Durante una conferenza stampa che si è tenuta questa mattina a Pescia, l'addetto stampa del comune di Pescia dal 2019 al 2021 Massimiliano Paluzzi ha reso pubbliche le motivazioni della sentenza con cui si è chiuso il processo a suo carico per presunta usurpazione di funzione, capo di imputazione dal quale è stato assolto con il massimo della formula, "per non avere commesso il fatto".
Paluzzi ha ripercorso i vari passaggi della vicenda, nata da una mozione presentata in consiglio comunale che poi tre dei cinque firmatari hanno trasformato in denuncia, peraltro senza avvisare gli altri due. Uno di essi, Giacomo Melosi, attuale consigliere comunale, ha confermato tutto quanto partecipando alla conferenza stampa. Né lui, né la consigliera Romoli erano a conoscenza della intenzione di Mandara e compagnia.
"Dopo un flop simile, che si somma a quelli elettorali- ha dichiarato Paluzzi- Conforti e Franceschi dovrebbero chiedere scusa a me, alla città e Mandara, oltre a questo, anche dimettersi da consigliere comunale, visto che è stato anche l'unico a venire a testimoniare contro di me ed è anche un avvocato. Come ha detto anche il Pm chiedendo la mia assoluzione, era stato presentato un quadro ben diverso, che poi il dibattimento ha radicalmente cambiato. Devo dire che il giudice monocratico ha dimostrato una grande professionalità e volontà di approfondire bene la questione, al pari del mio legale, l'avvocato Andrea Parducci. Pescia non merita atteggiamenti tossici come questi, ma, del resto, a sanzionarli ci hanno già pensato le urne".
Oreste Giurlani ha sottolineato che la sentenza conferma che Paluzzi ha operato con estrema correttezza e che l'amministrazione comunale è stata trasparente e assolutamente ligia alle normative, mentre Aldo Morelli ha posto l'accento sul fatto che quando si portano discussioni politiche in tribunale è una sconfitta per tutti. Adriano Vannucci, all'epoca dei fatti capogruppo di Pescia Cambia che esprimeva l'intera maggioranza, ricorda che durante quegli anni più che normali consigli comunali erano veri e propri ring con accuse e assalti verbali non degni di un luogo istituzionale così importante.