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Scritto da Redazione
Sport
20 Maggio 2022

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Il premio Bancarella Sport è tornato a Lucca giovedì 19 maggio per il dodicesimo anno consecutivo.
Nel complesso monumentale della ex Casa del Boia sulle mura di Lucca, come da tradizione, sono stati presentati - con la partecipazione degli autori - i sei libri già vincitori del premio Selezione Bancarella Sport,  giunto alla 59esima edizione.
Il vincitore assoluto del prestigioso riconoscimento verrà poi proclamato in piazza della Repubblica a Pontremoli sabato 9 luglio.
La giornata lucchese è stata organizzata anche quest'anno dalla Fondazione Città del Libro, dal Panathlon International e dal Panathlon Club di Lucca, in collaborazione con la Fondazione Banca del Monte di Lucca.
E' stata una straordinaria anteprima del premio, ideato nel 1964 (tra i fondatori c'era anche la sezione lucchese del Panathlon Club).
Questi nell'ordine i sei libri finalisti che sono stati presentati insieme agli autori.
"Il ritorno degli Dei" di Marino Bartoletti.
Già autore de "La Cena Degli Dei" - che ha avuto un grande successo e ha sfiorato la vittoria nel 2021 al Premio Bancarella - Bartoletti ha spiegato che "in quel libro c'erano grandi campioni, grandi assi, grandi Dei, grandi personaggi, ma non c'erano calciatori. E allora questa volta ho voluto rimediare. Anche perché, quando era uscito La cena degli Dei  se n'erano andati, a distanza di poco tempo, due grandi calciatori come Diego Armando Maradona e Paolo Rossi". 
Il Ritorno degli Dei, parla dunque di Diego e Pablito, due miti ma anche grandi amici di Bartoletti, che sulla loro vita e sui loro caratteri conosce molti particolari anche inediti.
A entrambi, nelle pagine di questo libro, viene concesso di tornare sulla terra per alcune ore. Il campione argentino giunge quindi a Napoli per vedere lo stadio a lui intitolato, mentre Pablito torna sulla terra per contribuire ad un'indagine delicata, in una "parte semi poliziesca" dell'opera.
Un altro dei personaggi presenti all'interno del libro è poi un commissario, capo della squadra mobile, al quale Marino Bartoletti ha dato il nome del CT della Nazionale italiana di calcio: Roberto Mancini. Una curiosità ben accolta, con simpatia, dallo stesso allenatore azzurro.
Su Maradona e Paolo Rossi, l'autore ha detto, anche a Lucca: "Io penso che entrambi siano in paradiso e non soltanto in quello dei calciatori. Qualcuno potrebbe obiettare che Maradona è stato un peccatore, ma io credo che il giudizio degli uomini sia alquanto diverso da quello di chi fa le convocazioni in paradiso".
"Forza gentile" di Alessandro Alciato e Andriy Shevchenko
Alciato ha portato i saluti di Sheva che non è potuto essere presente a Lucca perché impegnato in questi giorni in Ucraina, (come raccontano le cronache), chiamato direttamente del presidente Zelensky.
Il giornalista televisivo, già autore di molte autobiografie su big dello sport come Ancelotti e Pirlo, ha evidenziato che nel libro è presente più Andriy  di Shevchenko.
Ci sono, infatti nel testo i grandi risultati ottenuti in carriera dal campione ucraino (Champions, scudetti, il "Pallone d'oro" vinto nel 2004 etc)  ma viene presentato soprattutto il suo lato più intimo, il suo amore per la famiglia e per il suo Paese, confermato anche dal suo impegno in questi giorni di conflitto.
Il libro parte con gli anni nostalgici ma complessi di Kiev e con lo scoppio del reattore di Chernobyl, nell'aprile 1986, quando Sheva ha appena nove anni e scampa di poco all'incubo delle radiazioni. E poi c'è l'amore per i troppi sport, compreso un flirt serio con l'hockey su ghiaccio prima di bruciare le tappe nell'adorata Dinamo Kiev e di intraprendere una luminosa carriera colorata soprattutto di rossonero. Al Milan vive infatti le sue stagioni più felici. Alciato ha anche sottolineato le persone che hanno "segnato" la vita e la carriera e di Sheva a partire da Valeriy Lobanovskyi, il colonnello, l'allenatore che gli ha insegnato a "non abbassare mai la guardia".
"Giu' la maschera. confessioni di una campionessa imperfetta" di Elisa di Francisca e Gaia Piccardi.
Anche in questo  caso di tratta di una storia a due facce, umana e sportiva, con un'unica grande protagonista, Elisa Di Francisca, che a Lucca ha confermato la sua simpatia e la sua verve.
E' stata certamente una delle grandi atlete del fioretto, con un palmares e una carriera straordinari che che la campionessa jesina racconta in un volume scritto con la collaborazione della giornalista Gaia Piccardi. Nel libro la ex fiorettista ripercorre tutte le tappe della sua attività sportiva, dalla scelta della scherma su sollecitazione del padre Giacomo, sino alla sua ultima esibizione prima del ritiro anticipato a causa dello slittamento di un anno delle Olimpiadi di Tokyo 2020.
Anche a Lucca ha raccontato i suoi rapporti con le "colleghe" Valentina Vezzali e  Arianna Errigo, che inizialmente erano buoni e si sono incrinati anche a seguito delle sue vittorie.
La descrizione del mondo della scherma è fatta senza sottintesi: Elisa esprime nettamente le sue idee e lo fa a viso aperto. Senza maschera, appunto.
Nel volume, però, non c'è solo il fioretto, anzi c'è soprattutto la sua vita, anche questa descritta senza giri di parole, fino all'ultima rivoluzione: la famiglia (il marito Ivan e i figli Ettore e Brando erano tutti con lei a Lucca).
Il libro, quindi, ci fa conoscere, oltre alla campionessa, la donna. Una donna che si è sempre presa la responsabilità delle sue scelte.
"Io c'ero davvero" di Gianpaolo Ormezzano
Il grande giornalista piemontese non ha potuto partecipare ma ha mandato un suo testo in cui saluta e ringrazia Lucca e sottolinea alcuni aspetti del suo libro e della sua carriera:
"Io c'ero davvero" è un titolo chiaro, parte dal mio reportage sofferto eccome sul mio supercovid e poi dice, frequentando una folla di grandi protagonisti, di una vita da testimone davvero girando tutto il mondo e frequentando i massimi eventi dello sport. Temo di essere o di essere stato primatista di Olimpiadi da giornalista (25), e poi tantissimo ciclismo, tanta atletica, tanto nuoto (tritone in gara da ragazzo), si capisce tanto calcio, e tanta Formula 1, tanto sci, tanto basket".
"Tifo Toro eccome - dice ancora Ormezzano nel suo saluto - eppure sono stato, oltre che trasversalmente per sessant'anni responsabile dello sport su Famiglia Cristiana, direttore di Tuttosport quotidiano sotto la Mole e inviato a La Stampa giornale della Fiat cioè anche Juventus: mai eseguito acrobazie morali, mai accusato di essere ruffiano.  
Nell'ultima pagina di copertina di Io c'ero davvero spicca a caratteri grossi una mia frase: Io ho avuto tante fortune nella vita, fra queste il non essere nato donna a Kabul e juventino a Torino. Un mio amico davvero grande è stato Giampiero Boniperti, ho tifato Coppi ed ho amato, riamato, Bartali. Si può. E grazie a tutti di tutto".
Le tematiche del suo libro sono state approfondite poi dal professor Benelli.
"Patagonia, il grande sogno. Io e il Cerro Torre: una passione ai confini del mondo" di Ermanno Salvaterra.
Il libro è stato presentato da Lorenzo Di Giovanni, che ha seguito il progetto editoriale per Mondadori.
Di Giovanni ha descritto La storia d'amore tra Salvaterra e la Patagonia,  che è iniziata nel 1982 e da lì in poi si è rinnovata fino a tramutarsi in un vero e proprio progetto di vita.
In queste pagine, il grande scalatore ripercorre le tappe salienti della sua avventura patagonica e racconta in presa diretta le sue ascensioni più importanti sul Cerro Torre: dal primo tentativo del 1982 all'invernale del 1985, dall'attacco alle pareti sud ed est fino alla grande impresa del 2005. Eppure questo non è solo un libro di montagna, ma un viaggio nell'animo di un uomo guidato da un'incessante ricerca della bellezza. Una ricerca fatta di interminabili attese in parete, di speranze e delusioni, di gioie per la vetta raggiunta e di sconforto per un tentativo fallito. Lì in quelle terre Salvaterra è stato capace di trovare un senso alle cose, dilatando il tempo e donandogli un valore nuovo. Perché, per lui, in ogni arrampicata in quella terra magica ai confini del mondo non c'è solo il sapore della sfida, ma anche la vertigine della scoperta e l'incanto di fronte alla maestosa grandezza della natura. Per questo motivo la sua storia, in un modo o nell'altro, riguarda tutti noi.
"Valentino Rossi, il tiranno gentile" di Marco Ciriello
L'autore, presente a Lucca, ha parlato di Valentino Rossi, tiranno gentile che ha dominato la storia delle corse in moto.  Tiranno - ha spiegato Ciriello – nell'accezione della Grecia antica, il luogo dell'epica, dove il tiranno è il signore della città, colui che ha a che fare col popolo e coi suoi sentimenti.
Valentino è un ragazzo da bar prestato alla popolarità, che ha riportato il fattore umano, il pilota, nel cuore delle gare. Partito imitando i giapponesi, ha creato un nuovo tipo d'italiano, dove l'antica magia degli etruschi si fonde con la cocciutaggine dei samurai delle motociclette, innestandosi sulle manie imperiali romane. Discende dai meccanici silenziosi di Giovannino Guareschi disseminati lungo l'Appennino, stando in bilico tra le storie di Pier Vittorio Tondelli e Andrea Pazienza. Tra riviera e pista, spiaggia e paddock, impegno e divertimento, ha segnato e segna il suo tempo. Nove volte campione del mondo, oltre vent'anni di duelli e sorpassi, di rivalità aspre e di scelte coraggiose, è ormai entrato in una dimensione d'attesa.
Rossi si è in qualche modo trasformato in un marchio, una scuderia, un'Academy, mantenendo sempre la dimensione artigianale, genuina, felliniana all'interno di un successo hollywoodiano. Ha attraversato la vittoria, la sconfitta, il dolore per la morte di Marco Simoncelli, allievo, amico, erede.
Sono 46 (non è un caso) capitoli in cui Ciriello descrive il campionissimo di Tavullia attraverso punti di vista nuovi e suggestivi.
La presentazione è stata introdotta dal presidente del Panathlon Club di Lucca Guido Pasquini.
Hanno quindi rivolto il loro saluto ai presenti, in rapida successione, l'assessore allo sport del Comune di Lucca  Stefano Ragghianti, il presidente della Fondazione Banca del Monte Andrea Palestini, il presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca Marcello Bertocchini, il presidente del Panathlon International Distretto Italia Giorgio Costa.
All'iniziativa  hanno preso parte anche rappresentanti dei Panathlon Club Prontremoli-Lunigiana, Pisa e Versilia-Viareggio.
Dopo la consueta, coinvolgente  introduzione di Giuseppe Benelli, anima e padre nobile del premio Bancarella Sport, uno alla volta gli autori hanno presentato la loro opera, stimolati dal giornalista Sirio Del Grande.
E con grandi firme del giornalismo nazionale, grandi campioni e volumi di grande spessore,  non sono mancati aneddoti e gustosi retroscena, spesso inediti, legati al mondo dello sport.
Anche per questa edizione la sestina – scelta nell'ampio panorama edito dalle più prestigiose case editrici  – era quindi di altissimo livello e ha portato a Lucca autentici "big" del giornalismo e dello sport.
Il Bancarella, nato per volontà dei librai di Pontremoli nel 1952, rimane ad oggi l'unico premio nazionale che favorisce davvero la diffusione in libreria di queste opere. Lo scopo del Bancarella Sport è, infatti, quello di avvicinare il grande pubblico, che di solito si limita a leggere solo i grandi quotidiani, alla letteratura sportiva, per diffondere sempre più il piacere della lettura. Il premio Bancarella Sport parte da lontano ed ha visto vincitori davvero importanti: da Reinhold Messner a Clay Regazzoni, da Dino Buzzati a Gianni Brera, da Sandro Ciotti a Giampaolo Ormezzano, da Gino Bartali a Gelindo Bordin, da Michel Platini ad Alex Zanardi, fino a Gianfelice Facchetti, Giovanni Trapattoni, Bruno Longhi, Marco Pastonesi, Piero Trellini e Antonella Stelitano (vincitrice assoluta dell'edizione 2021), solo per fare qualche nome.
Un premio che, grazie ai soci del Panathlon e alla Fondazione Banca del Monte, si è legato in maniera indissolubile a Lucca, dove questa importante vetrina nazionale viene offerta da 12 anni.
Il Panathlon ringrazia per la consueta collaborazione anche la libreria Ubik di Lucca.
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