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Scritto da Valter Nieri
Sport
28 Marzo 2022

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Quando si parla di grandi campioni, che hanno tracciato un'epoca nel ciclismo, viene spesso fuori il nome Fanini. Dal 1948 ad oggi sono oltre 70 gli anni di storia del Team Fanini, fondato nel 1948 da Lorenzo, il padre dei quattro fratelli Pietro, Michele, Brunello e Ivano che hanno con impegno diffuso il marchio anche a livello professionistico chi come Ivano che vanta il primato mondiale di longevità, chi come Brunello che ha dato un impulso importante al ciclismo femminile, prima con sua figlia Michela, poi con le sue squadre ed attualmente a livello organizzativo nel gestire il Giro della Toscana. Quando si parla di professionismo vengono costantemente fuori i nomi di Mario Cipollini, Michele Bartoli e Rolf Sorensen tre grandi campioni lanciati nelle squadre giovanili dalle squadre Fanini e per quando riguarda il biondone danese dalle prime gestioni a livello professionistico. Ma anche Andrea Tafi, un passista come pochi che possono vantare un palmares così prestigioso nelle corse di un giorno, fu lanciato dalla Baldacci-Fanini. Il Team Fanini, ripercorrendo le radici del ciclismo, si può dire che ha contribuito a fare la storia di questo sport non soltanto a Lucca ma anche a livello nazionale. Si perchè 70 anni sono un'eternità ed i trionfi, come le scoperte giovanili, sono da raccontare ai giovani. Rinvangare il passato serve per trasmettere com'era il ciclismo, per scoprire aneddoti dimenticati ma lasciati in eredità a questo sport tanto amato e praticato a tutti i livelli e a tutte le età considerando il vasto mondo amatoriale. Andrea Tafi entrò a far parte del Team Baldacci Fanini in età giovanile e a 17 anni, da juniores, si aggiudicò nel 1983 il Trofeo Gorini che per un trentennio fu assegnato in base al miglior punteggio totalizzato nelle gare toscane, tenendo conto delle prime cinque posizioni.
"La mia prima squadra è stata la Polisportiva Pacchi-dice il campione fucecchiese-quando iniziai a correre da giovanissimo nella categoria A/5. Poi la Tranceria Stella e quindi crescendo la Baldacci-Fanini, della quale conservo bellissimi ricordi. Con questa squadra ho vinto diverse corse ed il prestigioso Trofeo Gorini. Ricordo le zone di Ponte a Egola e le premiazioni a Villa Magnolia. Elio Gorini ha fatto tanto per il ciclismo giovanile. Poi come dimenticare la grande carica di simpatia ed umanità di Lorenzo Fanini, come la passione di Pietro e Michele e la lungimiranza di Ivano che in pochi anni riuscì a traghettare la squadra fino al professionismo. Un passaggio per me avvenuto grazie a Gianni Savio che mi volle all'Eurocar-Mosoca nel 1988."
I GRANDI TRIONFI ED I RECORD DI ANDREA TAFI
Da quel momento il ciclismo professionistico trovò uno dei suoi migliori interpreti nelle classiche di un giorno. Uno fra i più grandi passisti di tutti i tempi. Quando Tafi si sganciava con decisione dal gruppo era difficile riprenderlo perché teneva il ritmo a grande velocità anche a volte sugli strappi senza calare l'andatura. Con Tafi in corsa era un crescendo di emozioni che si rinnovavano ogni anno sulle grandi classiche del Nord, in particolare in quelle fiamminghe del pavè dove si richiedono capacità tecniche per l'equilibrio di pedalata. Strade quasi sempre bagnate dalla pioggia dove le cadute e gli scivolamenti erano di routine ad ogni edizione. Tafi mostrava di essere un ciclista di grande potenza muscolare e si riversava sulle strade come un toro che si difende con tutte le sue forze nei momenti di difficoltà. Nel 91 vinse il Giro del Lazio, poi bissato e triplicato, la Parigi-Bruxelles, il Giro di Lombardia ( sua prima classica monumento) e la Coppa Placci. Nel 97 fece centro nella Coppa Sabatini e nel 99 entrò in solitudine sul Velodromo di Roubaix aggiudicandosi quella Parigi Roubaix che l'ha visto spesso fra i grandi protagonisti sfiorando il successo nel 98 quando arrivò secondo dietro l'allora compagno di squadra della Mapei Bricobi Franco Ballerini e nel 96, quando salì ancora sul podio nel terzo gradino preceduto dal vincitore, il belga Johan Musseuw, e da Gianluca Bortolami. Nel 2000 vinse la Parigi-Tour e nel 2002 dominò vincendolo il Giro delle Fiandre. Un successo che è rimasto nella storia perchè Andrea Tafi è tutt'oggi l'unico campione italiano ad essersi aggiudicato sia la Parigi-Roubaix, sia il Giro delle Fiandre come è l'unico italiano ad aver vinto le tre grandi classiche che partono da Parigi: la Parigi Roubaix, Parigi Bruxelles e Parigi Tour. Alla Parigi-Roubaix è invece il quarto italiano ad essersi imposto indossando la maglia tricolore dopo Coppi nel 50, Bevilacqua nel 51 e Moser nell'80.
UNA VITA IN BICICLETTA ED UNA CARRIERA DOVE PARLANO I FATTI
"Sono strafelice-dice oggi all'età di 55 anni il campione fucecchiese-di avere avuto un'infanzia dove ogni piccola gioia si doveva conquistare con tanti sacrifici, in base alle proprie possibilità e mai oltre i limiti di budget familiari. Quando c'erano le giornate soleggiate si usciva nelle strade con la bici ed era tutto bellissimo: bastava poco per essere felici".
Ogni conquista Tafi se la sudava e dava un giusto valore alle sue conquiste. Non ha mai avuto atteggiamenti da divo ed il suo carattere lo ha implorato ad essere umile preferendo far parlare di se con i fatti, con quei risultati che in pochi nella storia del ciclismo sono riusciti ad ottenere nelle classiche di un giorno. Si limitava a dare il meglio di se stesso nelle corse a lui più congeniali. E' per questo che al Giro d'Italia ha preferito essere utile a chi curava la classifica.
"Per me al Giro d'Italia fu una grande soddisfazione quando nel 1995 svolsi un ruolo di sostegno al successo finale del mio compagno di squadra Tony Rominger, aiutandolo a superare i momenti di difficoltà".
Nelle grandi classiche quali sono stati i suoi più acerrimi avversari?
"Sicuramente Musseuw e Tchmil. Le mie rivalità con i belgi mi dettero tanta popolarità in terra fiamminga ed anche tutt'ora mi fa piacere quando vado in Belgio essere riconosciuto e ricordato. Con Musseuw ho mantenuto nel tempo una grande amicizia e spesso viene a trovarmi nell' agriturismo che gestisco a Lamporecchio. Mi fa piacere avere molti clienti provenienti dal Belgio che mi danno la possibilità, ancora alla mia età, di non deporre mai in cantina la bicicletta. Pedalando li porto a fare diverse escursioni per visitare le colline toscane. E' un modo (ride ndr) di tenermi in forma fisicamente. Affitto nell'agriturismo sei appartamenti e per distinguerli li ho intitolati con i miei sei successi più importanti, dalle classiche monumento al titolo italiano.".
IL GIRO DELLE FIANDRE, UNA CORSA DURISSIMA
Delle sue tante vittorie qual è stata quella che non ci credeva più
"Sicuramente il Giro delle Fiandre che vinsi nel 2002. Una corsa pazzesca. Tutti strappi e dovevo sempre cercare di anticipare per sperare di andare avanti il più a lungo possibile. Una corsa che si può vincere soltanto resistendo alla fatica ed alle sofferenze per le ripide salite solcate dal pavè che provocano tante cadute. Superare i muri sul pavé si può fare soltanto se si amano questi tracciati, viceversa meglio non partecipare. Gli strappi possono raggiungere anche il 19% di pendenza ed il muro del Kwaremont con i suoi 2,200 Km. di lunghezza non finisce mai. Vincere quella corsa fu bellissimo, ebbi una sensazione che non avevo mai provato prima. Il pavé bisogna saperlo combattere ed affrontare. Oggi le biciclette sono più adatte per questo tipo di percorso, ai miei tempi dovevamo arrangiarci un po' di più".
Perchè in Italia non esistono più o quanto meno sono sempre più rari ciclisti come lei, Michele Bartoli, Francesco Moser, Mario Cipollini e tanti altri in grado di imporsi nelle classiche monumento o nelle grandi corse a tappe? Forse l'unico competitivo nelle corse di un giorno è Colbrelli...
"In Italia ci sono tanti giovani che stanno spingendo. Il problema è la mancanza di squadre con licenza Uci World Tour. Mancano forse progetti perchè le capacità umane nel gestire queste squadre ci sarebbero."
Andrea Tafi, uno degli ultimi motori diesel del ciclismo italiano, che ha regalato emozioni nel mondo professionistico dal suo esordio nell'88 fino al 2005. Una volta regolata la sua potenza di uscita non lo fermava più nessuno. Ecco perchè l'inferno del Nord gli si addiceva. Più duro era il tracciato e più emergevano le sue qualità. Di lui dice Ivano Fanini:
"Tafi è stato uno dei più grandi campioni italiani di tutti i tempi nelle grandi classiche. Vederlo pedalare dava emozioni a non finire. La sua forza, la sua determinazione e la sua generosità in corsa erano uniche. Aver contribuito a formarlo come corridore,  è stato per me motivo di grande soddisfazione. Tafi era già da juniores uno di quei corridori che lasciavano il segno per la maniera in cui vinceva dopo aver demolito tutti gli avversari".
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