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Giovedì 31 Ottobre 2024
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Scritto da Michele Belfiore
Vite reali
01 Febbraio 2024

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L'avvocato Anna Leone è componente dell'osservatorio nazionale violenza e suicidi. Criminologa con pluriennale esperienza, partecipa come opinionista a svariate trasmissioni televisive sulla cronaca nera. Ha rilasciato una lunga intervista esclusiva a La Gazzetta di Lucca sui casi di cronaca più efferati e irrisolti. Tutta da seguire.  

Strage di Erba, revisione per un nuovo processo per Rosa Bazzi e Olindo Romano. Anche Azouz Marzouk che ha perso in quella strage un figlio e la moglie, ha dichiarato: «Furono killer professionisti e non i coniugi Romano" Lei cosa ne pensa? 

La mossa del sostituto procuratore di Milano Cuno Tarfusser ha pochi precedenti nella storia della giustizia italiana, proprio per il significato sostanziale che ha il deposito del suo atto alla Procura Generale. In poche parole è come se la magistratura  si stesse interrogando sulla sua stessa condotta. La richiesta di revisione presentata dal magistrato, prima che lo abbia fatto l'avvocato difensore delle parti, è già un evento più unico che raro. Nella sua relazione il sostituto procuratore generale di Milano ha firmato  proprio una critica al modo in cui sono state condotte le indagini e a come nei giudizi di merito sono state valutate le tre prove regine di questo processo: dalla macchia di sangue sul battitacco dell'auto di Olindo, alle confessioni dettagliatissime e sovrapponibili, come scrisse la Corte d'assise di Como. Già i giudici dell'appello di Milano  dovendo giustificare i resoconti deliranti di Rosa Bazzi  e i 243 errori di Olindo, dovettero constatare che erano piene di versioni non credibili e numerose inesattezze. Ma lo attribuirono all'intenzione della coppia di lasciare aperta una porta aperta alla futura ritrattazione. Passando poi per la testimonianza dell'unico sopravvissuto, Mario Frigerio e a quel riconoscimento tardivo del suo aggressore. Mario Frigerio non ha collocato mai , Rosa Bazzi , sulla scena del crimine, ha sempre parlato esclusivamente di Olindo seppure tardivamente. In una prima fase Frigerio, ha fatto un identikit del killer , completamente diverso da Olindo Romano: lo descrive più alto di 10 cm e carnagione scura. Tutto l'impianto accusatorio, secondo Tarfusser , sarebbe viziato da errori. Pertanto,  alla luce delle nuove capacità investigative, possono essere approfonditi, con il contributo della scienza, a nuovi elementi e testimoni i profili di responsabilità che i giudici hanno riconosciuto in capo ad Olindo Romano e Rosa Bazzi. D'altra parte, proprio la Suprema Corte di Cassazione ha scritto : " sul caso si addensano numerosi dubbi e aporie" Cioè domande senza risposta. Sono frasi sconvolgenti per una condanna all'ergastolo, per uno Stato che ha inserito nel proprio ordinamento la colpevolezza solo quando questa va oltre ogni ragionevole dubbio e l'aporia sicuramente è una domanda che non conosce risposta e quindi non è un ragionevole dubbio, è ben altro che un ragionevole dubbio. Le possibilità di soluzione risultano annullate in partenza dalla contraddizione. Siccome Rosa è mancina, tale dettaglio, costituisce un clamoroso indizio di responsabilità, poiché secondo l'autopsia il bambino fu sgozzato da un mancino. Per quanto sia grottesco considerare che il fatto di essere mancini  possa essere un indizio, tale versione non risulta dalle relazioni autoptiche che  invece descrivono l’autore del delitto del bambino, come un destrimano. Ci si chiede come facciano 26 giudici a sbagliare. Per ogni errore giudiziario in Italia (e di errori l’ Italia è piena), hanno sbagliato un numero equivalente di giudici, se non di più, se non decine di giudici. 

Trieste, il giallo di Liliana Resinovich: disposta la riesumazione della salma. Omicidio o suicidio? 

Ogni volta che mi viene affidato un caso sono abituata a partire da quelli che sono elementi certi ed oggettivi. Secondo quanto dichiarato dal medico legale incaricato all’esito dell'esame autoptico sul cadavere di Liliana: "Non sono stati rilevati traumi da mano altrui atti a giustificare il decesso". Sono chiari tutti gli aspetti centrali sulla morte di Liliana: la causa,  l’epoca e i mezzi. Liliana Resinovich è morta per un "scompenso cardiaco acuto" , l’epoca della morte è da collocare tra il 2 e il 3 gennaio per mezzo di sacchetti di plastica. Liliana quindi, quella mattina del 14 dicembre 2021 sarebbe uscita di casa con passo certo, ha buttato la spazzatura e poi sarebbe andata ad uccidersi, in un parco, infilandosi due buste della spesa sulla testa per poi “nascondersi” in due sacchi e lasciarsi morire così? Un’ipotesi che a mio avviso sembra mal conciliarsi, emerge il profilo della donna, attraverso le testimonianze delle persone che la conoscevano : "una donna piena di progetti, precisa, con un grande senso del dovere, estremamente metodica e legata al suo contesto familiare di origine". Dovendo effettuare una profilazione della vittima, attraverso un’autopsia psicologica, per quella che è la mia esperienza in questo settore, risulterebbero scarsi gli elementi di compatibilità con un proposito autolesivo. Ritengo plausibile che Liliana, possa essere rimasta con qualcuno, per diversi giorni fino al 2/3 gennaio. Una discussione particolarmente animata potrebbe averle causato un malore. Questo soggetto, impaurito dall’idea di avere conseguenze, avrebbe allora inscenato quello che tutti sappiamo : la testa chiusa in due buste di plastica, il corpo in due sacchi da rifiuti.

Persona scomparsa, Alessandro Venturelli: dopo tre anni nessun ritrovamento. Secondo lei quali sono gli errori più gravi in questa vicenda e cosa bisognerebbe fare?  

il fenomeno delle persone scomparse è un vero problema sociale. Se guardiamo ai numeri esorbitanti riportati dall’Ufficio del Commissario straordinario del Governo per le persone scomparse (circa 56 mila persone scomparse in Italia ancora da ritrovare) e soprattutto alla fascia di età più coinvolta dal fenomeno che è quella dei minori( circa 26 mila). La sparizione di Alessandro Venturelli, somiglia, alla storia di migliaia di persone scomparse nel nulla, senza motivo e senza lasciare alcuna traccia. Un vero mistero che si tinge di errori,  ritardi e burocratismi. La consapevolezza dell’importanza cruciale rivestita dai primi momenti, che seguono ogni scomparsa,  è uno degli elementi alla base, di una possibilità concreta per risolvere il fenomeno atteso, il fattore tempo può essere sicuramente determinante ai fini del rintraccio. Per tale ragione, sia di particolare importanza, la formazione del personale delle Forze di polizia chiamato ad intervenire nei casi di scomparsa, formazione che deve necessariamente tener conto, anche delle particolarissime condizioni in cui vengono a trovarsi i familiari e delle loro esigenze di assistenza e sostegno psicologico. Da qui suggerisco una riflessione: c'è qualcosa che non va nell'organizzazione e nel coordinamento delle ricerche di una persona scomparsa? Mancano risorse e figure specializzate anche tra gli inquirenti e le forze dell'ordine?.

Il giallo di Rimini: omicidio Pierina Paganelli. Da mesi, aspettiamo una svolta, ma al momento tutto tace. Una sua congettura?

La prima riflessione che mi viene in mente, alla luce della ricostruzione non ufficiale dei fatti,  è che l'autore dell'omicidio non può aver agito da solo. Per assicurarsi che nessuno potesse passare dal luogo dell’omicidio , qualcuno deve aver tolto la corrente all'ascensore e qualcuno, soprattutto, deve aver fatto da palo. Quindi gli autori materiali a mio avviso, devono essere per forza due. Un soggetto ha ucciso materialmente la donna , l'altro complice osservava come una sentinella. Il profilo che emerge della povera Pierina , attraverso le testimonianze dei conoscenti, figli e vicini di casa, la descrivono:  "Una persona per bene, senza scheletri nell’armadio, soprattutto non aveva detrattori".  L’unico movente possibile a mio avviso è il fatto che Pierina era l’unica persona a conoscenza della relazione clandestina tra Manuela , sua nuora , ed il senegalese Luis,  pertanto doveva essere messa a tacere per sempre. Guarda caso, l’omicidio si compie il giorno prima che il figlio Giuliano, venisse dimesso, dopo una lunga degenza  dall’ospedale e tornasse a casa. Probabilmente Pierina avrebbe rivelato a suo figlio l’adulterio e probabilmente  questo avrebbe compromesso il matrimonio di Manuela  e sarebbe stato causa di addebito di separazione con la conseguente perdita per Manuela del diritto al mantenimento. Inoltre non dimentichiamo un fatto, Pierina e  Manuela facevano parte di una comunità religiosa tutt’altro che transigente da questo punto di vista. Quindi, se Pierina avesse svelato la relazione extraconiugale, Manuela avrebbe ottenuto oltre il danno anche la beffa. La seconda riflessione riguarda il presunto alibi precostituito da Manuela e suo fratello Loris:  dicono e raccontano di aver cenato insieme in casa di Manuela, mentre la povera Pierina veniva uccisa.  Guarda caso,  questa circostanza riescono a dimostrarla attraverso delle foto scattate alle ore 22:51 quindi proprio nel momento in cui si presume, la vittima abbia perso la vita. Anche la posizione in cui vengono scattate queste foto è inquietante,  ricorda esattamente la posizione in cui il giorno dopo Pierina viene ritrovata priva di vita da Manuela che però, stranamente, nell’immediato non la riconosce.
Certo, le tracce biologiche che erano state prelevate sulla scena del crimine e sul corpo di Pierina non pare appartengano a nessuno dei principali indiziati ma ad una persona completamente estranea. Questo non mi meraviglia perché ritengo che i mandanti di questo delitto siano soggetti diversi dall’esecutore materiale. È un reato premeditato e pianificato nei dettagli. 

Scopriremo mai la verità sul caso di Emanuela Orlandi? 

il caso di Emanuela Orlandi rappresenta sicuramente il cold case  italiano per eccellenza. Ci si chiede se a distanza di quarant'anni, si possa ancora far luce sul rapimento di Emanuela Orlandi. Ecco, mi piace parafrasare una delle frasi pronunciate negli ultimi anni da Papa Francesco che ricordava che le ferite non vanno mai in prescrizione. Sicuramente ciò che rappresenta la novità in questo momento è il fatto che per la prima volta il Vaticano abbia ufficializzato l'apertura di un'inchiesta su  questo caso e proprio a pochi giorni dai funerali di Papa Ratzinger. La storia e l'esperienza  mi insegnano che negli scenari criminali, le coincidenze non sono mai tali. Mi piace sottolineare la parola ufficialmente, perché in realtà numerosi sono stati gli indizi che invece portano a ritenere che un fascicolo presso il Vaticano era stato già aperto, in maniera ovviamente ufficiosa e non ufficiale. Questo lo hanno testimoniato più volte i fatti. Innanzitutto,  ricordiamo che il maggiordomo di Papa Ratzinger in un incontro con Pietro Orlandi, gli ha riferito appunto di aver visto sulla scrivania di Papa Ratzinger un fascicolo, ma che poi non aveva avuto il coraggio di fotocopiare, quindi di  trasferirlo a Pietro.  Un'altro dato importante è la convocazione fra il 2011 e il  2012 da parte di Papa Ratzinger del maestro di musica di Manuela Orlandi,  al quale Ratzinger rivolse numerose domande per ricostruire le  ultime ore prima della scomparsa di Emanuela. In quarant'anni il materiale istruttorio raccolto, ricordiamolo soltanto dalla magistratura italiana, ha portato a due archiviazioni:  la prima nel 97, quando si stava seguendo specificamente la pista del sequestro internazionale e poi con la riapertura delle indagini nel 2005 e fino al 2016 quando  è stata seguita la pista della banda della Magliana. Effettivamente la pista della pedofilia non è stata mai scandagliata dalla magistratura italiana. Se ne è sempre parlato, vox populi, ma in realtà la magistratura non se n'è mai occupata esattamente. Io ritengo che la pista da dover seguire sia proprio quella della pedofilia. 

Se possibile, una cosa mai detta, che vuole raccontare in esclusiva alla Gazzetta? 

Vorrei fare una prima considerazione preliminare: l'Italia rispetto ad altri paesi non ha nulla da invidiare in quanto al numero di cold case. Molte volte questo numero viene taciuto proprio per evitare che si possa pensare di poterla farla franca. Alcuni criminologi no profile sostengono che non esista il delitto perfetto, ma piuttosto esiste l'indagine imperfetta. Esattamente come nel caso  dei “Fidanzati di Policoro”. Un caso di cui mi sto occupando e per il quale ho presentato istanza di riapertura delle indagini alla Procura di Matera.  Trentacinque anni fa il corpo esanime di Luca Orioli, assieme a quello di Marirosa Andretta, fu ritrovato nel bagno della casa di famiglia di lei. Le infinite illegalità perpetrate a discapito della verità e a vantaggio di tutte le menzogne, gli intrighi, gli inganni, le omissioni, i depistaggi, le perizie false neppure protocollate, la sparizione subito dopo dei negativi delle foto di quella notte, hanno portato la  Procura di Matera ad archiviare il caso nel 2012 identificando come causa della morte dei due ragazzi il monossido di carbonio fuoriuscito da uno scaldabagno.
Lo stesso medico legale che nel 2012 aveva sentenziato la morte accidentale dei due ragazzi per monossido di carbonio, ad Aprile del 2023 in una trasmissione televisiva ha affermato: "Quel quantitativo di monossido non poteva far morire due persone”. Una contraddizione che si aggiunge a tante altre ma che ha un peso ed un valore determinante. Di questo caso se ne è occupato anche l’ex magistrato Luigi De Magistris  poichè nel 2004 era sostituto procuratore della procura di Catanzaro che, ai sensi dell'articolo 11 del codice di procedura penale , aveva competenza per i procedimenti riguardanti i magistrati della procura di Potenza. De Magistris stava svolgendo in quel momento un'indagine così definita “Toghe Lucane” e in queste indagini c'era entrato il caso, oltre che di Elisa Claps, anche dei due fidanzatini di Policoro.  Luigi de Magistris aveva in qualche modo scovato delle condotte criminose  da parte di magistrati, di politici che in qualche modo le vedevano legati a questa vicenda. Luigi de Magistris ha dichiarato che proprio quando lui era arrivato alla chiusura delle indagini, quindi nel 2008 e stava per notificare il rinvio a giudizio per alcune persone per cui aveva individuato evidentemente delle responsabilità per la morte dei due ragazzi,  archiviata come una morte accidentale, quindi aveva ipotizzato un doppio omicidio,  proprio veniva trasferito d'urgenza alla procura di Napoli e il magistrato subentrato a lui aveva deciso di archiviare nuovamente le indagini. Ritengo che la mamma di Luca, Olimpia, meriti un riparo al dolore provato in tutti questi anni, un dolore senza fine, senza legge, senza giustizia.                                     

Il mostro di Foligno, Luigi Chiatti, potrebbe uscire a breve dal carcere. Violentò e uccise brutalmente due bambini. La gente comune è scandalizzata dalla possibile scarcerazione. Il suo pensiero?

La liberazione di Chiatti sarebbe il risultato di una giustizia che in Italia non funziona, di una certezza della pena che in Italia non esiste. Un soggetto che ha ucciso due bambini e ha dichiarato che uscendo dal carcere potrebbe rifarlo, non può e non deve ritornare libero. Uno degli psichiatri ,su incarico del Tribunale,  firmarono la prima perizia a Luigi Chiatti, ha dichiarato che non guarirà mai. Si tratta di disturbi che possono solo essere attenuati dai farmaci. Se dovesse uscire, il servizio sanitario sarebbe in grado di seguirlo per il resto della vita, accertandosi che prosegua sempre le cure che gli sarebbero sicuramente prescritte? Io ho seri dubbi e spero fortemente che Liugi Chiatti rimanga in carcere a vita.

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