“Retiambiente, a distanza di oltre cinque mesi dalla conferenza dei servizi sull'impianto dei pannoloni sporchi, dichiara di non essere in grado di ottemperare alle prescrizioni richieste e domanda ulteriori tre mesi di proroga; e mentre questa annaspa nelle difficoltà, Legambiente corre ancora una volta in suo soccorso per mezzo del suo responsabile scientifico nazionale Minutolo. Peccato, però, che le argomentazioni trionfalistiche esternate sull'impianto non coincidano né con le convinzioni di ambientalisti più eminenti, né con la realtà dei fatti, né con il semplice buon senso”: così esordisce Liano Picchi del coordinamento dei comitati ambientali della piana.
“Alla sua affermazione per cui questo progetto risolverebbe un problema ambientale, sentite invece cosa dice il direttore generale e fondatore di Zero Waste Europe Joan Simon: l'esempio della Fater di Contarina ha dimostrato che il riciclo dei pannoloni non è economicamente fattibile; i pannoloni sono costosi da raccogliere e da trattare e i ricavi generati dalla vendita dei materiali riciclabili non compensano nemmeno i costi di trattamento. La prova più schiacciante che la ragione sia dalla sua sta nel fatto che l'impianto di riferimento della Fater è stato smantellato- prosegue Picchi- Quando Minutolo parla di riduzione di consumo di suolo in quanto collocato in un edificio esistente, sarebbe bene che si documentasse, poiché l'edificio esistente ha bisogno di un ampliamento di oltre il 60 per cento, duemila e 800 metri quadri di nuova cementificazione”.
Per quanto riguarda l’affermazione per cui il sistema permetterebbe di recuperare risorse preziose come l’acqua, chiarisce Picchi, si deve ricordare che “quel 70 per cento che fuoriesce dai pannoloni non è acqua, ma liquidi organici, mentre l'acqua non verrà recuperata ma sprecata, in quanto il processo verrà alimentato addirittura con acqua idropotabile sottratta all'acquedotto civile”. Ancora, gli scarichi contenenti PFAS rischiano di inquinare fossi e falde, e risulta che ad ora nessuna azienda sia disposta ad accettare il minimale recupero di plastiche e fibre di cellulosa.
“Ma la cosa che stride ancor di più- termina Liano Picchi- è che Legambiente ad ogni alluvione si scaglia contro l'irrazionalità dei politici che continuano a cementificare in zone di pericolosità idraulica, dimenticando che Salanetti è in una zona P3, ovvero di massima pericolosità, con ben tre inondazioni subite negli ultimi 23 anni. Proprio da lei, dottor Minutolo, che è pure un geologo, questo non ce lo saremmo mai aspettato”.