Per Lucca e i suoi paesi” punta i riflettori sul Mercato del Carmine e sul recupero dell’area chiedendo che si apra un confronto pubblico.
“Il progetto di recupero della ex Manifattura Tabacchi, proposto dalla Fondazione Cassa di Risparmio – esordisce -, che costituisce un’occasione che l’amministrazione comunale non dovrà perdere, offre lo spunto per una più ampia riflessione sugli immobili pubblici della città. Vogliamo quindi proporre ai cittadini alcune considerazioni su un'altra area degradata che dovrà essere recuperata nei prossimi anni. Ci riferiamo al Mercato del Carmine”.
“Questa struttura – spiega -, nata in epoca fascista come mercato alimentare del centro è da anni in cattive condizioni e i soldi investiti negli anni su di essa, in particolare dall’attuale amministrazione, sono serviti solo ad evitare il suo disfacimento, ma non certo a creare le condizioni per un riutilizzo del complesso”.
“L’idea di poter far rimanere il Carmine un mercato alimentare – afferma -, trovando investitori commerciali, dopo una ristrutturazione dell’immobile condotta dal Comune si è dimostrata purtroppo irrealizzabile. Infatti non è oggi semplice né scontato trovare aziende che abbiano voglia di investire in un’area degradata del centro di una città media italiana. Inoltre e questa idea Per Lucca l’ha espressa molte volte, un investitore commerciale privato deve poter avere carta bianca nel ristrutturare il contenitore in cui dovrà svolgere la propria attività. Nei lavori strutturali fatti al Carmine negli ultimi anni, tanto per fare un esempio, si è sostituito con un orrendo materiale plastico lucente, il legno che prima si vedeva nella copertura del cortile centrale; questo pessimo restauro ha peggiorato notevolmente l’estetica del luogo. Non si potrà in futuro continuare a commettere errori di questo tipo”.
“Si dovrebbe ora – dichiara - fare una riflessione per capire se sia ancora percorribile la strada del mantenere la destinazione commerciale del Carmine. Nel caso in cui si escludano utilizzi di tipo culturale o formativo, che comunque richiederebbero ingenti investimenti pubblici e si continui nell’idea della struttura commerciale, legata o meno alla vendita dei prodotti alimentari, si deve individuare, prima di ogni altra cosa, l’azienda commerciale che sia interessata al Carmine. La ristrutturazione di un complesso commerciale deve essere condotta da chi si assumerà il rischio d’impresa e non da altri”.
“Chiediamo dunque – conclude - che si apra un confronto pubblico sul futuro del Carmine; nel caso in cui si voglia ancora tentare di procedere sul recupero commerciale dell’immobile possiamo già affermare che solo la finanza di progetto potrebbe condurre l’operazione al successo”.