Riceviamo e volentieri pubblichiamo - e rispondiamo - l'intervento con annessa riflessione personale inviatici dal consigliere comunale del partito democratico Gianni Giannini a proposito di un titolo non gradito:
Egregio Direttore,
Essendo la pubblicità comparativa non prevista neanche per le campagne pubblicitarie di prodotti di consumo, rispondere ad affermazioni volutamente fuorvianti diventa obbligo di chiarimento politico, ed i giornali che lo riportano, credo non debbano arrogarsi libertà intellettuale per indirizzare con un titolo la riflessione negativa del lettore.
Questo è quello che il vostro giornale (La Gazzetta di Lucca) ha fatto in scempio di qualunque regola deontologica pubblicando la risposta della consigliera Vietina.
Caro Giannini,
sotto il profilo formale lei non ha tutti i torti, ma avrà imparato leggendo, quel poco o quel tanto non importa, le Gazzette e quella di Lucca in particolare, che a volte per chi scrive la forma non basta a rendere la sostanza e, nell'articolo in oggetto, la sostanza, a nostro avviso, era quella del solito, stucchevole, ennesimo e inutile attacco alla figura di Fabio Barsanti, alla sua presunta ignoranza e non conoscenza storica e, indirettamente, al suo immancabile essere un fascista del terzo, quarto o quinto millennio non importa.
Lei sa, caro Giannini, come io non abbia alcuna simpatia per le dittature, rosse o nere, ma anche gialle e che non sopporti alcun tipo di imposizione se non motivata da una enorme prova di intelligenza e razionalità. Se fossi, quindi, nei panni di Fabio Barsanti, ma, come sa, non ci sono, avrei spesso risposto alle strumentali accuse in maniera molto, ma molto meno educata di quanto, raramente, ha fatto lui.
Il titolo voleva sottolineare che ancora una volta non si perdeva occasione per rompere i coglioni a Fabio Barsanti. E basta, e basta... La sinistra si faccia una ragione che questo fascista che a noi, tutto sommato, non fa granché paura nemmeno se indossasse la camicia nera senza una piega, è un amministratore regolarmente e legalmente eletto da una fetta più o meno robusta di cittadini lucchesi che hanno lo stesso diritto di scegliere che avete voi e che hanno i vostri elettori verniciati di rosso anzi, ultimamente soprattutto di rosso tendente al fucsia.
Anni fa, una giornalista di quelle che piacciono tanto a lei, da Viareggio, lesse un titolo analogo: "Arrestato marocchino.... etc etc. è nova" e ci denunciò all'ordine professionale per violazione delle regole deontologiche di questa (sic) professione a senso unico grazie alla vostra dittatura del Pud. L'ordine le diede torto e lei non ebbe nemmeno il coraggio di avvisarci che aveva presentato l'esposto. Perché non prova a farlo anche lei? Ci sta che le vada meglio.
La Gazzetta è questa, non riceve contributi da enti pubblici, vive con la pubblicità che ricava andandosela a cercare - il sottoscritto anche se giornalista non se ne vergogna checché, deontologicamente, sia criticabile e inconcepibile a certi livelli - e non obbliga nessuno a scrivere quel che dovrebbe scrivere né tantomeno qualcuno a leggere ciò che non vuole leggere. A casa propria ognuno fa quel che vuole, padronissimi, gli altri, di non entrarci.
Un'ultima osservazione: per dieci anni o poco meno la giunta e tutti i consiglieri comunali del suo partito e della sua coalizione che hanno governato il comune di Lucca si sono rifiutati di parlare con la Gazzetta di Lucca. Ora, secondo lei che mi sembra persona dotata di un minimo di acume e oggettività, quanta violazione non tanto e non solo delle regole deontologiche del buon amministratore pubblico, ma del buonsenso e della democrazia, è stata commessa?
Quindi, prima di aprire bocca, pardon di prendere la penna e scrivere, perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?