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Scritto da aldo grandi
Enogastronomia
17 Febbraio 2023

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Era il 24 dicembre 2002, il nuovo millennio era appena iniziato e in piazza del Carmine tal Luigi Giannini, proprietario dagli anni Sessanta della trattoria omonima o quasi - da Gigi - cedette la licenza a due amici, Michele Tambellini e Natale Mancini i quali, però, scoprirono subito di aver bisogno di qualcuno che, dietro al banco, ci stesse dalla mattina alla sera o giù di lì. E fu proprio Michele, ex portiere rossonero e non solo, a scegliere come responsabile di quel locale appena acquistato, il suo amico di vecchia data, quel Carmine Mariniello nato a Stoccarda, ma ripiovuto a Lucca da dove era partito con i genitori ancor prima di venire alla luce, a 11 anni e con il quale aveva frequentato le scuole medie Bonagiunta in via Barsanti e Matteucci.

In realtà, questi due cinquantenni d'assalto, appunto Michele e Carmine, si sono conosciuti 40 anni fa e, da allora, non si sono mai persi di vista anzi, la loro amicizia e la loro frequentazione sono diventate ancora più forti al punto da condividere non soltanto la scuola, ma anche il lavoro e le proprie esistenze. Carmine è più italiano che tedesco, ha la grande dote di dire sempre quello che pensa, ma, soprattutto, lo fa senza tanti preamboli, per cui resti quasi spiazzato dalla sua capacità di sintesi e di andare dritto al sodo e al nodo da sciogliere. "Quando Michele e Natale mi vennero a cercare - ricorda Carmine - io facevo la guida turistica, ma, se devo essere sincero, non ne potevo più. Così, quando mi proposero di entrare in questa trattoria che era un punto storico della ristorazione cittadina, beh, non ci pensai più di tanto ed accettai al volo l'offerta. Avevamo, all'epoca, 30 anni, amavamo il rischio e non esitammo a gettarci nella nuova avventura".

Michele Tambellini è nato e cresciuto a S. Alessio, il papà è un artista del legno ancor più che un falegname. Le sue cucine i suoi mobili, a Lucca, sono conosciuti per la loro... eternità. Legno massello lavorato con anima e passione. Non a caso ancora oggi il padre di Michele è tra i suoi più ardenti sostenitori e lo aiuta a rifinire gli arredi delle sue creature. 

"Michele era al Foggia - racconta Carmine - Lo chiamò Mario Donatelli che era alla Lucchese come dirigente e gli propose di tornare a Lucca e firmare un contratto di cinque anni. Lui accettò e non appena uscito dalla sede dove aveva firmato il contratto, mi chiamò e mi disse che avrebbe voluto aprire un locale sulla scia di altre imprese che altri calciatori rossoneri avevano tentato. Qui in piazza del Carmine c'era questo locale che andava molto, di proprietà di Luigi Giannini il quale, onestamente, non aveva più voglia e ci propose di prendere anche la licenza di ristorazione mentre noi cercavamo, in quel periodo, solo un bar. Michele e Natale si gettarono nell'impresa e io dietro a loro. Così, dopo appena pochi giorni, a gennaio 2003, aprimmo. Prima due volte la settimana di sera, poi, piano piano, tutti i giorni e da allora non abbiamo mai smesso". 

Michele Tambellini è più diplomatico dell'amico, cerca meno le rogne, preferisce tenere un profilo basso e riservato. Non che Carmine sia l'opposto, ma è uno a cui la mosca passa al massimo una volta davanti al naso perché la seconda ci resta. Tambellini, al contrario, non è che le mosche le ama, ma è più facile che le lasci svolazzare un po' prima di schiacciarle. Ammesso che le schiacci.

L'acquisto della licenza data 24 dicembre 2002, ma Michele non voleva che si scrivesse di questo anniversario prima o subito dopo l'inaugurazione del nuovo Caffè S. Zita in piazza San Frediano dove, un tempo, stava il negozio di Foto Alcide. Così eccoci a ricordare un'amicizia con qualche giorno di ritardo. Adesso è Carmine Mariniello a gestire personalmente il ristorante, lui che, quando cominciò, nemmeno sapeva come si faceva. E', inoltre, un ottimo sommelier e, soprattutto, provvisto di solide basi culturali e scusate se è poco. E', per dirla in tedesco e come lui stesso ci apostrofa quando ci incontra, un Freigeist, uno spirito libero e a noi piace per questo.

Michele è un sentimentale, se lo piazzate accanto a Carmine e cominciate a rievocare il tempo che fu, si emoziona. E' un ragazzo modesto, che ha avuto le sue soddisfazioni da calciatore, ma ancora di più da imprenditore: una ne pensa e cento ne fa e spesso ci siamo domandati come fa, la notte, a dormire con tutti gli impegni e le cose che deve sbrigare una volta alzato. Eppure a lui le cose riescono semplici esattamente come quando stava tra i pali, ma si vedeva già allora che aveva il bernoccolo degli affari.

"Litigato noi? - dice Carmine - Mai una litigata in 40 anni di amicizia. Filiamo d'amore e d'accordo, lui ha più inventiva, è geniale e io abbraccio tutte le sue idee e mi fido ciecamente. Io sono più pratico, più con i piedi per terra, forse un po' più tedesco, ma meno tedesco del mio amico Piero Pacini lui, come dice sempre, di cuore italiano, di testa tedesca e di visione globale. Da Gigi è una sorta di istituzione, teniamo alla qualità dei prodotti, a far star bene i clienti. Quando abbiamo cominciato non era arredato come adesso, ma avevamo tanta voglia di tuffarci nella nuova avventura".

Nemici mai, parafrasando la bellissima canzone di Antonello Venditti. Michele non è bravo con le parole dette a braccio, in particolare quando deve aprirsi preferisce sedersi ad un tavolo e mettere nero su bianco le sensazioni che scaturiscono da un animo sensibile. E' sicuramente scaltro ché altrimenti non potrebbe resistere in mezzo a questo mondo di... lupi che è il settore del commercio, ma ha il pregio di saper scegliere si suoi collaboratori più stretti. E vede le cose in grande senza spaventarsi per le loro dimensioni.

Una grande amicizia ha due ingredienti principali: il primo è la scoperta di ciò che ci rende simili, il secondo è il rispetto di ciò che ci fa diversi.
Stephen Littleword, scrittore, pubblicitario e specialista in materie umanistiche, tra le sue famose perle di saggezza ne ha una proprio sul sentimento dell'amicizia: Una grande amicizia ha due ingredienti principali: il primo è la scoperta di ciò che ci rende simili, il secondo è il rispetto di ciò che ci fa diversi. Michele e Carmine sono simili, ma, allo stesso tempo, profondamente diversi, ma è in questa capacità di amalgama che sta il segreto della loro indissolubilità.

A entrambi gli auguri di conservarsi così come sono ora e di festeggiare ancora tanti anniversari.

Foto Ciprian Gheorghita

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