. Anzi, sarà proprio il suocero uno dei principali sostenitori dell’abdicazione di Napoleone senza condizioni e al ritorno dei Borboni sul trono di Francia con Luigi XVIII.

Durante l’esilio di Napoleone all’isola d’Elba, la moglie Maria Luisa, con freddezza, lo abbandonerà portandosi dietro il figlio, per volere anche del nonno paterno. L’erede verrà trasferito alla corte di Vienna, dove sarà costretto ad abbandonare il nome Napoleone Francesco Giuseppe Carlo Bonaparte a favore di duca di Reichstadt, una signoria della Boemia. Per questo motivo viene considerato un principe austriaco, chiamato semplicemente Franz. Le fonti raccontano che un giorno il segretario di Maria Luisa, in procinto di ripartire da Vienna, congedandosi dall’imperatrice, venne fermato dal piccolo Bonaparte, il quale di nascosto lo conduce in un angolo vicino a una finestra e sottovoce gli dice «Dite a mio padre, che gli voglio ancor tanto bene!».

Napoleone in esilio all’isola d’Elba, alla notizia che il suo piccolo Aiglon, di solo quattro anni, prelevato a forza dal castello delle Tuileries,

a Parigi per essere condotto a Vienna, si era ribellato con tutta la forza, esprimerà tanto dolore con queste parole: «[…] nei tempi antichi rubavano al vinto i figli perché ornassero il trionfo del conquistatore. Non esiste nei tempi moderni un altro esempio di tanta barbarie».

Alla corte di Vienna a Napoleone II viene imposto di imparare la lingua tedesca, di dimenticare la Francia e quel padre a cui era molto legato e di essere controllato nella sua educazione: privato della sua vera identità.

Il bambino si trasformerà in un giovane affascinante, dagli stupendi occhi azzurri e capelli biondi, sensibile e malinconico. Si comprende tutta la sua solitudine dovuta dalla lontananza di un padre che lui ancora amava e che a Vienna gli è precluso pure nominare; e di una madre che lo aveva abbandonato. Solo a Vienna, dirà di sé stesso prima di morire per tisi nel palazzo di Schönbrunn il 22 luglio 1832 – all’età di soli 21 anni – «La mia nascita e la mia morte, questa è tutta la mia storia. Tra la mia culla e la mia tomba c'è un grande zero».

Napoleone lo ricorderà più volte nel suo testamento redatto il 15 aprile 1821 a Longwood: «[…] lego a mio figlio le tabacchiere, le croci, ed altri oggetti quali sono: argentiere, letto di campo, armi, selle, sproni, i vasi della mia cappella, libri, biancherie che servirono a mio corpo ed a mio uso […]. Desidero che questo piccolo legato gli sia caro, come atto a richiamargli la memoria di un padre che tutto il mondo gli ricorderà». Questi lasciti non perverranno mai a suo figlio per impedimento da parte della corte austriaca.

Il fedele generale Gourgaud, che accompagnò per tre anni Napoleone in esilio all’sola di Sant’Elena, riporta nel suo giornale inedito le parole di grande sconforto pronunciate da Napoleone stesso: «Ah, mio matrimonio! Con queste nozze posi il piede sopra un precipizio che aveva “gli orli ricoperti di fiori”».

Cosa resta oggi di Napoleone II? Il mito di un grande padre, Napoleone il Grande, il quale aveva immaginato per suo figlio, Il Re di Roma, un immenso Impero tanto che ripeteva: «lo invidio, io ho dovuto correre dietro alla gloria, lui non dovrà che tendere le braccia. Io sono stato Filippo, lui sarà Alessandro». Purtroppo non andò così.

La preoccupazione di Napoleone di avere un erede dell’Impero, per conservare il suo grande potere risultò la sua sconfitta.

La breve e malinconica vita di Napoleone II sarà conosciuta al mondo attraverso l’opera teatrale di Edmond Rostand dal titolo Aiglon che porta in scena il romanticismo e la sofferenza del giovane Napoleone II.

Napoleone muore Sant’Elena il 5 maggio 1821. Dopo avere ottenuto il permesso degli inglesi, il re di Francia Luigi Filippo di Borbone Orléans permise il rimpatrio delle spoglie del defunto imperatore nel 1840. Napoleone II era sepolto nella cripta dei Cappuccini a Vienna. Fu Adolf Hitler che il la notte del 14 – 15 dicembre nel 1940 permise la restituzione delle sue ceneri alla Francia, anche in questo caso un ritorno triste, senza solenne cerimonia come quella avvenuta per le esequie del padre il 15 dicembre a Parigi. L’Aiglon e Napoleone Le Grand dopo cento anni si ritroveranno, finalmente, sotto la cupola d’oro nella cripta circolare a Des Invalides.

La sontuosa culla dono della città di Parigi, in occasione del giorno della nascita del re di Roma, progettata nel da Pierre Paul Prud’hon, autentico capolavoro d’arte, espressione di eleganza e buon gusto del nuovo stile Impero, per volontà della madre Maria Luisa, trasferita in Austria, oggi si può ammirare al Kunsthistorisches Museum di Vienna.

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