E’ un omaggio alla Toscana, ma, soprattutto a Pisa, - che negli anni ’70 lo ha accolto, lui giovane romano neo laureato alla sua prima esperienza lavorativa - , l’ultima fatica letteraria del professor Luciano Luciani divenuto ormai toscano ad honorem.
“Questo libro esce perché proprio questo autunno sono ben 50 anni che ho messo piede in Toscana e i primi anni di vita trascorsi a Pisa, rappresentano una parte importante della mia vita, quel capitolo della mia giovinezza nel quale giovane e solo, sono arrivato con un impiego nel settore della formazione professionale a Pontedera che poi ho perso e, rimasto senza un soldo, ho iniziato a frequentare i lavoratori precari, i movimenti studenteschi e i compagni della casa del Popolo, grazie ai quali ho potuto riprendere in mano la mia vita, e iniziare anche un nuovo capitolo lavorativo, diventando un insegnante - lavoro questo che poi ho portato avanti sino alla pensione e che mi ha dato grandi soddisfazioni”.
“Rossa e plebea. Pisa mezzo secolo fa” è un libro dal sapore autobiografico, narrato in prima persona, nel quale l’autore racconta anche la Pisa degli anni ’70, una città difficile, contradditoria, nella quale si intrecciano un intensa vitalità culturale e politica ma anche la decadenza di una realtà che ormai ha solo il ricordo della grande repubblica marinara che fu e di cui restano solo tracce nel Camposanto monumentale, o della città industriale ricca e operativa di fine ‘800, una città “Rossa” perché centro dei movimenti studenteschi e delle battaglie operaie e “Plebea” perché abbandonata “senza alcuna cura di sé stessa”, con una certa rozzezza culturale ma che lo ha accolto e accudito. “Il titolo iniziale non a caso”, ricorda il professor Luciani sorridendo “era “anche i pisani sono esseri umani” ma non c’ era nessun editore pisano disposto a pubblicami i libro per cui ho dovuto optare per il piano “b” anche se la prima idea l’ho mantenuta per intitolare uno dei capitoli”.