Anno XI 
Giovedì 23 Gennaio 2025
- GIORNALE NON VACCINATO

Scritto da Da Prato/ Giannini
Politica
22 Gennaio 2025

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Un grande plauso alla scelta del Ministro Valditara. Reintrodurre lo studio del latino nelle scuole medie: una scelta di futuro. Negli ultimi decenni, lo studio del latino ha progressivamente perso spazio nei programmi scolastici, soprattutto nelle scuole medie, dove era un pilastro della formazione umanistica, provocando, di fatto  generazioni sempre più scollegate dal proprio passato.
Il latino è il filo conduttore che lega l’Italia e l’Europa a una tradizione millenaria. La sua reintroduzione è una decisione che riflette una visione politica che riafferma con forza il ruolo della cultura e della formazione nella società. 
Non solo, il latino è un allenamento per la mente: sviluppa capacità logiche e analitiche uniche. Tradurre un testo latino richiede attenzione ai dettagli, analisi e interpretazione, esercitando il pensiero critico e la capacità di problem solving. Tutte competenze che si applicano ad ogni disciplina, dalla matematica alla programmazione informatica.
Quanto alle radici culturali e linguistiche, il latino è la lingua madre di molte lingue moderne,  come l’italiano, il francese e lo spagnolo. Impararlo,  aiuta gli studenti a comprendere meglio la struttura e l’etimologia della propria lingua, migliorandone il vocabolario e la capacità di scrittura, soprattutto in un epoca che i dati analizzano come quella della “analfabetizzazione” 
È  peraltro un ponte verso altre discipline, essendo di fatto una chiave di accesso al mondo della storia, della filosofia, della letteratura e della scienza.
Uno degli argomenti più frequenti contro il latino è la sua presunta inutilità. Affermazione mai cosi lontana dal vero. Il valore formativo del latino e quello di una disciplina che insegna rigore, metodo e precisione. In un’epoca dominata dalla superficialità e dalla rapidità delle informazioni, il latino rappresenta un antidoto prezioso per formare menti capaci di pensiero profondo e riflessivo.
La marginalizzazione del latino non è avvenuta per caso, ma come risultato di scelte politiche che negli anni hanno privilegiato un modello educativo sempre più orientato alla formazione tecnica e al breve termine. Tuttavia, in una società democratica, la politica ha il compito di guardare oltre l’immediato, ponendo le basi per una formazione che non si limiti a fornire competenze tecniche, ma promuova anche la capacità di interpretare il mondo con spirito critico e autonomia. Reintrodurre il latino significa scegliere di formare cittadini e non semplicemente lavoratori, significa fornire agli studenti strumenti per affrontare il futuro con una mente più allenata, una cultura più ricca e una maggiore consapevolezza delle proprie radici. 
Reintrodurre il latino nelle scuole medie non è un gesto rivolto al passato, ma un atto politico che guarda al futuro. È la volontà di riaffermare il ruolo della cultura e dell’educazione umanistica come pilastri di una società democratica e inclusiva. Se la politica vuole davvero investire in un’Italia più consapevole, colta e competitiva, deve partire dalla scuola e restituire al latino il posto che merita nella formazione delle giovani generazioni.

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