Marco Remaschi esce dalla competizione per le regionali e restituisce la tessera del Pd nel quale ha capito di non essere più gradito. Non solo. Durissimo attacco anche al senatore Andrea Marcucci pur senza mai nominarlo, ma con accuse ben precise.
Ad annunciarlo è lo stesso assessore regionale uscente. "Come sempre cerco di fare il meglio per la nostra comunità - spiega Remaschi -. Credo ancora che la mia esperienza e il mio radicamento possano essere utili per il territorio, così come credevo potessero essere utili per il risultato delle elezioni regionali, ma vedo che sul mio nome, per motivi esclusivamente personali, si continuano a scatenare battaglie e divisioni tutte interne al Partito Democratico e questo va contro ciò che sono e che ho sempre perseguito: il lavorare insieme, in squadra, per ottenere il miglior risultato possibile.
La politica dei fatti e del coraggio: quella che piace a me, l'unica possibile. Con questa certezza, forte anche del movimento di persone, amministratori, sindaci, iscritti, comuni cittadini che hanno sostenuto il mio percorso, mi sono messo a disposizione del Partito Democratico come candidato dell'area Zingaretti. Mi è stato impedito, dagli stessi membri del PD: i motivi? Solo personali e probabilmente, come qualcuno dice, tutti dettati da una profonda debolezza.
Impedire a una persona di candidarsi, impedire a un'area politica di esprimere un proprio legittimo rappresentante, per un partito che si definisce democratico anche nel nome, credo sia una scelta, una strada difficile da spiegare agli elettori, ai cittadini, alla gente comune - tanta - che ho personalmente incontrato in tutti questi anni.
Inutile dire che per me è stata una delusione totale: non solo politica, ma soprattutto umana. Vedere le persone con cui ho fatto un pezzo - in alcuni casi anche lungo - di strada insieme, vedere le persone per le quali ho fatto tanto in questi anni, vedere rappresentanti istituzionali e di partito, compagni di lotte e di battaglie, giocare con i nomi, con i posti, barattare posizioni come se stessero giocando una partita a Risiko e riconoscere in tutte queste persone una comunità d'intenti nel voler fare a meno di me, mi ha fatto capire che il mio Partito non mi vuole più. E, in un partito che non mi vuole, credo sia poco utile per tutti continuare a stare.
Questa non è più casa mia: con la stessa umiltà con cui mi sono iscritto anni fa, aderendo fin dall'inizio al progetto del Partito Democratico, restituisco la tessera, orgoglioso di quanto fatto fino a oggi, orgoglioso di quello che ho portato in questa casa comune, da militante, da consigliere regionale, da assessore regionale, che mai avrei pensato potesse diventare la casa del padrone che comanda, decide e ordina tutto e per tutti".
"Ringrazio chi ha compreso il mio pensiero, ringrazio chi ha portato avanti con me questo percorso - continua Remaschi -, ma credo sia meglio evitare ulteriori divisioni e litigi. E visto che il problema è personale nei miei confronti, ho deciso per il bene di tutti e soprattutto per il bene della coalizione di centrosinistra di uscire dalla competizione delle regionali. In queste settimane ho ricevuto telefonate e proposte: da Italia Viva, per essere capolista, da Orgoglio toscano e negli ultimi giorni da Demos, che ringrazio per la fiducia e la stima. Credo ci sia un bene superiore, che è quello di far vincere il centrosinistra in Toscana: spero che a questo punto ognuno faccia il massimo senza più alibi di alcun genere".
Infine, il futuro. "Questo non vuol dire che abbandono la politica: molti amici, molti cittadini di Coreglia, negli ultimi giorni hanno lanciato un appello affinché torni a fare il sindaco della mia comunità - conclude Marco Remaschi -. È una richiesta sincera quella che viene dai miei concittadini, alla quale sto seriamente pensando, perché l'idea di continuare a lavorare per la mia comunità mi rende orgoglioso. Certo è che continuerò a occuparmi di politica: continuerò a svolgere il mio ruolo di assessore regionale fino all'ultimo giorno utile; continuerò a impegnarmi nell'area del centrosinistra, perché la mia storia, i miei ideali, le mie radici parlano quella lingua e non potrebbe essere diversamente".