Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa critica che è anche una riflessione inviataci da un esercente un'attività di ristorazione a proposito dei fatti di Porta dei Borghi:
Buongiorno direttore,
le scrivo in merito all'ultimo articolo scritto da lei Covid-19, la paura ci ha annebbiato il cervello: siamo diventati tutti pecore e piccioni".
Sono proprietario di un piccolo bar/ristorantino, quindi (come dice lei) faccio parte di quella categoria sfigata, massacrata, sbeffeggiata, bandita e umiliata da questa presunta pandemia.
Mi rivolgo a lei (mi scuso anticipatamente della mia non perfetta calligrafia), perché non sono d'accordo e mi sento anche un po' "offeso" da una frase che lei ha scritto.
La frase in questione è quella dove lei paragona i giovani ai ristoratori/proprietari di bar ecc. Essere paragonato a giovani che soffrono (mentalmente) perché non possono uscire di casa, socializzare e interagire con i coetanei mi sta bene (e parlo di ragazzi Under 18), ma essere paragonato a ragazzi (Over 20 e quindi non più adolescenti) che hanno fatto quello che hanno fatto lo scorso venerdì non Mi Sta Bene.
Queste persone non hanno avuto alcun rispetto per la mia categoria di ristoratori/proprietari di bar ecc.
Hanno fatto tutto ciò che non è possibile fare in questo momento, fregandosene di tutto e di tutti.
Invece NOI, rispettando le regole e soprattutto la nostra clientela abbiamo dovuto chiudere a cena, diminuire i posti a sedere, e adeguare i nostri locali alle norme anti-Covid, spendendo soldi che non abbiamo.
E lei ci paragona a questi ragazzi?
MI SCUSI MA NON MI STA BENE.
Magari avrebbe potuto scrivere..
"Possiamo paragonare i giovani, MA NON QUELLI CHE HANNO FATTO QUELLO CHE HANNO FATTO LO SCORSO VENERDÌ, ai ristoratori, ai titolari di bar o ai proprietari delle agenzie di viaggio, delle piscine, delle palestre, degli impianti e delle società sportive?".
La ringrazio anticipatamente.