Da giorni sono partiti i restauri e la riscoperta del campanile di San Michele in Foro, è però da conoscere e approfondire il tesoro nascosto che contiene. Oltre al ripristino delle scale di accesso alla cella campanaria e la rimessa a nuovo dei paramenti, i lavori prevedono il restauro delle 7 campane (e il loro sistema) grazie a 380.000 euro arrivati dal Ministero della Cultura. Ci sarà il riutilizzo dei mozzi di legno precedenti, rimasti dentro la torre nonostante l'elettrificazione degli anni '70. Non può che esprimere soddisfazione l'associazione Campanari Lucchesi: <<quello che ci rende felici è l'apprendere dell'attenzione rivolta alle campane - esordisce il presidente Giuseppe Bernini - sono un notevole bene storico e artistico presente in questo campanile>>.
UN PATRIMONIO INESTIMABILE
A fine lavori si potranno osservare 5 bronzi basso-medievali (una del 1215, una del 1383 e 3 del 1258), tutte fuse da maestri fonditori pisani, che per circa 800 anni hanno risuonato a servizio della comunità ecclesiale e civile di Lucca. La concentrazione di un tale numero di campane storiche in un solo campanile è una rara testimonianza dell'evoluzione dell'arte di fusione e del suono di questi strumenti in Europa.
Non si stupisce Bernini, ex ispettore onorario (precisamente per le campane e i campanili) della Soprintendenza di Lucca e Massa Carrara, che specifica: <<su altri campanili della città e del resto della provincia c'è stato modo di registrare un buon numero di bronzi medievali di fonditori pisani e lucchesi. Non è comune in Italia una così elevata presenza di campane antiche, è fondamentale prendere coscienza del patrimonio che contiene la zona della lucchesia>>.
IL DOPPIO PERDUTO
Come per tanti altri campanili lucchesi, lo storico concerto di San Michele si distingue dal resto d'Italia anche perché è indissolubilmente legato alle braccia e alla tecnica dei suonatori che fino al XX° secolo si sono succeduti nell'effettuare il particolare suono a doppio lucchese.
In presenza di sempre meno campanari, negli anni '70 si volle tagliare letteralmente la corda alle campane: <<fu deciso di installare un invasivo sistema di automazione - ricorda il vice presidente Andrea Giampaoli – e fu forata la loro calotta per montare dei percussori in grado di simulare il suono tipico della città>>. L'impianto rischiò seriamente di mettere in pericolo l'integrità dei bronzi e questo motivò l'intervento nel 2005 di Bernini, all'epoca ispettore: <<fermai l'impianto elettrico per via delle condizioni precarie dei martelli, che andavano in più a usurare i punti di battuta di campane non fuse certamente per un utilizzo del genere. Scrissi una relazione nella quale suggerivo di riutilizzare i mozzi in legno presenti in campanile, per un ripristino del suono a mano delle campane>>.
L'OPPORTUNITÀ DEL RESTAURO
Se qualche decennio fa i campanari in attività erano in calo e con una una limitata organizzazione, ora si può forse dire il contrario: esiste l'associazione Campanari Lucchesi, che da 9 anni offre servizio a un buon numero di parrocchie e paesi. Parte dei suoi 40 soci è poi attiva nel centro storico di Lucca e dal 2021 sul rinnovato campanile di San Frediano.
Il gruppo, ereditario di diverse conoscenze pratiche andate perse nei decenni, si propone anche di fornire agli enti preposti suggerimenti per interventi sulle campane e sulle loro attrezzature. Per questo conclude il presidente Bernini: <<siamo a disposizione per contribuire alla riscoperta e restauro del concerto di San Michele, auspichiamo un integrale ripristino del doppio a mano lucchese>>.
<<Il 5 dicembre scorso l'Arte Campanaria italiana è stata riconosciuta come patrimonio immateriale dell'umanità dall'UNESCO - così si esprime la presidente della Federazione Nazionale Suonatori di Campane Eles Belfontali - perciò crediamo che, anche nel caso di San Michele in Foro, sia importante ridare il giusto valore al suono manuale in relazione alla tutela delle campane>>.