Questa volta e ne sarete, sicuramente, contenti, non ci dilungheremo in descrizioni o rievocazioni di carattere storico. Semplicemente avevamo fame e, soprattutto, ci erano rimasti impressi negli occhi ancor più che nel palato o nella pancia, due primi piatti che abbiamo degustato poco tempo fa in uno dei ristoranti migliori di Lucca almeno a nostro modesto parere, Gosto e Mea in via di Borgo Giannotti di Ferruccio Pera. Così, soli soletti e senza nemmeno tanta voglia di dannarsi l'anima per andare chissà dove, siamo piombati come falchi al locale e un posto per noi Ferruccio lo ha trovato subito. Fame da lupi, dicevamo. La dieta ci perseguita, ma noi siamo sufficientemente in grado di resisterle almeno un paio di volte a settimana (qualche volta anche tre).
Nemmeno il tempo di piazzare il sedere sulla sedia ed eccoci un cestino con della meravigliosa cecina fritta annaffiata dal solito bollicine Cremant della Valle della Loira, ormai un must al quale non sappiamo né vogliamo rinunciare. Cecina e bollicine accoppiata... sessualmente perfetta.
Nessun dubbio su ciò che vogliamo. Si parte con paccheri burro, alici del cantabrico e crumble di nocciole. Da favola, un sughetto nel quale i paccheri annegano felici e contenti. E vai ancora con le bollicine che anche qui ci stanno bene. Porzione giusta, senza eccedere che sennò, poi, la nutrizionista chi la sente...
In questo ristorante c'è un titolare che ha un bel difetto: non fa mai sentire soli i commensali anche quando sono in compagnia, mai invadente o invasivo, simpatico, discreto, sorridente, occhio vispo di uno che ne sa a sufficienza delle cose del mondo. E' anche consigliere comunale e innamorato dei libri di storia. Sorprendente.
Dopo i paccheri arriva un colpo da kappaò: risotto al lime, burrata e tartara di gamberoni. Saremo sinceri: non è la prima volta che, anche a Lucca, abbiamo mangiato il risotto con, sopra, la tartare di gambero, ma è senz'altro l'unica volta in cui il risotto è coperto, letteralmente, per tutta la superficie del piatto con il gambero crudo della serie pancia mia fatti capanna e non badiamo agli sprechi. Che delizia... un godimento da gustare lentamente. Acqua? Ma dove?, ma quando?: bollicine forever!
Saremmo sufficientemente pieni, ma sono mesi che messer Ferruccio ci invita a testare e anche a tastare il suo trancio di tonno sashimi, pistacchi e fagioli zolfino. E vada per il tonno, anche se i fagiolini non ce la facciamo a mandarli giù altrimenti rischiamo lo scoppio. Il tonno è tenero come il burro, leggermente scottato, un taglio giapponese che ci dà il tocco finale senza causare danni né allagamenti gastronomici.
Niente dolci né frutta, ma solo un caffè d'orzo, giusto un aiuto alla digestione.
Da quando l'avvocato Marcantonio Gambardella che qui è di casa ci ha parlato di questo ristorante esso è diventata una tentazione alla quale non sappiamo rinunciare, ma, poi, perché dovremmo?