Il giorno della partenza si avvicina, infatti il 20 ottobre dieci paracadutisti dell'A.N.P.d'I. (Associazione Nazionale Paracadutisti d'italia), Sezione di Lucca, partiranno per una dura missione in mezzo al deserto di El Alamein, vicino al confine tra l'Egitto e la Libia.
Il luogo scelto non è casuale, li si svolse un'epica battaglia culminata il 23 ottobre 1942 che vide protagonisti i soldati italiani e dove in particolare spiccarono per eroismo i paracadutisti della Divisione Folgore contro le variegate forze dell'esercito inglese.
Un deserto inospitale esteso per migliaia di chilometri, con sole implacabile, senza vegetazione, distante 70 chilometri dal primo centro abitato da un lato e dall'altro l'enorme depressione naturale di El Quattara.
Nel 1942 fu una lotta impari per i nostri soldati, a corto di armi e viveri contro un esercito dieci volte superiore e ben armato. Gli inglesi inizialmente pensarono di vincere facile, ma non fu affatto così.
I paracadutisti della Folgore si batterono come leoni riuscendo a distruggere e ad annientare interi reparti nemici. La battaglia durò poche settimane, la Divisione Paracadutisti Folgore, composta da giovani ventenni atletici, coraggiosi, orgogliosi, venne logorata sempre di più dai morti e dai feriti, ma nessuno pensava minimamente alla resa.
I paracadutisti continuavano a combattere senza dare tregua al nemico che ora li temeva e al tempo stesso li ammirava.
Luoghi sconosciuti segnati sulla mappa con i nomi suggestivi di Nagb Rala, Himeimat, Deir Alinda, Deir El Munassib, divennero gli avamposti insormontabili dove era posizionata la Folgore, dove gli inglesi per loro stessa ammissione avevano paura ad addentrarsi. Al termine della battaglia la Folgore non si arrese, non un drappo bianco, nessuna lacrima versata, nessun segno di timore verso quell'esercito enormemente più grande.
Gli inglesi erano increduli, sbigottiti, non osavano avvicinarsi a quello che era rimasto della Divisione Paracadutisti Folgore. Avevano subito ingentissime perdite, intere compagnie falciate via, battaglioni decimati, centinaia di carri armati distrutti, avevano imparato a conoscere i nostri paracadutisti, ora ne avevano soggezione.
Per ricordare tutto questo e portare una ghirlanda di fiori in quel luogo impervio, è stato deciso di programmare una cosa fuori da tutti i normali canoni, un lancio di paracadutisti italiani proprio sulla verticale di quei luoghi.
È stata quindi prospettata l'idea dall'ente istituzionale "Progetto El Alamein", ai vertici della Brigata Paracadutisti Egiziana di stanza al Cairo, che subito ha accolto con favore la proposta italiana, i paracadutisti militari di tutto il mondo sono uniti da un vincolo di fratellanza.
È bastato questo e sessanta paracadutisti italiani erano immediatamente pronti a partire. Verranno ospitati in una struttura militare al Cairo, dove sarranno addestrati alle tecniche di lancio in uso nelle forze egiziane.
Giorni molto intensi alternati da un susseguirsi di numerose prove fisiche ed altrettante prove di coraggio. Per questo motivo i sessanta hanno praticato un allenamento mirato e particolare negli ultimi quattro mesi, con sessioni fisiche e tecniche sui materiali in uso all'esercito egiziano, sul velivolo che verrà impiegato un Hercules C130 ed altro ancora.
Al termine del training il gruppo partirà dall'aeroporto militare del Cairo e dopo due ore di volo tattico, verranno aperte le porte dell'aereo e quindi si lancerà il nucleo più numeroso, dopodiché l'aereo prenderà quota ed i restanti effettueranno il lancio in caduta libera da 4 mila metri.
Dalla sezione paracadutisti di Lucca il gruppo più numeroso, quasi tutti hanno servito nella Brigata Paracadutisti Folgore oppure hanno svolto missioni estere e sono: Giuseppe Bruno Toschi, Alessio Bertini, Gianni Biancanelli, Andrea Barattini, Massimo Marchi, Alessandro Errica, Michele Iannetti, Pietro Lanzi, Marco Schenetti, Primo Sordano.