Riceviamo e pubblichiamo questa lettera di ringraziamento all'arcivescovo di Lucca Paolo Giulietti, scritta dai comitati toscani del Family Day, in merito alle parole sul ddl Zan.
"I Comitati toscani del Family Day ringraziano l'Arcivescovo di Lucca Mons. Paolo Giulietti per le pacate ma ferme parole rivolte ai cittadini della sua diocesi in merito alle gravi problematiche insite nel DDL Zan in fase di discussione alle Camere nel quale sono previste nuove ipotesi di reato che, prescindendo da qualsiasi concreta condotta offensiva verso uno o più soggetti determinati, sanzionano anche meri giudizi o convinzioni etiche o religiose su temi quali la famiglia o la morale sessuale.
Per esempio, chiunque affermi che un bambino abbia bisogno di una mamma e di un papà o che la famiglia è soltanto quella fondata sul matrimonio di un uomo e di una donna, potrebbe essere perseguito penalmente in quanto colpevole di "discriminare" chi si trovi in una diversa situazione e si senta perciò offeso.
Autorevoli giuristi, anche non cattolici, hanno espresso gravi perplessità su questo DDL perché in contrasto con il diritto costituzionalmente garantito di manifestare liberamente il proprio pensiero.
Comprensibile, pertanto, l'invito a tutti dell'Arcivescovo ad una riflessione pacata ma in totale libertà e verità nella speranza che si possano affrontare temi delicati come questi senza pregiudizi ideologici e sempre nel rispetto di tutte le persone.
Al tal riguardo, si vuol ricordare che in Italia, dal 2010 al 2017, i casi rilevati dall'OSCAD (Osservatorio per la Sicurezza contro gli Atti Discriminatori) che fa capo al Ministero dell'Interno come di possibile rilevanza penale (nel senso che non vi è stato alcun accertamento giudiziario) sono stati in tutto 149 (tra cui 110 casi riguardanti ingiurie, diffamazione e calunnie). Nel 60% dei casi le segnalazioni sono attribuibili a motivazioni legati all'etnia e alla razza, nel 18% dei casi a motivi di carattere religioso, solo nel 13,5% dei casi il motivo concerne l'orientamento sessuale, per arrivare all'1% dei casi in cui la discriminazione riguarda la cosiddetta "identità di genere".
Tali numeri dicono chiaramente che non vi è alcuna emergenza "omofobica" in atto ma, evidentemente, una azione pressante da parte di una potente lobby che vuole a tutti i costi una legge (e lo vuole proprio in un momento come questodi estrema sofferenzaper i milioni di nuovi poveri creati dal lockdown per la pandemia) senza neppure affrontare un reale e sereno dibattito sulle sue possibili nefaste conseguenze, alla luce dei segnali inquietanti provenienti da altri paesi (es. Spagna, Canada, U.K.) in cui sono stati processati e condannati alti uomini di Chiesa, educatori, padri di famiglia, ecc., solo per aver pubblicamente manifestato e difeso le proprie convinzioni etiche o religiose in cui credevano".