Mai come in questo periodo storico si parla tanto di violenza sulle donne e se ne discute a tal punto perché mai come nel nostro tempo le donne sono state oggetto di spaventevole violenza da parte degli uomini. È ormai divenuto un bollettino da crimini di guerra e ogni giorno si susseguono nomi che vengono “iscritti d’ufficio” nella lista di coloro i quali si sono resi responsabili della più abominevole forma di violenza.
Sharon, Victoria, Roberta, Teodora, Sonia, Piera, Lulijeta, Lidia, Clara, Deborah, Rossella.
Eccole le donne, che dall’inizio del 2021 sono cadute per mano di compagni, ex compagni, mariti, ex mariti, fidanzati o ex fidanzati.
Tutte vittime del declino del sistema patriarcale. Delitti che mostrano come certi “uomini” siano deboli, insicuri, incapaci di accettare l’autonomia femminile. Uomini spinti da delirio di onnipotenza che li costringe a controllare la partner e sottometterla al proprio volere. Esseri inetti, che invece di cercare che cosa non vada nella propria vita accusano le donne e le considerano responsabili dei propri fallimenti. Come se la violenza fosse l’unico modo per sventrare la minaccia della perdita.
Come se l’unica strada percorribile fosse quella di relegare la donna a mero oggetto di possesso. E’ una violenza subdola, inaudita, foriera di una rabbia esplosiva ed incontrollabile.
In un’epoca in cui si discute così tanto di vaccini, sarebbe opportuno trovarne uno per estirpare lo stereotipo di genere. Oltre all’emergenza sanitaria, sarebbe necessario rendersi conto che se ne sta sviluppando un’altra parallela e altrettanto distruttiva: quella familiare.