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E così Fesch con la sua stizzosa intolleranza, mi avrebbe ridotto piuttosto turco che buon cattolico
Napoleone Bonaparte
Memoriale di Sant’Elena
Figura non certo di secondo piano nella parabola della vita straordinariamente vissuta da Napoleone è senza dubbio quella dello zio cardinale Joseph Fesch. Nato in Corsica, ad Aiaccio, il 3 gennaio 1763, Fesch era di soli sei anni più vecchio del nipote Napoleone.
Il padre Francois Fesch, di origine svizzera e capitano di un reggimento svizzero della repubblica genovese, sposa in seconde nozze Angela Pietra Santa Ramolino. Dal precedente matrimonio aveva avuto una figlia Maria Letizia Ramolino, mamma di Napoleone.
Fesch viene indirizzato verso la carriera ecclesiastica. Nel 1785 si laurea in teologia, e prende i voti per l’abito sacerdotale.
Il 15 luglio del 1801 Napoleone firma il concordato con la chiesa cattolica e Joseph Fesch nel 1802 viene nominato con decreto consolare arcivescovo di Lione. Il 17 gennaio 1803 il Papa lo nomina cardinale e ambasciatore a Roma.
Dopo una lunga trattativa, nel ruolo di ambasciatore francese a Roma ottiene l’arrivo del papa Pio VII Chiaramonti per l’incoronazione di Napoleone avvenuta a Parigi nella cattedrale di Notre-Dame il 2 dicembre 1804.
In quell’occasione il cardinale Fesch diventa Gran Cappellano dell'Impero, Senatore, Gran Aquila della Legion d'Onore e nel luglio 1805 cavaliere dell’Ordine del Toson d’oro di Spagna.
Il cardinale Fesch ha costantemente sostenuto Napoleone, svolgendo comunque il suo ruolo imparziale, in quanto convinto e sincero credente, prelato serio e scrupoloso. Non è stato certo per lui compito facile tentare di conciliare il clero costituzionale con il clero refrattario.
Nel Memoriale Napoleone dirà: «ll migliore, il più colto sacerdote che abbia conosciuto è stato il vescovo di Nantes, Monsignor de Voisins ... Pure avendo rispetto e devozione per il Papa sapeva lottare anche contro di lui, opporsi ai cardinali…Quale confessore di Maria Luisa era ottimo. Le dava dei consigli eccellenti, e la dirigeva con saggezza tollerante e le spiegava come io potessi mangiare di grasso nei giorni di magro… Mio zio il cardinale Fesch come vescovo di Troyes le avrebbe detto «se vostro marito mangia di grasso, rompetegli senz’altro il piatto sulla testa!» E cosi Fesch con la sua stizzosa intolleranza, mi avrebbe ridotto piuttosto turco che buon cattolico. Se uno mi riusciva a convertire questo era il buon vescovo di Nantes. Era candido e sincero nella sua fede, e si poteva considerare un sant’uomo. Quando morì mi inviò il suo anello episcopale e una bella lettera attraverso una dama di sua conoscenza. Di questi preti c’è bisogno nelle famiglie e nel paese [...]».
Il Cardinale Fesch, raffinato e appassionato d’arte, ha raccolto una immensa collezione di pittura in un tempo breve rispetto alla sua prestigiosa entità. Essa è stata arricchita in gran parte durante la campagna in Italia di Napoleone e in più piccola parte grazie alle donazioni ricevute dal duca di Toscana. Alcune opere della collezione sono state disperse durante le vendite pubbliche avvenute tra il 1841 e il 1845.
Un importante nucleo di questa collezione di pittura, grazie al lascito testamentario del Cardinale alla citta di Aiaccio in particolare opere di arte italiana datate tra XIV e XVIII secolo, si possono ammirare oggi nel maestoso Palazzo Fesch. Si tratta del museo più importante della Francia dopo il Louvre, per la straordinaria raccolta di pittura italiana. Inoltre, la collezione contiene anche interessanti opere di scuola fiamminga, spagnola, tedesca, francese e olandese. Al piano terra del museo è collocata un’intera sezione napoleonica dedicata al cardinale e alla sua famiglia.
Il Palazzo Fesch si trova nel centro storico di Aiaccio, ed è stato edificato a partire da 1827 e completato verso il 1837 ad opera dell'architetto corso Frassato. Il complesso ci accoglie in un ampio cortile quadrato dove troneggia l’imponente statua commemorativa del cardinale Fesch, realizzata in bronzo dallo scultore parigino Vital-Gabrel Dubray.
Vi garantisco che solo la visita al museo vale il viaggio in Corsica, naturalmente un viaggio arricchito dalla magnificenza dell’isola.
Joseph e Maria-Letizia saranno tutta la vita legati fortemente dal punto di vista affettivo, da comunanza di idee, modi di vita e sentimenti. Dopo la sconfitta di Napoleone a Waterloo nel 1815 si rifugiano a Roma nel palazzo Falconieri in via Giulia, accolti con tutti gli onori da papa PioVII.
Madame Mère muore il 2 febbraio 1836 e il cardinale Fesch il 13 maggio 1839, all'età di 76 anni. Sorella e fratello sono sempre stati uniti: in vita da un forte legame affettivo e ancora oggi le loro spoglie riposano nella cripta della Cappella Imperiale, situata nell’ala destra del Palazzo Fesch. Tale cappella è stata consacrata nel 1860 ed edificata per volontà dell’Imperatore Napoleone III nel rispetto del lascito testamentario da parte del Cardinale di far edificare un luogo consacrato per le sepolture dei membri della famiglia dei Bonaparte.
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"Cara Rosalba,
dopo aver letto la lettera ufficiale che hai scritto a nome e per conto dell'ANPI sento il bisogno e il dovere di intervenire, consapevole che quando si scrive ci si assumono delle responsabilità e ci si offre a incomprensioni e fraintendimenti, ma diversi sono i dubbi e le domande che la lettera mi ha sollecitato, su cui occorre intenderci anche fra noi, nella speranza di risposte che aiutino a capire meglio. Intervengo dunque per fornire un contributo.
Dunque per essere antifascista e restare militante dentro l'ANPI devo per forza votare, AL BALLOTTAGGIO, per quella sinistra che, secondo me, ha male amministrato Lucca e che mi ripropone assessori e consiglieri che hanno sostenuto e condiviso le scelte dell'amministrazione Tambellini, compreso l'accanimento incredibile su cittadini che avevano osato protestare?
Io al primo turno non ho certo votato per Barsanti (tanto per essere chiari, per non fare nomi e per non restare nella generica parola "fascismo") ma ora si è apparentato con il candidato della destra Pardini. Allora io che devo e posso fare? Non andare a votare vorrebbe dire rinunziare al mio diritto-dovere, che ho esercitato fino alla mia non tenera età di oggi, oppure dovrei votare per quel centro sinistra che non condivido e che considero un ulteriore danno per Lucca e i suoi cittadini?
Io non conosco personalmente Barsanti, non so se è un violento, se ha mire e programmi fascisti da imporre alla gente lucchese, lo conosco per i suoi interventi in Consiglio comunale, per i suoi sostegni a certe battaglie condotte dai comitati, per le mozioni (tante) presentate al Consiglio. Devo averne paura?
Voglio annoiarti con questo ricordo. A Barga c'era il fascista Nr. 1, ANTONIO NARDINI, la persona più dolce, più disponibile, la più preparata sulla storia di Barga, la più servizievole e per questa benvoluta da tutta la popolazione. Quando fui incaricato dal partito comunista ad accogliere una delegazione dell'Unione Sovietica, della quale facevano parte un viceministro e la direttrice responsabile della Pravda, chiamai a fare da guida per visitare Barga e in particolare le sue chiese e il duomo il fascista Nr.1 Antonio Nardini, che la sera partecipò alla cena che avevamo organizzato in onore della delegazione. Quando in consiglio comunale di Barga dovevamo votare la composizione della commissione cultura io, capogruppo comunista, mi battei perché il fascista nr1 ne facesse parte perché non c'era persona che ne avesse diritto più di lui, contro i socialisti e i democristiani che lo volevano escludere. Mi onoro della sua amicizia e della stima che gli ho sempre riconosciuta.
Perché ti ho annoiato con questi episodi? Perché credo che le persone devono essere giudicate per i loro comportamenti, per le loro azioni, per quello che fanno o non fanno, perché troppo spesso chi si dichiara a priori antifascista magari fa cose fasciste come chi si dichiara democratico e liberale fa cose antidemocratiche e illiberali, sempre contro i poveri e i deboli. Poi ognuno la può pensare come vuole, senza demonizzare e mantenendo il rispetto.
Fammi sapere se potrò continuare a rinnovare la tessera ANPI, grazie, ti saluto con tutto l'affetto che sai"
Paolo Pieri