Il consigliere comunale Massimiliano Bindocci torna all'attacco sul tema della manifattura sostenendo come alcuni spazi della città dovrebbero restare prevalentemente pubblici e puntando il dito contro la maggioranza che – a suo dire – "è ormai lo zerbino dei poteri forti".
"Quanto è accaduto sulla Manifattura – spiega è molto preoccupante perché dimostra che questa maggioranza non ha una visione della città e la svende al primo offerente. Sui principali stabili di Lucca (Manifattura, Cavalllerizza, Carmine, Bacchettoni, ecc.) andrebbe fatto un ragionamento complessivo, coinvolgendo i giovani, le professioni, le categorie, le associazioni e la città nel suo complesso".
Secondo Bindocci, infatti, tali spazi dovrebbero restare prevalentemente pubblici: "si pensi ad una grande ludoteca per i più piccoli, al progetto di scuola volano, a spazi museali e per i servizi. Certo una parte potrebbe essere anche utilizzata per uffici privati, ma la logica 'palazzinara' con parcheggio gestito da privati non ci sta. Il mancato coinvolgimento della città – prosegue – e la bufala dei parcheggi che in realtà non ci sono, rende questa linea del business di alcuni nella città di tutti ancor più evidente".
Il consigliere prosegue poi analizzando l'ultimo consiglio di giovedì: "quella votata nell'ultimo consiglio, avvenuto fuori da ogni regola, è poi una nuova variante che dimostra che le nostre critiche hanno colto nel segno. Ma – continua – un passo indietro non basta! Il comune doveva rinunciare a forzare e iniziare a fare un progetto per il futuro della città".
Il vero problema, secondo Bindocci, è il dato politico, ovvero il fatto che si trova di fronte una maggioranza che dice di stare con i più deboli, ma, al tempo stesso, che ha reso la città zerbino dei potenti: "in nome dell'ambiente si tagliano gli alberi e si cementificano i parchi, in nome della cultura si utilizzano le mura a pro di concerti e costruttori, si mettono sul mercato pezzi di città e si gestiscono i baluardi e le casermette come fossero pezzi di una resede privata. Io non ci sto – conclude – a fare lo zerbino dei potenti e ritengo che le questioni culturali ed ambientali siano il vero fulcro dello sviluppo della città ed il percorso partecipativo reale sia il metodo. Senza se e senza ma".