La zona è quella dei Macelli, alle spalle del mercato ortofrutticolo, in via Nazario Sauro per la precisione, proprio ad un tiro di schioppo dalla ferrovia. Ampio il parcheggio, esterni apparentemente scarni, ma una volta varcata la soglia di ingresso l'atmosfera cattura l'attenzione e non soltanto. Industrial-chic verrebbe da dire con arredi essenziali, ma estremamente funzionali. Pareti di un verde inglese per niente azzardato , anzi, in linea con l'ambiente soffuso e riscaldato da luci non invasive e da una musica che rappresenta la costante di questa impresa.
TDLemon 900, nome senza dubbio originale quello coniato da Marco Zucconi, il proprietario del ristorante e chef - già titolare del Celide Bistrot, Guzman - che definire tale sarebbe riduttivo visto che è molto, ma molto di più. Un nome che rimanda al protagonista del libro Novecento di Alessandro Baricco e, successivamente, al film con regista Giuseppe Tornatore, La leggenda del pianista sull’Oceano. La musica, in questo ritrovo serale che ha subito mietuto molti consensi, ha una parte preponderante, musica dal vivo s'intende, che allieta un pubblico che riesce anche a mangiare chiacchierando e ascoltando.
Uno staff efficiente ed efficace, un barman, Tobia Serafini, esperienze a Londra e in Spagna, che ci sa fare e che prepara cocktails invitanti, una cucina davvero buona che spazia dalla carne al pesce e che soddisfa anche i palati che vogliono azzardare pur senza rinunciare alla qualità e alla tradizione. Un direttore che risponde al nome di Fabio Pastore, che conoscevamo da tempo e non vedevamo da altrettanto, ma che conduce le danze con maestria saltando, letteralmente, da un commensale all'altro cercando di soddisfare tutte le richieste.
Una battuta di scottona al coltello, acciughe, puntarelle e salsa teriyaki per cominciare ed è subito festa. Ottima davvero, soprattutto se preceduta da un piattino di deliziosi gamberi bianchi o di fondale di cui facciamo volentieri il bis. Si tratta di un minuscolo gamberetto color bianco-diafano oppure bianco-rosato che si pesca in tutto il Mediterraneo e nell’Atlantico Settentrionale e che non sempre si riesce a trovare sul banco del pescivendolo. Quando si trovano, però, vale la pena approfittarne per delle straordinarie e delicatissime fritture e bravi Fabio e Marco a proporlo indistintamente a tutti i commensali. Annaffiamo il tutto con una bottiglia - altro che calice - di un Franciacorta Rosé della cantina La Fiorita a Ome, provincia di Brescia. Niente male gente.
Tutt'intorno tavoli con amici che salutiamo volentieri. Ecco, paradossalmente questo nuovo locale ha il pregio di arrivare dove nessuno, fino ad oggi, si era avventurato: ossia cercare di coniugare intrattenimento e gastronomia pardon, enogastronomia e intrattenimento con musica di vario genere che sa accompagnare convivi più o meno numerosi e assemblati: dalla tavolata di amici all'intimità di un languido incrociarsi di sguardi.
Diamo una occhiata al menu e ci soffermiamo anche sul primo della lista: acciughe croccanti, salsa di cipolla in saor e misticanza. Che fai?, non ci provi? E noi ci proviamo e facciamo bene. Tenere e gustosissime.
Mare-monti evvai.
Procediamo senza indugio verso i primi piatti e notiamo subito un risotto, burro acido, zucca arrosto e guanciale croccante che ci intriga. Ormai e dopo la nostra tappa a Ferrara con i cappellacci, la zucca è diventata arte integrante del nostro bagaglio esistenziale. Ottimo, solito problema per noi che vorremmo sempre il bis: se azzardassimo lieviteremmo nelle dimensioni, quindi ci accontentiamo... di una porzione. Verissimo che sin dalla nostra gioventù capitolina, coloro che ci conoscevano erano soliti, scherzando, dire che si sarebbe speso meno e fatto prima ad acquistarci un vestito piuttosto che invitarci a tavola.
Ottima anche la guancia brasata con purè, ma non pensate che abbiamo mangiato tutto da soli altrimenti saremmo scoppiati. Un assaggio qua e là. Ottima la guancia, tenerissima e digeribilissima.
Al momento del déssert ci tuffiamo su una panna cotta allo zafferano, macedonia sciroppata di frutta e verdura con gelato al fior di latte e mandorla caramellata. Tanta roba tutta assieme, ma molto, molto buona. Goduria finale, grazie all'immancabile Tobia, un rabarbaro caldo con fettina di arancia caramellata: mamma mia che roba...
Quando ci alziamo per lasciare il locale, una band prende a suonare e alle percussioni c'è un musicista d'eccezione, un ragazzo africano che ha la musica nel sangue. Locale perfettamente in linea con chi ha voglia di trascorrere delle splendide serate in un mix che completa e soddisfa più esigenze sensitive e sensoriali allo stesso tempo.
Bravo Marco ad aver scommesso, vedendo il parcheggio strapieno non dubitiamo del successo dell'iniziativa. Di sicuro servirà mantenere, però, l'entusiasmo di questi primi giorni che abbiamo visto dipinto sui volti impegnati, ma sorridenti del personale elemento principale di ogni impresa di ristorazione e non solo.