Lavori pubblici e burocrazia semplificata: la ricetta per la ripartenza dell’Italia passa anche da qui. Lo sostiene il sindaco di Lucca, Alessandro Tambellini, in una lunga e dettagliata lettera inviata al Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Paola De Micheli, e al Ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli.
“Al di là delle norme emergenziali, previste nell’ambito appunto dei lavori pubblici fino al 31.07.2020, a causa della disastrosa epidemia in corso per il Covid-19 - sostiene Tambellini -, ritengo che la ripresa economica del Paese passi da una coraggiosa semplificazione dell’intero nostro sistema burocratico e amministrativo, e nello specifico, da una audace semplificazione normativa di tutto ciò che riguarda i lavori e i contratti pubblici. Al di là della fase emergenziale, infatti, senza una riformulazione molto semplificata del sistema normativo dei lavori pubblici non ci sarà ripresa. E sappiamo quanto l’insieme dei lavori pubblici contribuisca alla formazione del prodotto interno lordo e quindi alla creazione di lavoro reale, vero, diffuso, oltre che all’infrastrutturazione e alla messa in sicurezza del territorio di cui abbiamo estremo bisogno, come dimostra anche l’ultimo, spiacevole fatto, che ha riguardato il ponte di collegamento tra Santo Stefano Magra e Albiano Magra”.
Esemplari in tal senso sono alcune vicende e alcune lungaggini burocratiche che hanno rallentato, e neanche poco, i lavori pubblici anche nel Comune di Lucca. “Compito dell’azione politica è reperire le risorse e garantire il personale per il loro utilizzo - spiega -. Ma dall’assegnazione delle dotazioni non può trascorrere un tempo indefinito per l’inizio dei relativi lavori. Dopo un duro lavoro di stabilizzazione della tenuta finanziaria del mio Comune, oggi siamo nella condizione di assegnare al piano triennale dei lavori pubblici risorse di una certa importanza, che, tuttavia, per la complessità degli adempimenti richiesti dal quadro normativo di riferimento rischiano di non poter essere impegnate.
Il Codice dei Contratti Pubblici ha aggiunto tali e tanti limiti e complicazioni procedurali da rendere estremamente lunghi i tempi di qualsiasi intervento; né il cosiddetto “Sblocca Cantieri” apporta modificazioni tali da rassicurare per il futuro. È a mio parare da eliminare completamente, ad esempio, l’ipotesi di scegliere i commissari di gara tra gli esperti iscritti all’albo Anac, ipotesi ora rinviata al 31.12.2020, secondo quanto previsto nell’articolo 77, comma 3, appunto dello “Sblocca Cantieri”.
Ci sono poi le cosiddette attestazioni SOA, ovvero le certificazioni che attestano nei soggetti esecutori dei lavori pubblici gli elementi utili di qualificazione comprovanti la capacità dell’impresa di sostenere appalti pubblici. Ebbene, pur con le certificazioni SOA tecnicamente in ordine, su di un lavoro fondamentale per il Comune di Lucca (il recupero di parte dell’ex Manifattura Tabacchi) per un valore intorno ai 13 milioni di euro, si sono registrati ben due fallimenti in successione per le imprese appaltatrici, con gli esiti che si possono immaginare in termini di rapporti con i curatori fallimentari, ricorso al Tribunale delle Imprese, nomina di CTU, eccetera. Risultato: un intervento di restauro di cui si parla dal 2009, undici anni dopo è ben lontano dall’essere concluso. E che dire dei pareri tecnici a carico degli enti di controllo che, in molti casi, è possibile attendere per mesi: tempi che possono raddoppiarsi nel caso che il penultimo giorno utile, stabilito dalla norma, dall’ente proposto sia richiesta una qualsiasi integrazione. Il nostro sistema, così sovraccarico dal punto di vista normativo e procedimentale, lascia ben comprendere le ragioni per cui l’Italia non riesce ad usare pienamente i Fondi Europei, i quali prevedono dalla progettazione all’acquisizione di pareri tecnici, dalla messa a gara all’esecuzione dei lavori fino alla rendicontazione, un arco temporale di sei anni”.
Il sindaco propone quindi al Governo tre proposte, che potrebbero sbloccare molte situazioni e rivelarsi utili soprattutto per costruire la ripartenza del Paese. “La prima: sulla base dell’attuale sistema, qualsiasi impresa può di fatto partecipare e vincere una gara per l’assegnazione dei lavori pubblici - conclude Tambellini -. Il più delle volte il contenzioso tra la stazione appaltante e la ditta appaltatrice è immediato, con sollevazioni di “riserve” e altre contestazioni. Gli enti - in questo caso parlo dei Comuni - hanno bisogno di appaltare a imprese che garantiscano risultati certi su basi progettuali ben definite. È ragionevole pertanto che siano privilegiati gli appalti con le imprese del territorio la cui affidabilità è comprovata, imprese che, oltretutto, hanno tutto l’interesse a mantenere il rapporto di fiducia attraverso la qualità del lavoro svolto nei tempi assegnati.
La seconda proposta: stante la situazione emergenziale in atto e la doverosa velocità di intervento dell’Ammistrazione, è altresì ragionevole alzare a 100.000 euro la soglia minima dell’affidamento diretto, per garantire la semplificazione e l’efficacia dell’azione amministrativa, in termini di tempo utile a investire il finanziamento sul territorio, senza essere costretti ad artificiose e complesse procedure di rotazioni, manifestazioni di interesse, verifiche requisiti, che, comunque, non garantiscono, per quanto sopra detto, l’Amministrazione. La terza proposta: ritengo inoltre che lavori per importi fino a un milione di euro possano essere rivolti a gara alle imprese che operano nell’ambito del territorio provinciale. Questo garantirebbe, tra l’altro, una ripresa di attività dei territori di cui ci sarà ben presto estremo bisogno”.
“Per quanto riguarda possibili meccanismi corruttivi, così tanto temuti, e giustamente, nel nostro Paese, ritengo che quando la corruzione sia accertata si debba intervenire con il massimo dell’inflessibilità e della durezza. Senza la moralizzazione della nostra vita pubblica non avremo credibilità a nessun livello”.