Dati ufficiali ci dicono che in Italia ci sono nelle sole strutture ospedaliere pubbliche circa 150 mila posti letto con qualche scostamento tra le Regioni rispetto al valore medio di 2,5 posti ogni 100 mila abitanti, mentre i posti in terapia intensiva sono complessivamente circa 5 mila 100.
Attualmente abbiamo ricoverate in ospedale per Covid 8.500 persone alle quali si aggiungono altre 900 in terapia intensiva.
Non mi pare che il carico dei pazienti malati di Covid - non in terapia intensiva - possa essere significativo rispetto ai 150 mila posti disponibili, anche senza far ricorso alle strutture private accreditate che dispongono di ulteriori 40 mila posti letto, mentre i malati in terapia intensiva impegnano già ora quasi il 20% dei posti disponibili.
Quindi il problema non sono i ricoverati, anche in una prospettiva di incremento futuro del numero, ma la disponibilità di posti in terapia intensiva.
Purtroppo bisogna riconoscere che la criticità dei posti letto in terapia intensiva, scoppiata solo ai primi di ottobre, è una questione del tutto nuova legata al Covid e non c’è stato tempo per organizzarci, ma per fortuna su tutte le pagine dei quotidiani esponenti del Governo e Amministratori locali lanciano allarmi quotidiani per questa improvvisa emergenza sperando, credo, che i cittadini ascoltino i moniti ed evitino
di tuffarsi in ospedale per accaparrarsi i pochi posti disponibili.
Stesso discorso vale per i tamponi, abbiamo scoperto solo di recente che è bene farli e quindi bisogna aver pazienza se ci vogliono ore di attesa in fila per essere “tamponati” e uno o due giorni per avere l’esito.
D’altronde la questione, come osservato da alcuni, è che del Covid se ne è parlato poco e quindi siamo stati tutti colti di sorpresa, ma se l’epidemia dura un altro annetto ci sarà tempo per organizzarci con calma anche se le iniziative politiche scarseggiano visto che non ci sono elezioni nel breve periodo.
Ma se scarseggiano i posti in terapia intensiva soprattutto per i più anziani in compenso abbiamo i banchi di scuola con le rotelle che limitano la diffusione del virus tra i giovanissimi ancorché non toccati dal Covid, per fortuna.
Chissà se i tavolini dei bar e dei ristoranti muniti di rotelle potrebbero dare lo stesso decisivo apporto ed evitare così una possibile prossima chiusura.