Che, dopo quasi cinque anni, non abbia ancora digerito quei maledetti 361 voti che gli impedirono di battere un Tambellini decotto e alla frutta, è certo. Pare che, qualche volta, durante la notte, l'incubo di quella sconfitta torni a rubare il sonno ad un uomo e collega che, nella sua vita, ha sempre dimostrato, comunque, di sapersi prendere le proprie responsabilità e, soprattutto, che anche dopo una batosta elettorale come quella del 2017, ha saputo restare sui banchi dell'opposizione, farsi una robusta dose di esperienza, martellare costantemente la maggioranza e aumentare se non il proprio, che è sempre stato piuttosto alto, il livello di stima di molti di coloro che lo avevano criticato.
Remo Santini,, infatti e a differenza di come hanno fatto suoi illustri predecessori, non ha mollato gli ormeggi per salpare verso mari esotici e irraggiungibili ai più. Anzi. E' rimasto bene ancorato al porto dei Bradipi, anzi, a palazzo Santini da dove ha continuato a fare il proprio mestiere di capo dell'opposizione dimostrando una costanza e una determinazione ammirevoli.
Siamo sinceri. Chi avrebbe accettato di restare a mangiare fango per non dire peggio, in un'aula dove fare l'opposizione non è mai stato particolarmente gratificante, per tutto questo tempo e in compagnia, anche, di personaggi la cui frequenza alle sedute consiliari non è stata il massimo della decenza?
Eppure Santini c'è restato. Eccome. E ha digerito, fino in fondo, l'amaro calice della sconfitta. Non è da tutti e noi che conosciamo l'uomo per averci lavorato, fianco a fianco, per venti anni, siamo rimasti sorpresi perché sappiamo benissimo quando deve essergli costato, in particolare, in termini di orgoglio.
Ma il passato è passato, adesso c'è il presente. Remo Santini, in occasione della sua candidatura, dovette lasciare la sua carica di caposervizio del quotidiano La Nazione dove è nato e cresciuto. Non solo. Dovette anche sobbarcarsi una parte delle spese elettorali e farlo dopo aver perso non è la stessa cosa che farlo quando si è vinto. E' stata dura, molto dura, ma dalle macerie è rinato un politico smaliziato che ha imparato a conoscere i meccanismi della pubblica amministrazione, che non ne ha passata una alla truppa tambelliniana e che, adesso, vuole giustamente dire la propria in vista della prossima tornata elettorale.
Qualcuno è convinto che Santini stia seriamente pensando a ricandidarsi a sindaco, in una sorta di nuovo assalto al palazzo d'Inverno. All'epoca era in forza alla redazione lucchese del giornale fiorentino, oggi lo è a Viareggio. La sostanza non cambia, stiamo parlando, comunque, di un giornalista che potrebbe scendere in lizza per una tornata politica. Sicuramente Santini deve averci pensato su e magari, nelle sue notti più o meno insonni - ma sappiamo che, fortunatamente, dorme bene e senza problemi - immaginato anche come sarebbe la sua corsa. Ma alla fine dei conti, non oserà ripresentarsi alle elezioni come candidato unico del centrodestra sia perché dovrebbe riscuotere l'appoggio di tutta la coalizione e non è cosa semplice e scontata sia, in particolare, perché non può rischiare, a nostro avviso, di perdere una seconda volta con tutto quel che, anche professionalmente ed economicamente, ne conseguirebbe.
Remo Santini, statene certi, continuerà a fare quello che ha sempre fatto, il giornalista, Essendo un classe 1966, alla pensione gli manca ancora parecchio, scivoli permettendo, ma nel suo caso, anagraficamente parlando, più che uno scivolo si tratterebbe di una vera e propria discesa libera, impensabile al momento.
Questo, però, non vuol dire che non abbia intenzione di partecipare alla partita di poker sedendosi al tavolo delle trattative. Vuole e ha ragione, dire la sua in vista della tornata elettorale e ne ha il diritto. Nessuno, questa volta, glielo può contestare. Sicuramente, se conosciamo l'uomo, ruoli di secondo piano gli starebbero e, in genere, gli stanno stretti. La sua ambizione, almeno fino allo schiaffo del 2017, era conosciuta e manifesta. L'inciampo è stato di quelli che fanno male, ma il carattere non si cambia.
Le tentazioni sono fatte per mettere alla prova l'essere umano e quando arrivano, spesso all'improvviso e senza nemmeno chiedere permesso, diventano devastanti anche se attraenti. Cedervi non è un peccato, casomai una necessità e la soddisfazione di un desiderio. Rinunciarvi, una prova di fermezza o, come direbbe qualcuno, di saggezza che, in genere, aumenta con l'età.
Noi, come abbiamo sempre pensato e detto, di fronte a una tentazione non avremmo dubbi: se ci si tuffa, si lascia indietro il salvagente altrimenti si resta dove siamo e nessun rimpianto. Ecco, crediamo che Santini eviterà il tuffo o, quantomeno, ne diminuirà, di parecchio, il coefficiente di difficoltà. Del resto sbagliare è umano, perseverare nell'errore e nel rischio è da aspiranti suicidi. Comunque vadano le cose, tuttavia, il leader di SìAmo Lucca ha dimostrato senza se e senza ma di meritare credibilità e fiducia e questo, in un mondo dove nessuno vuole patire, ma soltanto godere, è merce rara e apprezzabile.
Al posto di Mario Pardini ne terremmo conto, ma a quello di Remo Santini... pure.
P.S. Dimenticavamo. Attualmente Santini è caposervizio a Viareggio dove il sindaco è Giorgio Del Ghingaro, con cui il Nostro ha avuto, in passato quando lavorava alla Nazione a Lucca, un rapporto burrascoso anche se adesso, dicono, è idilliaco o quasi. Ebbene, cosa accadrebbe se, come pare, Giorgione dovesse candidarsi a sindaco di Lucca? Santini riuscirebbe a trovargli dei difetti e ad attaccarlo come accadde per Tambellini?