Lei è uno scrittore con diverse pubblicazioni a suo nome, come riesce a trovare l'ispirazione?
Sono sempre stato convinto del fatto che scrivere di se stessi per parlare e raccontare agli altri sia una delle più grandi fortune che la vita possa regalarci. Certo, a patto che si sia capaci di farlo, s'intende! Tante sono le cose che mi accadono e le persone che ho la fortuna o sfortuna di incontrare nella vita di tutti i giorni, ciascuna di queste può rappresentare per me una fonte di ispirazione. Che si tratti di una poesia, di un racconto breve, di una canzone o di un romanzo, la realtà che mi circonda, soprattutto quella personale, è per me un vasto universo che offre miliardi di galassie da cui poter attingere e che lasciano scattare in me una scintilla. Sono sempre alla ricerca di nuove esperienze e sensazioni, puntualmente scopro qualcosa che riesce a sorprendermi.
Quando un suo libro viene pubblicato da una casa editrice, che emozioni prova?
Senza ombra di dubbio mi ritengo soddisfatto e orgoglioso perché significa che ho fatto un buon lavoro, ma prima di ogni altra cosa sono contento di poter condividere con i lettori l'immenso viaggio che è stato per me quel libro. Alle volte non è facile mettere nero su bianco i mille pensieri che mi frullano per la testa o le emozioni che scaldano il mio cuore, però alla fine mi affido alle pagine, mi apro alla scrittura e la seguo ovunque questa mi porti.
Lei ha ricevuto , il premio europeo ST. Oscar della moda per il testo letterario "L'amore dietro ogni cosa". Le sue sensazioni?
Un riconoscimento molto gradito e allo stesso tempo inaspettato, un po' come il più prezioso regalo di Natale che nessuno potrebbe mai pensare di ricevere. La giuria tecnica dell'evento, presieduta da Steven G. Torrisi, direttore artistico della rassegna, da Alviero Martini, presidente onorario, ha voluto premiare "l'amore dietro ogni cosa": per il coraggio e merito di chi dà voce e forma alle proprie idee. In effetti, questo è il libro al quale mi sento più legato proprio perché, più di ogni altro, mi rappresenta. E a dirvela tutta, ha persino avuto più vite di me! Nato come raccolta antologica di racconti sull'amore, è divenuto uno spettacolo teatrale per la regia di Guido Del Vento in concorso al "Roma Fringe Festival 2019", un disco per la new music group, il primo al mondo ad essere completamente concepito da un libro e presto anche un film per il grande schermo a cura del regista Carlo Fenizi. Insomma, un'opera in continua evoluzione e un Guinness World Record di cui vado veramente fiero.
Ci parli del suo ultimo libro: "L'irriverente - cose di questo e qualche altro mondo".
E' il secondo capitolo di una dissacrante ed esilarante trilogia incentrata sul mondo dello show business e i suoi beniamini. Il primo è stato "No Maria, io Esco!", scritto a quattro mani con Tina Cipollari e il terzo tornerà nuovamente a firma di entrambi con il titolo "Business". L'Irriverente nasce sulla carta stampata, ma con il tempo si è ritagliato anche un suo piccolo spazio in Tv. È il protagonista dell'omonimo testo letterario, ma non si tratta di un vero e proprio personaggio fittizio. Anzi, è il mio alter ego, parte di me tanto quanto io lo sono di lui, quel lato di me stesso che riesce dove io fallisco. È un opinionista atipico che non ha paura di dire ciò che pensa, perfino a costo di risultare impopolare. Una voce fuori dal coro a cui piace punzecchiare i Vip che circolano in televisione e smascherare i teatrini del patinato panorama dello showbiz con quel pizzico di spietatezza che non guasta mai. Che dire, qualcuno che fino ad ora non si era mai visto!
Il suo libro "La vedova d'amore" cosa vuole trasmettere ai suoi lettori?
Mi piace sperimentare più generi e stili differenti. Con "La vedova d'amore" ho voluto riportare alla luce un'antica leggenda di cui si sono perse quasi del tutto le tracce. Si tratta di una favola nera tra sogno e realtà che prende vita sullo sfondo dei monumentali giardini di ninfa e le sue rovine, tra i paradisi naturali incantati e il fiumiciattolo silenzioso che scorre lento, il cui carattere fortemente psicologico ne stravolge la trama. La protagonista, infatti, tesse nell'assoluto silenzio una trama di cui finisce vittima e carnefice allo stesso tempo, sacrificando, non volendo, ciò che da sempre aveva sperato. Credo sia uno dei romanzi più difficili che abbia scritto, ma vi assicuro che vale davvero la pena di leggerlo.
C'è qualcosa di cui non ha mai parlato che vorrebbe rivelare a La Gazzetta?
Ci sarebbero tante cose da dire, ma se ce n'è una di cui non ho mai fatto parola è del mio desiderio, da bambino, di voler diventare sacerdote. Quando ero piccolo, facevo le elementari all'istituto di suore del Sacro Cuore di Gesù a Latina. Non era un ambiente facile, le monache erano piuttosto severe e ci costringevano ogni settimana a sottoporci alla confessione, sebbene non abbia mai capito cosa avesse da confessare un bimbo che vive nell'ingenuità. Comunque, è proprio lì che nacque quella che poi non si è rivelata essere la mia vera vocazione. Volevo ad ogni costo andare a fare le scuole medie all'Istituto San Bernardo dell'Abbazia Cistercense di Casamari per diventare prete. Ricordo che mia madre non era favorevole e, mentre i miei coetanei piangevano perché i genitori li portavano in collegio o nei seminari, io mi disperavo per l'esatto contrario. Ad ogni modo, sono contento della piega che ha preso la mia vita e se tornassi indietro, credo proprio che rifarei ogni cosa, dalla prima all'ultima, istituti religiosi a parte!