Ci sono isole da sogno che per essere raggiunte necessitano non solo di molte ore di viaggio in aereo, ma anche di un cospicuo bagaglio in euro se si vuole goderle appieno. E' il caso di St. Barthelemy, meglio conosciuta come St. Barth, un isolotto di 25 chilometri quadrati più qualche isola minore come Île Toc Vert e la Frégate, il tutto circondato dal cristallino mar delle Antille. Al di là dei resort a cinque stelle extralusso, se si vuole godere di una settimana in qualche villa privata o accomodation più, si fa per dire, modesta, le cifre vanno da un minimo in bassa stagione di 5 mila euro a settimana ad un massimo in alta stagione di 50 mila euro per arrivare alle più lussuose con chef de rang e personale fisso a 100 mila euro durante il periodo natalizio sempre a settimana. Siamo in territorio francese anche se, in passato, un lontanissimo passato, l'isola è appartenuta alla Svezia e, infatti, la capitale, Gustavia, prende il proprio nome dal regnante dell'epoca, Gustavo III di Svezia, monarca illuminato, ma alleato di Luigi XVI durante la rivoluzione francese. Venne ferito da un colpo di pistola durante una festa in maschera a Stoccolma e prima di sparargli il suo assassino gli sussurrò all'orecchio, in francese: «Bonjour, beau masque». Dicevamo della colonia ceduta dalla Francia alla Svezia, ma rientrata più avanti nel tempo nei possedimenti transalpini.
Qui, in questo paradiso, la famiglia Signorini di Milano ha trovato la sua seconda casa e ha avuto la straordinaria idea di costituire una società dedita alla vendita delle prestigiose e preziose bollicine francesi affidandosi, per le uve e i vitigni, ad un produttore residente in un piccolo comune dello Champagne, Monthelon, un centro abitato che conta poco meno di 400 anime. Qui vedono la luce in numero limitato le bottiglie di champagne St. Barth che rimandano all'isola caraibica e al lusso che la contraddistingue. Con una differenza non da poco, in quanto lo champagne St. Barth, sia pure prodotto esclusivo e di grande raffinatezza, ha un costo accessibile anche se ad un target medio-alto mentre spiccare il volo per l'isola caraibica del mar delle Antille è un po' più dispendioso.
Filippo Signorini vive una buona parte dell'anno a St. Barth dove, appunto, c'è l'azienda fondata alcuni decenni or sono. L'isola è un concentrato di bellezze naturali e di resort esotici con ville lussuose e una vita tranquilla, ma sicuramente movimentata durante la notte. Cibo di qualità se si pensa che ci sono una ottantina di ristoranti e che i commensali non sono o non sono in particolare i residenti, antenati dei biondi normanni piovuti a queste latitudini, quanto i diportisti che sbarcano dai loro mega-yachts provenienti dai paradisi più o meno fiscali di questo emisfero.
La comunità di St. Barth ha ben chiaro quello che vuole per il proprio territoire: al bando il turismo di massa viste anche le dimensioni dell'isola e, via libera ad un turismo di alta qualità che, per essere mantenuto, oltreché tutelato, abbisogna di attenzione e disponibilità all'investimento anche se, come è facile immaginare, il mattone, per dirla volgarmente, non è proprio l'industria principale.
Lo champagne St. Barth viene prodotto in quattro tipologie: Blanc de Blancs, Rèserve, Rosé e Tradition. Quattro sigilli in grado di far innamorare anche il più recalcitrante dei degustatori, quattro tipi diversi di bollicine che rimandano ad un paradiso terrestre distante migliaia di chilometri eppure, con le ali della fantasia e del gusto, facilmente raggiungibile e, per di più. godibile.