Che buoni gl’integratori, soprattutto quelli al gusto di agrumi! Li ricordate? Dopo una bella corsa sotto al sole, o una partita di calcio! Che buoni! Ma non tutti gl’integratori fanno bene, oramai credo sia chiaro a tutti, e anche nell’opposizione pare emerga qualche dubbio.
Già, perché quando si inizia a discettare di quanto sia grande integrare, di quanto sia bello integrare, di quanto sia giusto integrare – parafrasando le belle parole di Giorgio Gaber sulla città piena di luci – succede il patatrac.
La notte di fine d’anno, nella “città piena di luci”, davanti alla massima espressione simbolica della cristianità lombarda e milanese, torme di discendenti dei pirati barbareschi si scatenano in proclami che poco hanno di fraterno e, soprattutto, d’integrato, con l’Italia che – ahimè – per colpa di qualcuno, li sta accogliendo. Al limite i loro canti e i loro slogans hanno dell’integralismo, che poi è in contrapposizione all’integrazione. O sembrano puntare alla disintegrazione, altra antitesi dell’integrazione.
Ma i casi della vita sono imperscrutabili, come le pieghe del mantello di Allah in cui si cela il destino dell’uomo.
E subito dopo lo show al grido di “Allah Akbar!”, sotto le guglie del Duomo e la Madunina, che succede? A Bergamo abbiamo la sintesi di questa integrazione disintegrante. Un africano integrato, che studia, lavora accontentandosi di un posto di vigilantes disarmato – i famosi servizi di portierato, quelli sottopagati da clienti sanguisughe che devono spuntare il prezzo minimo agli Istituti di Vigilanza privati – per difendere la legge e la proprietà privata, viene accoltellato e ucciso da altro immigrato, non integrato, e manco a farlo apposta, irregolare. Da una parte un giovane che cercava una vita migliore accontentandosi di partire dal basso e faticare, probabilmente perché non era nelle sue corde delinquere, spacciare, rapinare e violentare. Dall’altra uno che invece di lavorare non ne vuole sapere, e campa di reati, perché il pelo sullo stomaco ce l’ha, e agendo con protervia e prepotenza si fatica meno e ci si diverte di più. Antitesi che esiste, perché non è vero che l’unico immigrato buono sia quello morto – parafrasando questa volta il generale cacciatore d’indiani Philip Sheridan – perché ce ne sono tantissimi che meritano di vivere da noi, perché rispettano le leggi e il nostro mondo.
In questo sta il mio dubbio sugli “integratori”, che per anni hanno cercato d’ammannirci le favole delle pensioni pagate da loro, dei finti recuperi in mare d’inverno dopo 3 notti senza soffrire d’ipotermia, del disagio sociale che porta per forza a delinquere, del nostro patriarcato ignorando l’islamico ‘chè assai peggio. E il bello è che lo fanno ancora, e domani su Radio e TV continueremo a sentirne di subliminali insinuazioni che ci vogliono convincere che integrare – beninteso senza se e senza ma – sia giusto e bello.
Sono integratori, questi attuali oppiosuttori (mi si passi il neologismo, “oppiosucatori” mi sembrava volgare, e speriamo rimangano a lungo tali) o disintegratori? Non avrei dubbi, per ciò che mi riguarda. Avevano un disegno disgregante, forse perché sempre hanno rifiutato che noi italiani avessimo qualcosa di comune a livello di cultura, storia e tradizioni. Hanno radici del resto nell’Internazionalismo socialista, basta leggere il pensiero di Togliatti. E non si son accorti che coloro che volevano – ma a questo punto ho il dubbio che volessero davvero – integrare, potessero solo disgregare e disintegrare. Perché loro – e oggi tutti ricordano sempre più Oriana Fallaci – una loro aggregazione ce l’hanno, basata su principi che possiamo non condividere, ma da cui loro non recedono. E a loro poco interessa che noi non si condivida quei loro valori: se non staremo accorti, li imporranno, e ce lo stanno dicendo i loro giovani, perché se lo sentono dire a casa, non certo alla TV.
Speriamo davvero, ma non per un vecchio come me. No. Per le nostre donne, le nostre bimbe, e i nostri LBGTQ+.
Integratori e... o disintegratori?
Scritto da carmelo burgio
Politica
05 Gennaio 2025
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