Anno XI 
Mercoledì 30 Aprile 2025
- GIORNALE NON VACCINATO
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Scritto da aldo grandi
Cronaca
18 Ottobre 2022

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Il match di andata, se così vogliamo chiamarlo sia pure impropriamente, è finito e il risultato è stato un clamoroso kappaò per l'ex campione del mondo Mario Cipollini, messo al tappeto e nemmeno tanto metaforicamente, dalla ex moglie Sabrina Landucci che lo aveva denunciato stanca dei soprusi che era stata costretta a subire. 

Per chi non conosce questa donna alta, con un fisico quasi scolpito dall'amore per lo sport, apparentemente altezzosa, in realtà alla mano e senza grilli per la testa, non sa capacitarsi di come abbia potuto percorrere una strada così irta di ostacoli e di umiliazioni, di inciampi sotto la luce micidiale e impietosa dei riflettori dovuti a una coppia che, sotto quella lampada, aveva vissuto a lungo durante il matrimonio. 

Eppure Sabrina Landucci ha mostrato un carattere forte, una testardaggine che l'ha spinta ad andare avanti senza cedere di un millimetro, rifiutando ogni ipotesi o proposta di accomodamento, disdegnando soldi e compensi ricevuti un po' di qui e un po' di là: "I soldi non mi interessano' ha sempre detto sin dalla prima udienza e, del resto, la sua separazione dal ciclista più famoso d'Italia non le ha mai fruttato un penny.

La condanna dell'ex marito e padre delle sue due figlie le ha confermato, qualora ce ne fosse stato ancora bisogno, che quando non se ne può più e il lupo è sempre pronto lì a sbranarti, bene, è il momento di vincere la paura e trovare quel coraggio mai avuto, forse, per riprendersi la stima di se stesse e il diritto a vivere una vita libera da ogni schiavitù.

Se riavvolgiamo il nastro della nostra vita, rammentiamo di aver incontrato questa donna, bellissima e con indosso una splendida pelliccia di volpe argentata, in un inverno di tanti, troppi anni fa. Doveva essere la stagione fredda tra il 1997 e il 1998. Ci colpì subito la sua modestia, quel suo essere alla mano e distante dalle luci della ribalta che, anzi, non sopportava e che si trovava, a volte, costretta a subire anche se ne avrebbe fatto volentieri a meno. Sabrina Cipollini è sempre stata una persona riservata, aliena dal mettere in piazza i propri panni, siano stati essi sporchi o, ancor di più, puliti. 

Per dieci lunghi anni siamo anche stati cugini acquisiti e al di là di una vita spensierata e senza problemi di carattere economico, in realtà non erano assolutamente tutte rose e fiori. Pur essendo una donna bellissima, aveva costantemente a che fare con un uomo che definire tombeur de femmes sarebbe un eufemismo. E lei ne soffriva, moltissimo, ma teneva duro e lo diceva a quei pochi intimi di cui si fidava e la mamma era tra questi, solo e soltanto per amore delle figlie, per quelle due bimbe che amava più di ogni altra cosa e per le quali ha affrontato nel corso di anni le umiliazioni derivanti dal fatto che la città, inevitabilmente, sapeva e parlava.

Chi non conosce Sabrina Landucci farebbe meglio a tenere la bocca chiusa e la penna nel taschino. Sia lei sia suo fratello Marco, ex portiere della Fiorentina e dell'Inter, della Nazionale e, attualmente, secondo di Massimiliano Allegri alla Juventus, provengono da una famiglia di persone oneste, gran lavoratore il padre che, con il fratello, si occupavano di pavimentazioni e non solo ed erano considerati dei veri e propri artisti piastrellisti. A S. Alessio, quartiere divenuto particolarmente appetibile alla periferia della città, i Landucci fratello e sorella erano conosciuti per essere i belli per antonomasia, alti tutti e due, denti bianchissimi, viso da attori, fascinosi e invidiati. Dopo Marco Landucci, figuriamoci quella sorella che andò in sposa nientepopodimenoche al più forte velocista di tutti i tempi, nato e cresciuto sulle strade della Lucchesia.

Quando cominciammo a conoscerci meglio per via di quella parentela sopraggiunta e che si interruppe nel 2007, ci rendemmo conto che dietro l'apparenza di una vita al top, esistevano, eccome, i problemi di una coppia come tutte le altre, nella quale, come molto di frequente avviene, è la donna che cerca di tenere unito il matrimonio per non lasciare che il tutto se ne vada a quel paese. Solo che gli anni passavano, ma di cambiamenti non se ne registravano e diventava sempre più arduo e difficile far finta che niente accadesse solo per non compromettere la carriera così luminosa di quello che, in fondo, era pur sempre il padre delle creature che più amava al mondo. Eppure non possiamo non ricordare quanto dolore, quanta amarezza, quanti sfoghi venivano repressi nella speranza che qualcosa o qualcuno arrivasse a cambiare le cose. Ma le cose, è bene dirlo una volta per tutte a beneficio di chi, in tutti questi anni di udienze, ha aperto la bocca e ha dato fiato, invece di migliora peggioravano sempre e quella ragazza sorridente e per molti fortunata potendo spendere e spandere, almeno così si pensava e si diceva, diventava sempre più triste e ansiosa, vittima di quella paura del lupo che attanaglia moltissime donne incapaci di uscire da quel circolo vizioso che le costringe a restare prigioniere di un incubo.

Ci viene in mente una volta quando, su un periodico più o meno scandalistico, apparvero le foto senza ombra di dubbio autentiche, scattate su un panfilo al marito in compagnia di una soubrette molto in voga all'epoca. Ci domandammo fino a quando, ma ce lo eravamo già chiesto più volte negli anni precedenti, Sabrina avrebbe potuto tollerare di essere presa a pesci in faccia di fronte a tutti. Fino a quando lo scelse lei, d'emblée, quando meno ce lo aspettavamo. La misura era colma, ma anche se intervenne la separazione a colpi di dispacci di agenzia Ansa, che ci sorpresero non poco, e tutto sembrava essere andato a posto nel pieno rispetto di un amore finito, in realtà sotto e anche sopra la cenere covavano le premesse per quell'inferno che Sabrina Landucci dovette attraversare prima di riprendere in mano la propria vita.

In una città dove lo sport praticato dalla maggioranza della popolazione è quello di godere delle disgrazie altrui, attività che non comporta un particolare dispendio di energie, scegliere di emanciparsi, lei che non aveva mai lavorato se non saltuariamente, per stare a fianco del marito e delle figlie, fece sì che diventasse un bersaglio facile. Tutta la città o quasi conosceva le (dis)avventure della dama bianca, ma come accade in un mondo maschilista e retrogrado, il principe azzurro aveva sempre il ruolo di protagonista in positivo, tradimenti o non tradimenti. Anzi, in fondo, se ne giustificavano le gesta in virtù di quel suo essere bello, ricco e (im)possibile. Per lei, invece, solo il carbone e, al massimo, un po' di compatimento e commiserazione.

Eppure venne il giorno in cui Sabrina Landucci scelse, sia pure con dolore e anche paura del futuro, di abbandonare gli abiti della bella addormentata nella villa di Monte San Quirico dove, tra l'altro, lui avrebbe voluto sloggiarla per far entrare una nuova fiamma conosciuta, pare, durante una crociera o qualcosa del genere e di andarsene a stare per un po' nella casa dei suoi genitori prima di spiccare il volo e andare a vivere da sola.

Chi non ha vissuto il trauma della separazione coniugale non può capire quanto, almeno nei primi due-tre anni, ci sia da ballare e non si tratta certamente di un liscio. Litigate, discussioni, riappacificazioni e nuovi abbandoni, minacce e offese, pianti e rabbia costituiscono il bagaglio classico di chi, ad un certo punto della propria vita, decide di rimettere tutto in discussione. Costa, ci sono prezzi alti da pagare, persone che non c'entrano e che subiscono gli effetti cosiddetti collaterali. Facile parlare per chi ha soltanto la bocca sotto il naso e il cervello vuoto come un sacco di patate senza patate.

Noi, che ormai non eravamo più cugini da qualche anno, seguivamo ugualmente, ogni tanto incontrandoci, le nostre rispettive esistenze e ben presto scoprimmo, con grande soddisfazione, che quella ragazza che tutti consideravano solo un'appendice del principe, in realtà si era tirata su le maniche, aveva preso a lavorare nella palestra di un caro amico, Renato Malfatti dove, tra l'altro, lavora ancora oggi e, da sola, si era rifatta una vita. Certo, una vita non facile, fatta di amarezze, di corse un po' di qui e un po' di là, di figlie grandi che crescevano senza una famiglia stabile, ma tant'è. Non sempre, diceva il grande poeta francese Paul Eluard, si fa quel che si vuole, più spesso si fa quel che si può. 

In sostanza Sabrina Landucci stava uscendo da quella sorta di limbo sia pure dorato nel quale aveva trascorso la maggior parte della propria esistenza e stava riappropriandosi di sé con tutto ciò che questo comporta a livello di sforzi e disagi. Alla fine, ciliegina sulla torta, anche una nuova storia d'amore allacciata con un ex calciatore della Lucchese e del Chievo Verona, Silvio Giusti, sempre uno sportivo. 

E questa fu, con ogni probabilità, la scintilla che diede fuoco alle polveri. 

Senza andare a ritroso nel tempo, torniamo alla giornata di ieri, l'ultima di una serie che aveva messo a dura prova il sistema nervoso della cosiddetta parte offesa che, alla fine e dopo l'ennesima minaccia condita da qualcos'altro di ancora più amaro, si era decisa a denunciare l'ex marito e ex campione del mondo. 

La foto che vedete ritrae l'autore di queste righe insieme a Sabrina Landucci pochi minuti prima che il giudice Felicia Barbieri emettesse la sentenza. Sabrina era molto tesa, aveva gli occhi lucidi, le parole dell'arringa dell'avvocato Giuseppe Napoleone, difensore di Cipollini, ma anche amico di vecchia data della famiglia, l'avevano profondamente scossa e ferita. Aveva ascoltato senza battere ciglio l'intervento del principe del foro di Latina che la dipingeva come, sostanzialmente, una mamma inadeguata e questo, proprio, lei non riusciva a digerirlo. Nei suoi occhi anche un forte sentimento di astio sia verso l'ex marito sia verso quel legale. 

Suo fratello Marco le aveva appena inviato un messaggio WhatsApp, preoccupato e ansioso di sapere cosa stava succedendo. Il nostro selfie glielo abbiamo inviato apposta, per tranquillizzarlo e lui, di rimando, ci aveva risposto di starle vicino. Marco e Sabrina sono due belle persone che si vogliono molto bene. 

La sentenza, dopo appena 45 minuti di camera di consiglio - meno della durata dell'arringa di Napoleone, andata avanti per ben 55 minuti, una eternità - ha fatto cadere Sabrina Landucci e il suo avvocato Susanna Campione una nelle braccia dell'altra. Commosse, entrambe soddisfatte e Sabrina scossa da un pianto liberatorio. 

L'abbiamo lasciata ai colleghi della stampa e della Tv dopo averla abbracciata. In tutto questo tempo non ha mai rilasciato una intervista né ha mai preso parte a trasmissioni Tv spazzatura o meno in cui avrebbero messo ancor di più nella melma per non dire peggio, la sua vita privata e quella delle sue figlie. E ciò nonostante le abbiano offerto cifre considerevoli. Così come lo stesso avvocato Napoleone ha provato a fare, inutilmente.

A mente fredda, questa mattina, una volta alzati, le abbiamo inviato un messaggio che, a nostro avviso, avrebbe meritato di essere preso in considerazione visti i milioni di rospi che era stata costretta a ingoiare in questi anni di silenzio consapevole:

E ora che tutto è finito, al posto tuo, andrei a tutte le trasmissioni possibili e immaginabili... ma conoscendoti so che non lo farai.

La sua risposta, inutile dirlo, conferma ancora una volta lo spessore della persona e la sua onestà intellettuale:

Mi conosci. Nel silenzio a testa alta. Questa sono io.

Forse, e usiamo il dubitativo, se qualcuno ha perso qualcosa in tutta questa storia, quel qualcuno è chi non ha saputo apprezzare l'intelligenza e la maturità di una donna di fronte alla quale non possiamo che inchinarci nella speranza che altre donne, come lei, abbiano il coraggio di correre incontro al lupo e riuscire a farlo sparire dai propri pensieri. 

Ci sarà, lo hanno già annunciato gli avvocati della difesa, un altro match, in Corte d'Appello e, eventualmente, una terza e ultima sfida in Cassazione. Comunque vada, tuttavia, il leone, adesso, è nudo.

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