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Scritto da irene decorte
Cronaca
02 Marzo 2024

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Una serata per leggere, bere e ascoltare musica, proprio come accadeva nei caffè letterari di un tempo: con quest’idea sono nati gli aperitivi in musica (talvolta con presentazione di libri) di LuccaLibri Caffè Letterario, il cui ultimo appuntamento ha visto protagonista il festival di Sanremo, da oltre settant’anni grande appuntamento annuale della musica italiana.

Ci sembra importante mettere insieme le competenze dei vari ambiti artistici tra di loro e con la letteratura, che è la nostra grande passione insieme al cibo: noi nasciamo librai e continuiamo ad esserlo, pure in un’età in cui si legge poco e si scrive tantissimo- ha introdotto la serata Talitha Ciancarelli- Questa sera vogliamo ripercorrere la storia di quest’evento che negli anni è cambiato drasticamente come manifestazione culturale, attraversando il gusto e la cultura musicale popolare”.

La serata è ruotata dunque attorno al libro “Sanremo, che passione! I cantanti toscani al festival della musica leggera italiana”, curato da Paolo Mugnai per Felici Editore con la partecipazione di molteplici autori, tra cui il giornalista e scrittore Enrico Salvadori, che si è dedicato in particolare ai capitoli su Giancarlo Bigazzi e Riccardo Fogli.

Bigazzi non ha bisogno di presentazioni, c’è anche un premio della sala stampa a Sanremo dedicato a lui, per il miglior testo autorale del festival- è stato l’esordio di Salvadori- Un grandissimo autore, partito da Luglio di Riccardo del Turco fino al grande ripescaggio di Mia Martini, nel momento drammatico in cui era dimenticata da tutti, riportata in auge con Gli uomini non cambiano”.

E poi c’è Riccardo Fogli, grande tanto nei Pooh quanto successivamente da solista, vincitore e più volte sul podio al festival. “Nel capitolo dedicato a lui racconto gli inizi a Pontedera da giovanissimo e poi il periodo con gli Slenders di Piombino- ha raccontato ancora l’autore- Ebbero un po’ di successo ma erano tutti ragazzi in aspettativa all’acciaieria di Piombino, per cui il mondo della canzone era un sogno che sarebbe rimasto tale. Poi c’è stato, per i Pooh, il divorzio con Gilberto Faggioli, il cui sostituto fu subito individuato in Riccardo: nacque così tra i due gruppi una trattativa per il suo passaggio dall’uno all’altro, per cui Riccardo fu portato nei Pooh alla condizione che questi pagassero le ultime rate del furgone che gli Slenders avevano acquistato per le serate”.

Ma al Caffè Letterario di musica non si è parlato e basta: la serata è stata infatti vivacizzata dalle performance dei brani man mano nominati, spontanee e con la partecipazione entusiasta anche del pubblico, da parte del pianista Andrea Caciolli e del cantante Stefano Sani, lui stesso tra i protagonisti del libro e per due anni consecutivi del festival di Sanremo.

Io canto fin da bambino, e dopo tanti concorsi per bimbi sono passato a quelli per grandi, fino alla vittoria al Biscione d’Oro di Pescia: in quell’occasione conobbi il mio primo manager- ha ricordato Sani- Lui ha creduto in me e mi ha proposto di partecipare a Castrocaro: in quella stessa edizione con me c’erano Zucchero, Fiordaliso ed Eros Ramazzotti”.

Da lì la prima partecipazione a Sanremo con Lisa, grande successo che gli è valso il titolo di rivelazione dell’anno. “Io ero un ragazzino di vent’anni allora, studiavo medicina: una settimana prima studiavo anatomia e dopo mi sono ritrovato su quel palco così bello, così difficile, davvero terrorizzante- ha rievocato con un sorriso il cantante- Arrivai per fare le prove e vidi Mia Martini, Loredana Bertè, Riccardo Fogli, per me dei miti che avevo visto solo in tv: ero terrorizzato, alle prove cantai malissimo, feci addirittura le valigie per scappare, ma poi mi hanno convinto a restare. Poi mi sono esibito, è andato tutto bene, e già dopo la mia prima esibizione non potevo uscire dal teatro da quante persone c’erano fuori che mi aspettavano

Allora il successo e, l’anno dopo, il quarto posto a Sanremo, questa volta tra i big, con Complimenti; la più grande soddisfazione, tuttavia, è stata sempre quella derivante dall’affetto del pubblico, che ancora dopo 42 anni dal debutto rimane vivo.

Oltre a questo, il cantante ricorda con affetto le amicizie interne al mondo dello spettacolo: tra queste spicca in particolare quella con Zucchero, che al primo incontro lo scelse “a pelle” e decise di scrivere una canzone per lui. “Eravamo tanto amici che quando viaggiavamo insieme prendevamo una sola stanza di albergo. Lui è stato anche quello che mi ha fatto assaggiare per la prima volta la carne di cavallo”, ha riso Sani rievocando questi aneddoti.

Tra i grandi amici nel mondo della musica italiana indimenticabile anche Toto Cutugno, tristemente scomparso lo scorso anno, lui stesso menzionato nel libro in quanto nato in Toscana, sebbene noto ai più come spezino. “L’ho conosciuto a Sanremo nel 1983, quando lui partecipava con L’Italiano: lui per me ha sempre avuto molta simpatia, come un figlio. Ogni volta che lo vedevo mi abbracciava, mi baciava e mi diceva: io sono dalla tua parte. Era una persona molto gentile e piacevole, di cui ho un bellissimo ricordo; alcuni l’hanno dipinto come una persona scontrosa, ma non è stata la mia esperienza. Toto per me è stato un grande esempio di professionalità, che in Italia ha pagato lo scotto di fare canzoni apparentemente semplici ma ha avuto un enorme successo in Europa e in America Latina”.

Ancora molti i toscani che hanno calcato il palco di Sanremo nel corso degli anni, solo alcuni dei quali il libro ha modo di affrontare, da Nada fino a Francesco Nuti e a Pupo, esponente di punta di quella scuola musicale che arrivò fino in Russia sconvolgendo il mercato discografico del paese con grande successo; fra tutti questi, l’autore e i due musicisti si sono destreggiati con agilità e simpatia, in un costante dialogo con un entusiasta pubblico che hanno infine deciso di salutare con Che sarà dei Ricchi e Poveri: “Canzone manifesto di Sanremo, una canzone augurale che si proietta nel futuro e augura a chi canta e ascolta un futuro bello, non incerto ma assolutamente certo e pieno di felicità”, l’ha definito Sani.

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