Caro direttore,
mettiamo il naso fuori casa per cogliere problemi che incidono sulle nostre prospettive di vita.
Prendendola da lontano:
- in Cina Xi Jinping è stato “eletto” per la 3° volta di fila. L’elezione consiste nel consueto rituale dei partiti comunisti: il popolo non vota, si adegua alle decisioni che i membri del partito assumono per suo conto e gli impongono. Così da sempre, così dovunque i partiti comunisti hanno preso il potere. La Cina è un avversario reale del nostro modello di vita.
- in Iran i medioevali tiranni col turbantone da oltre 40 anni hanno preso in ostaggio un popolo intero nel nome di una religione. C’è da commuoversi a vedere tante ragazze e ragazzi in piazza non a protestare per le merendine, ma a rischiare la pelle per le libertà fondamentali. E i Pasdaran ad accoppare i loro stessi figli. Anche qui, come in Afganistan, come in tutto il mondo islamista, il popolo non conta, meno che mai contano le donne. Anche l’islamismo è un avversario reale del nostro modello di vita.
Qui il Corano, là la nomenclatura, materiale di risulta della “lotta di classe”: questi due sistemi sono destinati a scontrarsi in futuro.
- Quanto a noi, siamo troppo pigri e troppo bene abituati per dedicare qualche ora del nostro tempo a ribadire sulle piazze il nostro dissenso verso chi attenta alle nostre libertà e il nostro attaccamento al nostro modello di vita, messo in pericolo da entrambe queste ideologie “religiose”. Ha ragione la signora Bonino, anche se ormai tributaria del mondo onirico della sinistra, a dire che “i diritti non durano”, che vanno continuamente difesi.
Noi liberal/democratici, anti fascisti, anticomunisti e antiislamisti, non li difendiamo.
Meno che mai lo fanno i compatrioti di sinistra impegnati ad evitare il ritorno del fascismo, unico vero e incombente pericolo che oggi corre l’umanità, per colpa dei Trump fino ai Barsanti, passando per le Meloni e l’intero cdx italiano. Liberamente scelto non dagli apparatcik o dagli imam ma da chi dovrebbe sempre decidere da chi farsi governare.
La percezione che qualche crepa si apra nel monolitico mondo del potere consociativo che il cs è riuscito a costruire e a difendere per decenni in Italia e nel mondo, da una parte spaventa ed angoscia i potenti, dall’altra li fa sparare con tutti i cannoni di cui dispongono per evitare sia il rischio di ridimensionamenti sia la fatica di doversi rischierare abbandonando la sinistra che per decenni gli ha garantito tiepidi talami, grandi profitti e buona reputazione.
Gli esempi sono dappertutto, ovviamente anche a Lucca e dintorni e i mezzi a disposizione sono innumerevoli.
Vale la pena offrire a chi ha voglia e pazienza un sintetico quadro dei mezzi di comunicazione operanti in Italia.
Prendiamo la carta stampata:
la Exor degli Agnelli/Elkann è proprietaria di GEDI che vuol dire La Repubblica, La Stampa, Il Secolo XIX, L’Espresso, Limes, National Geographic, radio DeeJay, Capital, m2o, HuffPost Italia e Business Insider Italia. Una grande potenza di fuoco informativo schierata sul versante di sinistra/centro da parte di una famiglia di miliardari.
La RCS (Rizzoli Cor Sera), proprietaria del Corriere della Sera, Gazzetta dello sport, di una serie di periodici, di radio e TV (in particolare LA 7) è controllata dall’imprenditore Urbano Cairo: armata mediatica schierata sul versante del centro/sinistra.
Gaetano Caltagirone è proprietario de Il Messaggero versante centro/sinistra, Gazzettino di Venezia, Mattino di Napoli, versante centro/destra.
L’Avvenire è della CEI (la Conferenza dei vescovi italiani). Papa Francesco ha accentuato l’orientamento a sinistra della testata.
Il Sole 24 ore. Giornale economico di proprietà Confindustria, spesso schierato con le tesi delle controparti economiche, sindacali, politiche e perfino culturali: qui il consociativismo imprenditoria/partiti di sinistra è ben evidente, come la costante tendenza dei redattori di avere il portafoglio a destra ma l’immagine (altro che il cuore come dice qualcuno!) a sinistra, a tutela del portafoglio.
Con questa modalità abbiamo assistito all’involuzione del Foglio, che era un giornale neutro, ora spostato a sinistra: da Ferrara a Cerasa!
Ci sono i giornali appartenenti ai gruppi economici di centrodestra: Il Giornale (di Berlusconi), Libero (di Angelucci).
Questi gruppi non sono “editori puri”, nell’editoria perdono soldi nonostante il sostegno dello Stato. Ma fanno pressione sui singoli governi a favore delle loro imprese operanti in tutt’altri settori, dando in cambio orientamenti della pubblica opinione favorevoli ai governi amici. Più formazione di consensi che informazione ai lettori.
“editoriali puri”:
- quello di Monti Rifeser editore del Q.N. (Giorno, Resto del Carlino, Nazione) di orientamento politico neutro, nell’immaginario giudicato di centro/destra: nella costa Toscana il suo contraltare è il Tirreno, di recente passato di proprietà a un gruppo di imprenditori medio/piccoli senza mutare la linea editoriale di sinistra/centro.
- Solo al ventesimo posto e in caduta nel cartaceo ma forte nel digitale, c’è Il Fatto Quotidiano (gruppo SEIF), il quotidiano del M5S e della Magistratura militante, che gode di attenzioni e citazioni del tutto sproporzionate alla sua incidenza reale: i compagni di merenda si sostengono a vicenda. Proprietà degli stesi giornalisti che lo gestiscono.
- Sul versante del centro/destra: La Verità (che possiede anche Panorama, di proprietà di un gruppo di giornalisti fra cui primeggia il direttore Maurizio Belpietro con oltre il 58%).
- Sul versante sinistra/sinistra: Il Manifesto (fin dalla testata che allude al Manifesto dei comunisti edito a Londra nel 1848 da Karl Marx e Friedrich Engels). Proprietà: una (controversa) cooperativa fra i giornalisti che vi operano.
È trascurabile la presenza di giornali di destra/destra (Il Secolo d’Italia, solo on line).
Se estendiamo l’esame alle case editrici e agli altri mezzi di informazione rileviamo che la situazione cambia di poco.
Vi si aggiungono i blogger e tutti gli operatori nelle nuove vie comunicative. Qui basta dire che il pensiero sinistro trova ulteriore spazio e favore. I motivi? Quelli consueti: la petulanza e la supponenza delle voci di sinistra e il silenzio delle voci di centro e se per questo anche quelle del buonsenso e spesso del buon gusto. Lo scambio della impunità sociale (il ricco di sinistra non fa peccato), con l’appoggio politico (la sinistra merita consenso).
Se non altro per questo apprezzo il tuo giornale il cui “taglio”, fuori dalle parrocchie progressiste, ti ha proccurato molti guai: nessuna meraviglia, La Gazzetta è politicamente scorretta, il linguaggio è populista, le tesi sono sovraniste. Si tratta di un giornale dissonante dal coro della sinistra, per di più accolto con favore e in trend positivo: voce fastidiosa da osteggiare con le buone e con le cattive.
Lo scenario internazionale cambia poco.
Prendiamo la Francia:
Le Monde, la “Bibbia” del politicamente corretto francese, è di proprietà di 4 miliardari (Niel, Kretinsky, Pigasse, Cox (che ha ereditato la partecipazione dal defunto “marito” Bergè).
Le Figaro (di orientamento centrista) è di proprietà del gruppo Dassault.
Le Parisien è di Bernard Arnault (Gruppo LVMH).
Liberation, equivalente francese della defunta Unità, o dell’odierno Manifesto, dopo decenni di proprietà dei Rotschild (e con l’italiano Caracciolo in minoranza) è dallo scorso anno di proprietà di una Fondazione dei miliardari Drahi e Kretinsky.
Prendiamo i giornali della maggiore potenza occidentale, gli USA:
Il miliardario Bezos è il proprietario del Washington Post,
Wall Street Journal è di proprietà del miliardario Murdoch,
il maggiore azionista del New York Times dal 2015 è Carlos Slim, miliardario messicano, considerato il secondo uomo più ricco al mondo,
Il Los Angeles Times appartiene al miliardario Patrick Soon-Shiong.
Solo USA To Day del gruppo Gannet a sua volta di proprietà della giapponese Soft Bank, ha orientamento di centro.
Dei 10 giornali più diffusi in USA, 8 sono “radical”, cioè di sinistra, 1 neutro, 1 di cdx. Tutti appartenenti a miliardari.
L’elenco delle TV ha contenuto simile, tutto disassato a sinistra e sempre di proprietà di miliardari.
I miliardari hanno dimostrato di saper fare i conti. Se investono somme cospicue in mezzi di comunicazione quasi sempre in deficit di bilancio vuol dire che non si aspettano ritorni economici ma di altro genere: difendere lo status quo, catturare la benevolenza del sistema politico da cui dipendono le loro fortune. I partiti che li rappresentano (le sinistre del mondo) sono la parte visibile, l’esercito combattente. Interessi e finalità sono la parte invisibile ma determinante: conservare il potere con l’ignaro consenso dei lettori quando diventano elettori.
Alla lunga gli italiani sembrano avere capito che questi si fanno i fatti loro e il popolo non se lo filano proprio, che la preoccupazione e l’occupazione è quella della distrazione di massa, assecondando i “diritti”, soprattutto dei “diversi” proposti come “fragili” e “fasce deboli”: i ROM, gli immigrati, le organizzazioni LBCQ eccetera, i Centri sociali, le fughe in avanti del sindacato tuttora massimalista (la CGIL), le fisime dei Comitati di ogni genere, sorti a difesa dello status quo, la regolamentazione in mano ai rosso/verdi, la tutela della magistratura militante, arma letale usata contro ogni avversario giudicato pericoloso e indipendentemente da ogni elemento di diritto, il soffocamento burocratico, tanto per dire.
L’establishment è affetto dall’horror novi che ha qualunque organismo dominante, tanto più i miliardari che tali sono diventati quasi sempre per le loro capacità, ma sempre assecondando il “sistema”.
Una riprova plastica ci viene da un sistema a suo modo più trasparente del nostro, più ipocrita e sofisticato: il sistema putiniano in Russia.
Gli oligarchi sono il plastico esempio di inframettenza fra potere politico e potere economico derivato che a sua volta si impegna a sostenere il potere politico in un loop cui nulla sfugge e nel quale si può entrare solo se cooptati. Chi ne è sicuramente escluso è “il popolo”.
In Italia il PD è stato abbandonato da tempo dal “popolo” che si era riversato sulla Lega e sul M5S con motivazioni e diversificazioni perfino geografiche e che ora fa il pieno di FdI.
Rischia ora di scoppiare perché non c’è più la certezza che il quadro egemonico tenga, tanto a livello nazionale quanto a livello internazionale. Basta vedere cosa è successo in Svezia, cosa sta succedendo in Ucraina. Per non parlare della debolezza liberal negli USA pur sostenuta dall’apparato extra partito cui si faceva cenno: mezzi di comunicazione, artisti, associazioni, gender e mica gender, anche lì tutti i fruitori del potere del cs. Oggi in forte pericolo per un politico modesto come è Trump che tuttavia raccoglie i voti dei lavoratori nella rust bell dell’Illinois fino alle aree agricole del Texas. A Biden restano gli ammaestratori pagati dai miliardari e gli ammaestrati: un esercito sempre più esiguo. Tutto lascia pensare che le elezioni di novembre saranno un disastro per Biden & il suo establishment politically correct, radical chic, “etico” e miliardario.
Gli unici posti in cui l’establishment tiene è la Cina dove il potere trova personificazione come ai bei tempi dell’impero romano: Xi come il divo Augusto. Xi non detiene il potere, Xi è il potere, come lo è quel matto pernicioso di Kim Jong Un, il monarca della Corea del Nord. Come lo è l’imam Khamenei in Iran che uccide nel nome di Dio.
In conclusione: si profilano piazze piene di manifestanti ideologici (è la consueta arma che utilizza la sinistra quando è sconfitta alle elezioni: urne vuote, piazze piene). Andiamo un po’ più spesso in piazza anche noi liberal democratici in difesa della libertà nostra, dei miliardari, dei conterranei di sinistra cui da tempo ci siamo, proprio noi, assunti il compito di garantire la libertà di cui godiamo tutti, loro compresi.