Certo che birbaccione quel Leopardi, che nel 1829 e con quel suo pessimismo cosmico che è passato alla storia, scrisse quella poesia con un titolo che era tutto un programma: La quiete dopo la tempesta. Fu l'ultimo suo soggiorno a Recanati dove, tra l'altro, in giovinezza aveva compilato la sua lirica più celebre, quell'Infinito destinato a procurargli imperitura memoria. Lungi da noi l'esser vittime di abbattimenti morali o anche di altro genere, ma pensavamo proprio alla caducità delle cose e a come cambiano i giudizi sulle persone a seconda del tempo e del ruolo che si ricopre. Mario Pardini, attuale sindaco, almeno formalmente, di Lucca, ha convocato una conferenza stampa nel primo pomeriggio di ieri alla quale non abbiamo potuto partecipare perché fuori regione. Era ed è la prima volta che succede in 35 anni di (dis)onorata carriera, che un politico organizza un incontro con stampa e Tv solo e soltanto per noi. Troppa grazia. Abbiamo ascoltato le parole del primo cittadino che ha voluto, dice lui, fare chiarezza su quanto apparso in un nostro articolo dove gli chiedevamo, non avendone trovato riscontro, qualche informazione in merito ad un manufatto esistente presso la villa dove abita.
Questa premessa è necessaria alla lettera che gli indirizziamo senza acrimonia, ma con ironia e anche tristezza, non solo o non soltanto nei suoi confronti, ma anche verso quella schiera di assessori intervenuti insieme a lui e a sua moglie - prima volta che ci capita di assistere ad una conferenza stampa nella quale un sindaco arriva con la gentil consorte - i quali neanche si sono domandati, conoscendo l'autore, se il contenuto del suo testo corrispondesse a verità. Anzi. Tutti pronti a crocifiggerlo. E tra questi facce conosciute di gente con cui abbiamo lavorato, cenato, chiacchierato, che ci hanno chiamato quando avevano bisogno di apparire e che, se non erriamo, all'epoca non mettevano in dubbio le nostre capacità professionali. Un plotone di esecuzione metaforicamente parlando. In un certo senso è stato un bene che chi scrive non si sia trovato in quel posto altrimenti, per loro, sarebbe stato abbastanza imbarazzante guardarci negli occhi.
Come sono lontani e, in realtà, così vicini i tempi in cui con Mario Pardini, Lapo ed io e anche qualcun altro, ci incontrammo all'enoteca Marcucci, presentati da un comune amico. Era, all'epoca, il Nostro, un rampante ragazzo che ci colpì subito per simpatia e arguzia, per curiosità e anche per una malcelata ambizione che subito cogliemmo nel suo modo di fare e di essere. Era, lui come gli altri conviviali, un appassionato lettore della Gazzetta di Lucca che, non dimentichiamo, - si era nel 2017 - si trovava combattere contro un governo di centrosinistra al quale non faceva sconti al punto che Alessandro Tambellini, probabilmente su indicazioni superiori, dette ordine di non parlare con il sottoscritto e quando Valentina Mercanti accettò, non essendone a conoscenza, di rilasciarci una intervista fu aspramente redarguita e costretta a rinunciare. E' stata, però, la sola, all'epoca, che continuava non solo a salutarci, ma anche ad abbracciarci quando ci vedeva.
Dicevamo di Pardini. Da allora, per un motivo o per l'altro, non ci fece mai mancare il suo consenso e la sua amicizia, anche durante il suo mandato di presidente di Lucca Crea nominato, tra l'altro e la cosa ci sorprese non poco in maniera piacevole poiché finalmente si andava oltre gli schieramenti, proprio dalla maggioranza di centrosinistra al governo. Era, tuttavia, sempre entusiasta del nostro modo di lavorare, di attaccare, di essere sempre in prima linea, di metterci la faccia, di rompere le scatole anche andando a disturbare personaggi influenti toccandoli su alcune situazioni non proprio edificanti. Il suo sorriso non ci venne mai meno. E anche il suo sostegno.
Così, quando ci rendemmo conto che avrebbe potuto candidarsi a sindaco visto che era il suo sogno nemmeno tanto nascosto, lo appoggiammo e lo incitammo. Lo spronammo quando i partiti che adesso lui sostiene a spada tratta, non lo volevano anzi, fino all'ultimo cercavano una alternativa non apprezzando il fatto che si era fatto avanti per primo. Qualcuno dice che gli tirammo la volta e noi aggiungiamo forse anche qualcosa di più. Era pronto a candidarsi con Giorgio Del Ghingaro e aveva preso parte alle cene organizzate da un noto ristoratore cittadini presso una pizzeria della immediata periferia. Era disposto a fare il vice sindaco con King George al comando, ma il Pd ci mise una pezza e fu costretto suo malgrado a ripiegare sul progetto originario e qui ebbe, realmente, dei meriti nel proporsi come unico candidato valido e apprezzabile in un mondo di aspiranti spiranti.
Dopo la vittoria, ci trovammo ad esultare con lui e con gli altri suoi sostenitori, ma, brindando, gli dicemmo e gli abbiamo sempre confidato, che da quel momento le nostre strade si sarebbero inevitabilmente allontanate. Lui, uomo di potere e noi, che il potere lo contestiamo a prescindere. E, sorridendo, ci confidò che non ci sarebbero stati problemi di sorta. Last famous words. Qualcuno, ultimamente, si è chiesto come mai Aldo Grandi è diventato 'di sinistra' come sostengono i 'nipotini di Mussolini' che albergano ancora a queste latitudini. Tranquilli. Non c'entra la sinistra e nemmeno la destra, c'entra l'uomo con il suo modo di essere e l'onestà intellettuale che, in politica, è più rara di un... procione albino e attenzione per favore a non sbagliare consonante che, poi, chi li sente quelli del pensiero unico dominante.
Per Mario Pardini e gli altri componenti della banda della Gazzetta, il direttore (ir)responsabile non era un buon giornalista, era il numero uno. E non perdevano mai occasione di ribadirlo anche se, alla fine, il problema era sempre lo stesso: la Gazzetta era troppo aldocentrica e senza di lui non avrebbe vissuto a lungo. Ma che importa quando arrivi a vincere una tornata elettorale sapendo di essere, probabilmente, sconfitto?
Da allora, però, molte cose sono cambiate. Noi pensavamo che la Nuova Era fosse non solo diversa, ma anche e soprattutto migliore delle precedenti. Invece, sin da subito ci accorgemmo che il partito Gnam Gnam e i suoi accoliti, ma anche tutti gli altri, avevano una fame arretrata a quattro ganasce che non solo metteva paura, ma che nemmeno aveva vergogna. Inutili diventavano i nostri colloqui telefonici con il sindaco che rideva, rideva e ancora rideva. Che minimizzava, minimizzava e ancora minimizzava. Rammentiamo l'energia con cui ci criticò e ci attaccò solo perché giudicavamo l'ex senatore leghista Mancini inaccettabile come presidente Geal per via di quella piscina a Forci. E lui che, al contrario, sminuiva, ridimensionava, giustificava, si appellava alla magistratura che avrebbe fatto il suo corso.
Fino a quando, però, il difendibile ad oltranza divenne indifendibile, ben due o tre mesi da quando glielo avevamo suggerito, di mollare immediatamente una posizione insostenibile. E non era la prima volta che lo facevamo. Proseguendo nel suo mandato, ci siamo resi conto sempre di più che quello che avevamo pensato sul sindaco e sulla sua potenzialità di essere completamente fuori dai vecchi schemi, era un sogno anzi, un incubo. Ogni volta che ci sentivamo, molto meno spesso visto che, adesso, lui aveva tutt'altri consiglieri, era un accusarci di negatività, di scarsa intelligenza politica, invitandoci a comprendere e a stare tranquilli che, lui, aveva tutto sotto controllo.
La vicenda di Sistema Ambiente e delle pressioni su Caterina Susini, una donna capace e intelligente - a proposito, ma stasera, in consiglio comunale, Pardini non doveva rispondere alla interrogazione del Pd? - e, infine, ciò che è accaduto alla Real Academy dove, al di là della legalità, ciò che si è smarrito e si è perso, è stato il buonsenso, ci hanno fatto comprendere che questa giunta ha intrapreso una sterzata decisa verso posizioni e atteggiamenti che non ci piacciono. Qui c'è ancora qualcuno che pensa di essere a Villa Feltrinelli durante la Repubblica di Salò. Bene, forse è il caso che si svegli e si renda conto che a Lucca, così come nel resto di questo Paese, il fascismo storico è morto, ma quello del 'Mussolini in fondo qualcosa di buono lo ha fatto', è duro a morire ed è tutt'altro che deceduto.
Così, come avevamo fatto con Mauro Favilla e con Alessandro Tambellini, ci siamo messi anzi, qualcuno si è messo a scartabellare e ha trovato qualche cosa che, a suo e anche a nostro modesto avviso, non sembrava ortodosso. E, in perfetta buona fede, l'autore di queste righe ha scritto un pezzo in cui chiedeva a Mario Pardini alcune informazioni.
Ed è qui il punto. Improvvisamente quel giornalista che tanto piaceva al giovane rampante aspirante sindaco, che anche quando era in sella a Lucca Crea e ai Comics appoggiava incondizionatamente la linea del quotidiano on line più cazzuto e rompicoglioni d'Italia, è diventato un professionista da umiliare pubblicamente, da additare come un fuori di testa, in sostanza come un bugiardo. Ed erano già mesi che ad ogni nostra osservazione la risposta era sempre: scrivi falsità e, addirittura, durante il blitz delle forze speciali contro Claudio Polonia, venimmo accusati al telefono che la colpa di tutto quello che stava succedendo a S. Cassiano a Vico era nostra.
Si è convocata una conferenza stampa in appena quaranta minuti dal momento in cui è uscito l'articolo a quando è stato inviato il comunicato della convocazione. Con i colleghi che non sapevano niente e domandavano al Giuntini portavoce nonché amico fraterno e storico del sindaco, suo portavoce tra l'altro, l'argomento di tanta fretta e la risposta: Basta che vai a vedere sulla Gazzetta.
Ringraziamo Gianni Parrini de Il Tirreno, Enrico Pace di Lucca in diretta e Silvia Toniolo di Noi Tv per il lavoro svolto e anche per aver dovuto muoversi per qualcosa che non li riguardava direttamente.
Siamo stati accusati di aver diffuso l'indirizzo e le foto dell'abitazione del sindaco, di averne violato la privacy, di aver causato chissà quale danno psicologico. Il sindaco conosceva benissimo come lavoriamo e l'attenzione che poniamo nello scrivere le cose per cui se avevamo pubblicato le foto e l'indirizzo non era per cattiveria o per ripicca, ma, semplicemente, perché potevamo farlo. Senza alcun intento persecutorio. Ma non siamo stati capiti anzi, siamo stati, addirittura, minacciati di querela e di esposto all'ordine dei giornalisti. Peccato che quando ci trovavamo insieme a commentare le vicende nostrane, il ricordo di esposti presso l'ordine di Roma e del Lazio era motivo di apprezzamento e considerazione. Non male l'idea dell'esposto, l'ultima volta mi avevano fatto notare che erano tutti presentati da persone di sinistra, così almeno, questa volta, cambiamo un po'.
Siamo stati ricoperti da insulti sui social ad opera di candidati alle ultime elezioni amministrative nelle liste pro Barsanti e nemmeno una volta, il sindaco che, adesso, chiede la solidarietà dell'opposizione, ha mai speso una parola difendendo il 'suo' o, almeno, quello che era il 'suo' giornale ossia la Gazzetta di Lucca. Non una telefonata, non una parola di solidarietà.
Quindi, quando ci è giunta la notizia di una piscina nella residenza dove vive il sindaco che poteva avere delle irregolarità, ci siamo trovati di fronte allo stesso dilemma della tettoia dell'ex sindaco, un personaggio di altri tempi e di alto livello, Mauro Favilla e di altre situazioni attinenti altri uomini particolarmente in vista. Che fare? L'amicizia o la professione? La notizia o i rapporti umani che, inutile negarlo, erano molto molto stretti e sinceri. Alla fine, ci siamo guardati allo specchio, metaforicamente ovvio, e abbiamo concluso che, in fondo, non ci resta altro, in questa vita, che la credibilità per la quale, sia a destra sia a sinistra, veniamo, comunque accettati. E abbiamo scelto, ben consci che scegliendo - è la prima regola del mondo degli adulti - si rinuncia sempre a qualcosa. Noi abbiamo rinunciato all'amicizia, vera lo riconosciamo, di Mario Pardini, ma non saremmo più stati capaci di lavorare allo stesso modo, con lo stesso impeto, con la medesima passione, se avessimo evitato di provare a fare quello per cui un giornalista dovrebbe, a nostro avviso, vivere. Dire sempre quel che pensa, pensare sempre quel che dice, scrivere sempre quello che pensa e che dice.
Ma e qui concludiamo, la questione, in fondo, è una sola: la piscina è a posto oppure no? Mario Pardini, adducendo una relazione di un geometra incaricato di compilarla in vista di una vendita della casa - così ha detto - giura di sì. Noi ne prendiamo atto, ma solo il tempo e le necessarie ricerche riveleranno chi avrà avuto ragione. Per tutto il resto, noi continuiamo ad essere quello che siamo sempre stati: scomodi per una destra che, fino a un anno fa ci beatificava e scomodi per una sinistra che, adesso, ci ha riscoperto improvvisamente. Ma noi, realmente, non siamo mai cambiati.