Giovanni Minniti (Lega) traccia un suo ricordo del poeta Giuseppe Ungaretti, per i 50 anni dalla scomparsa, e "bacchetta" l'amministrazione comunale.
"A casa mia, in Egitto, dopo cena, recitato il Rosario, mia madre ci parlava di questi posti. La mia infanzia ne fu tutta meravigliata.......ora lo sento scorrere caldo nelle mie vene, il sangue dei miei morti". Sono versi della poesia "Lucca" - esordisce il consigliere - contenuta nella silloge "Porto Sepolto" scritta da Giuseppe Ungaretti, dai quali traspare il legame indissolubile del poeta soldato con la città dei suoi genitori così come emerge dall'ampio uso degli aggettivi possessivi, dalla meraviglia sulla base dei racconti della madre e dal riferimento ai suoi avi".
"Il 1° giugno - spiega - ricorreva il 50° anniversario della scomparsa del poeta nato ad Alessandria d'Egitto e spiace constatare che la città dal "traffico timorato e fanatico" non lo abbia adeguatamente ricordato. Ungaretti, infatti, era un "lucchese nel mondo" uno dei tanti nostri concittadini che con la loro intelligenza e la loro operosità danno lustro a Lucca. Ha vissuto in Egitto, Francia, Brasile ma era un lucchese a tutti gli effetti".
"Non ha vinto il premio Nobel - conclude - ma poco importa essendo unanimemente considerato tra i più grandi poeti italiani e del mondo. Della cultura a Lucca non rimane, forse, che qualche brandello di muro. Sindaco e assessore alla cultura dovrebbero fare qualche riflessione".