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Quando i commercianti lucchesi giuravano di essere onesti.
Dovevano farlo, perché, da tempi immemorabili, i commercianti in genere, agli occhi del popolo degli acquirenti, apparivano disonesti.
C’è un motivo? Come oggi, 15 maggio, nell’Antica Roma, si celebravano i Mercuralia, festa dedicata al dio Mercurio e, a sua madre la dea Maia. Mercurio, il cui nome deriva da merx (merce), si vantava di essere un ladro, avendo rubato i buoi di Ortigia. Aveva quindi tutte le carte in regola per erigersi a protettore dei commercianti. Essi lo adoravano e si riunivano, una volta l’anno, per offrirgli incenso, all’interno del tempio sull’Aventino, vicino al Circo Massimo.
La speciale preghiera a Mercurio
Poi, come vuole ogni festa che si possa dir tale, finivano per celebrarla con pantagruelici banchetti all’aperto. C’era poi l’usanza di tuffare un ramo di alloro in un recipiente di acqua, considerata miracolosa, che sgorgava da una fontana nei pressi di Porta Capena, e spruzzarla sulle merci in vendita e sui capelli. Facendo questo rivolgevano al dio Mercurio una singolare preghiera (Ovidio, “I fasti”, V, 681-690) che merita di essere conosciuta:
“Lava i falsi giuramenti del passato, lava le parole ingannevoli dette ieri.
Se ti ho posto a testimone, oppure se ho invocato falsamente il potere divino di Giove sperando di non essere udito, o se ho intenzionalmente ingannato un altro dio o dea, che i rapidi venti disperdano le mie sacrileghe parole e che il giorno seguente abbia la possibilità di pronunciarne di nuove e che gli dei lassù non ne tengano conto.
Concedimi solo guadagni, concedimi di godere di essi, e fai in modo che io possa continuare ad imbrogliare il compratore”.
Sono certo però, che una preghiera così spregiudicata, non sia mai stata rivolta dai commercianti lucchesi al dio Mercurio.
I Lucchesi … è tutta brava gente
Le fortune incontrate dai nostri commercianti, fin dal XIII secolo, sono attribuibili sicuramente alla loro iniziativa, competenza, impegno ed onestà. Il commerciante lucchese, tradizionalmente, ha da sempre goduto la fama di essere persona perbene, come del resto i lucchesi in genere.
Scrive Cesare Viviani:
L 'abbiam ner sangue, ormai lo san già ttutti:
noartri a LLucca siam tutte brave genti.
ci saràn si du' o tre ch’en farabutti,
ma ‘nsomma èn poghi i vveri delinguenti.
La parola era sacra: una stretta di mano, alla fine della trattativa, era sufficiente per legarli definitivamente al rispetto dell'impegno assunto. Scriveva un visitatore del '700 - nella testimonianza di John Fleming - che a Lucca “non c'erano mendicanti in vista dovunque, non esistevano ladri o altri scellerati in giro la notte; nessun delitto era stato commesso a memoria dei viventi, e soltanto un furto in sedici anni...”
Alla base di questa fama di serietà c'era un antico giuramento che i cambisti e gli speziali fecero nel 1111, al tempo del Vescovo Rangerio: da quel
momento non avrebbero commesso furti, truffe o falsificazioni nei pressi della Cattedrale, né nelle case che davano alloggio ai pellegrini.
Il messaggio in latino che appare su una lapide apposta sulla facciata del Duomo, si conclude con queste parole: “Il forestiero che legga questa scritta, in essa confidi e non tema alcunché per sé”.
Quella stessa zona era costantemente sorvegliata da incaricati a garanzia del rispetto del giuramento e per rimuovere qualsiasi eventuale irregolarità.
Quindi, non tutti i commercianti erano tenuti al giuramento, ma si può facilmente capire che chi non giurava, si doveva rassegnare ad assistere al tracollo dei propri affari.
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“Scegli un lavoro che ami, e non dovrai lavorare neppure un giorno in vita tua”. Una citazione che affascina i più da sempre impegnandoli nella ricerca di quel lavoro che, davvero, li faccia sentire così. Non tutti ci riescono, ma quelli che trovano modo di realizzarlo li riconosci dalla luce che emanano ogni volta che ne parlano. È proprio quella luce che abbiamo visto durante una chiacchierata con Alessia Biancalana una dei pionieri della Gazzetta di Lucca che, dopo due anni nella redazione lucchese, ha proseguito gli studi affermandosi come consulente di comunicazione e, da pochissimo, come direttore responsabile di una rivista semestrale.
Alessia, infatti, ci ha raccontato di quanto, fin dall’inizio, quello che l’ha spinta in questa professione sia stato il fatto di divertirsi, il fatto che ogni volta che partiva per un consiglio comunale, una conferenza, un’intervista, fosse una scoperta, quasi un gioco. Dopo un breve periodo al Corriere di Lucca, una giovanissima Alessia, all’epoca poco più che ventenne, nel 2011 è arrivata alle Gazzette per occuparsi soprattutto di politica: “L’esperienza alle Gazzette – racconta – non solo è stata bellissima, ma anche altamente formativa. Ho avuto modo di sperimentare il giornalismo di un tempo, quello che fai per strada a contatto con la gente. All’epoca ero ancora all’università e mi dividevo tra un consiglio comunale e una conferenza stampa divertendomi sempre un sacco. Ho seguito, per esempio, le amministrative del 2012 riuscendo a intervistare anche Beppe Grillo in un periodo in cui difficilmente rilasciava interviste. La grande fortuna di quelli che, come me, iniziano a muovere i primi passi in questo campo in un giornale come la Gazzetta è l’autonomia che ti viene data: un’indipendenza e un continuo vivere sul filo del rasoio che fa da dura palestra, ma che mi sono ritrovata in seguito nel lavoro, ma anche nella vita”.
Una volta preso il tesserino da pubblicista e laureata in filosofia, Alessia è partita alla volta di Roma per proseguire gli studi con un master in digital journalism alla Pontificia Università Lateranense che gli ha offerto la grande possibilità di fare uno stage di due mesi a Huffington Post. Un percorso formativo concluso con un importante traguardo. Biancalana, infatti, è stata selezionata tra gli allievi per proseguire una collaborazione con la redazione di Huffpost Italia con cui ha continuato a collaborare fino al 2019 occupandosi di cronaca rosa e intervistando grandi nomi dello spettacolo, del cinema, della musica e della letteratura.
“Dal 2015 – prosegue – collaboro come consulente di comunicazione per uno studio di Milano e per aziende che operano nel settore farmacologico. Da pochissimo, inoltre, sono direttore responsabile di una rivista semestrale nata da poco, incentrata su temi di attualità legati al mondo del business, il cui primo numero è uscito a fine 2021”.
Un bel traguardo che corona una passione vissuta da sempre: “Fin da piccolissima – spiega – ho sempre amato scrivere e mi sono appassionata di grandi letture sia letterarie che giornalistiche. Sapevo in qualche modo che era quello che avrei voluto fare e durante l’università non ho perso tempo: mi sono buttata per mettermi alla prova e, come dice Aldo, vedere se galleggiavo o affondavo. Il giornalismo, come punto di partenza, mi ha aiutato tanto nel lavoro che faccio oggi. Penso che chiunque voglia fare il consulente di comunicazione debba comunque partire da un giornale locale per poi fare una scuola di giornalismo che sicuramente aprirà molte strade. Cosa direi a un giovane che vuole cominciare oggi il suo percorso in questo campo? Gli direi che è fondamentale provare e vedere con i propri occhi cosa vuol dire fare questo mestiere. Lo incoraggerei a buttarsi e non avere paura perché per chi ha voglia di mettersi alla prova le porte di una redazione si aprono sempre. Sicuramente si tratta di un percorso ad ostacoli, ma se si lavora duramente, se ci si tiene costantemente aggiornati, prima o poi i sacrifici saranno ripagati”.