Che fosse un grande giornalista non lo avevamo mai dubitato sin da quando, primi anni Novanta, pubblicava le notizie sul Corriere della Sera di cui era corrispondente dalla zona labronica di sabbia ne di scoglio spingendosi, a volte, sino in Maremma e in Versilia. Adesso che è inviato del quotidiano meneghino, la sua bravura e la sua serietà lo precedono. E' livornese, un po' atipico per la verità anche se l'accento è inconfondibile. Non beve e non mangia carne perdendosi, così, una buona fetta di una vita goduriosa. In compenso ama viaggiare e la sua Bmw due ruote lo accompagna, insieme alla moglie Manuela, in giro per l'Europa.
Tuttavia Marco Gasperetti è uomo dalle mille sorprese oltre ad essere papà di tre figli ormai grandicelli e svezzati. E' un appassionato musicista e si è esibito a lungo sui palcoscenici di mezza Italia accompagnando anche, con il suo gruppo, nientepopodimeno che Milva, al secolo Maria Ilva Biolcati, la Pantera di Goro, nata in provincia di Ferrara, grintosa e splendida. Gasperetti suona il flauto e lo fa molto bene, ma ieri pomeriggio, al Caffè Santa Zita di Michele Tambellini, nella sala dedicata al maestro Puccini dove c'è un pianoforte a coda, si è seduto e ha intonato Let it be dei Beatles. Gasperetti ha cominciato il mestiere di giornalista al Tirreno di Livorno, prima con direttore Luigi Bianchi poi con Sandra Bonsanti fino a quando non entrò al Corsera.
Al Tirreno è stato il pioniere delle nuove tecnologie, una sorta di geniaccio toscano che ovunque mette mani e testa riesce a comprenderne il funzionamento. Insegna all'Università di Pisa ed è amato dai suoi studenti per la sua pacatezza e la sua serietà. E' di piacevolissima compagnia e noi che lo conosciamo da parecchio tempo, proprio nella giornata di ieri abbiamo voluto, lui labronico, si fa per dire, di scoglio, fargli assaggiare un po' di lucchesità al punto che, al termine della giornata, sia lui sia la consorte non hanno potuto non ammettere che a Livorno, quel che c'è a Lucca in termini di tutto garbo in primis, a Livorno nemmeno l'ombra.
E così, dopo un pranzo nemmeno troppo luculliano, ma decisamente coinvolgente e buonissimo all'Antica Locanda dell'Angelo di Vito Cipolla e mamma Antonina Foti straordinaria cuoca con i suoi piatti di pesce cucinati da dio, un salto alla gelateria di Piero Pacini che già aveva conosciuto anni or sono, una sosta al Caffè Santa Zita, quel capolavoro di locale che Michele Tambellini ha saputo inventarsi e realizzare laddove, storicamente, stava il negozio di fotografia di Alcide Tosi prima, Mimmo e Claudio Tosi poi.
Accoglienza stupenda grazie ad uno staff assolutamente di elevata professionalità a cominciare da Valentina, colei che gestisce il tutto. Ma c'era anche Micky, una sorta di geniaccio della ristorazione e della caffetteria. Seduti al tavolo, la consumazione delle tisane si è rivelata una sorta di rito per la varietà dei gusti e la bellezza dei servizi. Davvero un locale difficile da trovare altrove e soltanto per questo Michele Tambellini meriterebbe un plauso un giorno sì e l'altro pure da chi governa la città: la sua opera è un valore aggiunto che arreca buongusto e prestigio oltre a rafforzare l'identità di Lucca.
Gasperetti e consorte, ma anche i cugini livornesi anche loro, Riccardo Zucca e Roberta Grandi, hanno apprezzato non poco. Livorno avrà anche il mare, ma queste cose se le sogna in cartolina! A proposito, Gasperetti ci ha raccontato di come il nuovo presidente della Lucchese, Andrea Bulgarella da Trapani, sia stato l'imprenditore che ha ristrutturato l'albergo più bello di tutta la costa ossia l'hotel Palazzo sul viale Italia a Livorno. Già questo ce lo rende simpatico, per il resto vedremo più avanti.