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Lorenzo Sardelli sfiora la top five alla Coppa Città di Lucca
Il driver pisano, in coppia con Luigi Giovacchini e per i colori di Motor Zone ASD, ha ottenuto la sesta piazza assoluta, alla seconda uscita con la Skoda Fabia Evo Rally2 di Pavel Group

Fabio Pinelli nella top ten della Coppa Città di Lucca
Il driver di Buggiano, portacolori di Motor Zone ASD, ha firmato, con la Hyundai i20 NG Rally2 di GB Motors e Filippo Caturegli alle note, l'ottavo posto assoluto ed il secondo tra gli Over 55, allungando ulteriormente in vetta al campionato

Allegrini Team a trazione versiliese si aggiudica la 1° edizione del torneo Over 45 di Monsagrati organizzato dal Valfreddana
Forte dell'apporto di nomi illustri del calcio versiliese (Juri Chiari, Massimiliano Guidi, Luca Ulivi e Roberto Rebughini), l'Allegrini Team si aggiudica la prima edizione del torneo di calcio…

Basket Club Lucca, girone e squadre prossimo campionato
Anche se il calendario dice che mancano ancora 57 giorni alla prima di campionato, il fermento e l'agitazione che ha pervaso appieno tutti gli anfratti dei locali…

Il Basketball Club Lucca completa la prima squadra aggregando quattro ragazzi del settore giovanile
L'ultimo round che va a completare l'assetto generale della prima squadra del Basketball Club Lucca, ha riguardato la…

Ginnastica artistica, ottimi risultati per l’Eta Beta Lammari ai campionati italiani
L'Asd Eta Beta di Lammari torna dai Campionati Nazionali FGI di ginnastica artistica a Rimini con un bagaglio colmo di esperienza e forti emozioni. Dal 20 al 29…

Due giovani calciatrici del nostro settore giovanile selezionate per entrare a far parte della ACF Fiorentina
La società Folgor Marlia è lieta e orgogliosa di annunciare che due giovani calciatrici del nostro settore giovanile, Andrea Benedetti (classe 2014) e Arisela Muslia (classe 2015), sono…

Eccellenza femminile, Stefano Cordeschi al Marginone
In un campionato difficile come quello di Eccellenza Toscana, al Marginone 2000 serviva un allenatore di comprovata esperienza nel calcio delle donne, per centrare il difficile obiettivo della salvezza

Pugilistica lucchese, Sasha Mencaroni vola a Francoforte con la Nazionale under 19
Mentre prosegue l'attività in azzurro per la Pugilistica Lucchese, non si ferma nemmeno l'attività ordinaria. Dopo aver completato gli…

Giro della Toscana femminile, 3^ tappa a Segromigno il 6 settembre: la tappa di Michela e Giulietta
E' la "tappa regina" del Giro della Toscana... non perché è la più dura, non perché abbia un chissà quale spunto tecnico, ma perché è quella che si corre sulle strade di Michela e di Giulietta

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Dopo un 2020 da dimenticare e da esorcizzare sotto tutti i punti di vista, per l'elpidiense Paolo Totò tornano quanto meno la fiducia e la voglia di correre in attesa di ritrovare con queste anche lo smalto dei tempi migliori.
È ormai ufficiale il suo passaggio ad Amore e Vita Fanini alimentato dal marchigiano Vincenzo Santoni, manager di Mario Cipollini ai tempi dell'Acqua & Sapone ed accolto con fiducia da Ivano Fanini. Il vincitore della Challenge Liguria del 2018 e che aveva ottenuto importanti piazzamenti l'anno successivo come il quarto posto nel GP Industria Artigianato a Larciano, può continuare a mantenere viva la sua passione.
"Al termine della passata stagione - dice Totò - avevo pensato di smettere, di chiudere con il ciclismo. Sia da dilettante che da quando nel 2016 passai professionista, non avevo mai avvertito fiducia nei miei confronti nelle squadre che sono stato. Ivano Fanini invece mi segue costantemente e crede molto nelle mie possibilità. Sono un atleta generoso, fin da bambino praticavo diversi sport e da ciclista mi alleno costantemente anche in condizioni climatiche avverse. Con Amore e Vita ho ritrovato anche la voglia di stare insieme ai miei compagni ed in questo sono avvantaggiato perchè già conoscevo Tizza, Apollonio e Senni. Ho superato anche lo sconforto interiore per le delusioni del passato. Dopo essermi dedicato quest'anno al ciclocross la fiducia di Fanini mi ha spinto ad allenarmi costantemente per ritrovare la condizione migliore anche per le gare in linea".
I RISULTATI DA PROFESSIONISTA
Passato professionista nel 2016 con la Norda M.G. K. Vis si mise in luce conquistando il podio nel memorial Pantani. Quindi per lui un triennio alla Sangemini-MG K Vis dove ha vinto nel 2017 la prima tappa al Giro dell'Albania prima del grande exploit l'anno successivo con il secondo posto nella 55.a edizione del Trofeo Laigueglia alle spalle di Moreno Moser in un evento Europe Tour cat. 1.HC ed il settimo posto nel Giro dell'Appennino che gli consentì di aggiudicarsi la Challenge della Liguria. Sempre nel 2018 vince la classifica a punti al Giro dell'Albania chiuso al quarto posto generale. Nel 2019 ottiene importanti piazzamenti, mentre lo scorso anno con la Work Service Group la sua peggiore stagione senza risultati di rilievo. Un atleta completo che non disdegna le volate e che si difende anche in salita, nonostante la sua resistenza sia svantaggiata dalla massa muscolare che lo danneggia nel rapporto carico peso ed i chili in più li può perdere con una attenta modifica dell'attività fisica. Considerando l'allungamento dell'età media nella carriera ciclistica, Totò con i suoi 30 anni può ancora dire molto nel ciclismo e con il suo talento, perchè il talento non gli manca, tornare ad ottimizzare le performance rimanendo con i primi nei percorsi ondulati e nei falsipiani con pendenze anche impegnative come faceva appena passato professionista. Amore e Vita con i suoi diesse è la sistemazione per lui ideale perché la società ciclistica di Fanini è abituata a rigenerare corridori avviati verso il tramonto e riportarli al successo.
I SUOI PROSSIMI OBIETTIVI INCITATI DA FANINI
Ed ora per il neo corridore di Amore e Vita si prospetta una svolta alla sua carriera. Le sue corse possono essere viste come tentativi per arrivare a nuove mete in un contesto di calma, serenità e razionalità in una famiglia dove nulla è lasciato al caso e dove la storia insegna che tanti atleti hanno ritrovato in questa squadra la voglia di vincere ed una crescita costante e di forte aiuto morale.
"Anche se è ancora troppo presto per fissare degli obiettivi - dice Totò - mi viene in mente una classica Uci Europe Tour classe 1.1., il Trofeo Matteotti che si corre sempre in piena estate. Una classica che mi si addice per le caratteristiche ondulate del circuito con tre strappi ravvicinati nella parte centrale. Un percorso a 100 km. da casa mia che conosco bene, dove vorrei poter vincere per ricambiare la fiducia di Ivano Fanini"
Una classica che Fanini ha già vinto due volte: nel 1986 con la Pepsi-Fanini quando ad imporsi fu il danese Jorgen Marcussen, mentre tre anni dopo il bis con Roberto Pelliconi. Da allora però sono passati 32 anni, troppi per non rivincerla e tanti per stare a indicare che Fanini aveva le squadre professionistiche allora come oggi, non per niente quest'anno è il trentasettesimo anno consecutivo che naviga nel ciclismo professionistico con lo stesso nome.
PER AMORE E VITA OBIETTIVO IL TRICOLORE
Vincere fa sempre bene ed ogni successo merita di essere accolto con soddisfazione, ma Ivano Fanini ed il team manager Cristian hanno un chiodo fisso nella mente: il tricolore. Marco Tizza nel 2019 era nella fuga giusta assieme a Davide Formolo, poi vincitore, quando rimase staccato in discesa tagliando il traguardo in decima posizione. Il patron lucchese, quando viene interrogato sugli obiettivi stagionali pensa sempre a questa corsa che per lui vale moltissimo per farlo tornare a rivivere le emozioni del primo ciclo di grandi vittorie, quando nella prova unica tricolore la sua squadra era sempre stata fra le protagoniste vincendola con Pierino Gavazzi nel 1988, quando superò allo sprint Giuseppe Saronni e Maurizio Fondriest e quando arrivò altre due volte nel secondo gradino del podio nel 1987 con Alberto Elli dietro Bruno Leali e nel 1990 con Roberto Pelliconi dietro Giorgio Furlan.
"E noi ci impegneremo al massimo per accontentarlo - risponde prontamente Polo Totò - perché quest'uomo merita di essere ricambiato di tutti i suoi sacrifici e poi ripeto: io gli devo molto perché senza di lui non sarei più qui a parlare di corse".
Veramente un Totò rigenerato quanto meno per il momento nel morale e la sua nuova visione positiva gli sarà utile per avere il giusto approccio mentale alle prime corse che si avvicinano. Il campionato italiano è in programma nella seconda metà di giugno ed avrà luogo nel circuito dell'Autodromo Enzo e Dino Ferrari ad Imola, città che ripropone un grande appuntamento dopo il mondiale dello scorso anno. L'organizzazione è affidata alla società Extragiro. Chi conosce bene Totò è l'ex team manager di Acqua e Sapone Vincenzo Santoni, suo compaesano di S.Elpidio, colui che rigenerò Mario Cipollini prendendolo nella sua squadra prima del mondiale vinto a Zolder nel 2002.
"Conosco molto bene Paolo Totò, un corridore molto forte. Aveva soltanto bisogno di fiducia e di sentirsi fortemente gradito dalla squadra. Riuscirà a sfondare con Ivano Fanini, perchè ha trovato la persona giusta per relazionarsi. Il grande Ivano ci comunica con Whats App. Ivano ha messo anima e cuore nel ciclismo e gestisce la squadra più storica del mondo. Rappresenta meglio il ciclismo lui con una Continental che i grandi squadroni delle World Tour. Sono felice di avergli proposto Totò e convinto che non rimarrà deluso."
Vincenzo Santoni si può ormai definire un ex Team Manager?
"Ho smesso di occuparmi della gestione tecnica delle squadre. Sono rimasto nel ciclismo ma soltanto per organizzare eventi. Dal 9 all'11 aprile ripropongo la kermesse della tre giorni ciclistica "El Diablo Cycling Festival" in collaborazione con lo stesso Claudio Chiappucci. A S. Elpidio c'è molta passione per il ciclismo. Città un tempo capitale del settore calzaturiero ora trasformata in località turistica balneare grazie ai 10 Km. di spiagge, dove in un'oasi di pace e tranquillità sono state realizzate delle magnifiche piste ciclabili. Un incarico che mi consente di non allontanarmi da mia figlia, una bambina di 11 anni che adoro. Il ciclismo fa parte della mia vita, ma preferisco rendermi utile nel soddisfare i numerosi appassionati che vanta questo territorio".
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Pugliese soltanto di nascita, ma già da bambino mise le sue radici in Veneto, prima a Cornuda poi, dopo essersi unito in matrimonio nel 1980 a Rech Bertilla, a Crocetta del Montello dove risiede tutt'oggi da pensionato all'età di 65 anni. Stiamo parlando di Mario Beccia, uno fra i migliori scalatori nei suoi undici anni di professionismo iniziato alla Sanson nel 77 fino alla Malvor nell'88. Un altro campione che ha indossato i colori Fanini. Dalle foto in bianco e nero si intuisce che di anni ne sono passati tanti, ma per chi ha fatto abitudine ai capelli grigi non dimentica quei corridori che non solo hanno fatto epoca, ma hanno segnato con grandi imprese i momenti più fulgidi del ciclismo dopo l'era Merckx: quello di Bernard Hinault, di Francesco Moser, Beppe Saronni e poi via dicendo Giovanni Battaglin, Moreno Argentin, Joop Zoetemelk. Beccia e Panizza erano fra quegli scalatori che dopo essere stati gregari, trovarono spazio per fare la loro corsa sui valichi alpini e sulle grandi salite del Giro d'Italia. Trovare spazio in un ciclismo che ha vissuto per anni sul dualismo Moser-Saronni non era facile ed il Giro d'Italia era uno dei momenti più propizi per mettersi in luce quando la strada saliva, uno dei pochi che gli alfieri della Sanson e della Del Tongo concedevano. A Lucca la passione per il ciclismo era crescente perchè già allora, come oggi, il professionismo esisteva grazie a Ivano Fanini, il patron che non demorde, che non si arrende nemmeno oggi in un periodo travagliato dal covid, dove anche le piccole cose per tutti diventano difficili. Tanti i campioni passati da lui ed uno fra questi è stato proprio Mario Beccia nel 1987, il grande scalatore che ancora mancava alla sua tradizione centrata prevalentemente su velocisti e passisti, ma anche specialisti della pista e del ciclocross che hanno portato nella sua bacheca 12 titoli mondiali.
BECCIA IMPUNTO' I PEDALI A 18 ANNI E CON ENORMI SACRIFICI SI IMPOSE IN UN PERIODO TRAVAGLIATO DALLA CRISI ECONOMICA
Per un ragazzo non era facile negli anni 70 riuscire a coltivare la propria passione ciclistica, perchè la crisi economica massacrò la classe media e Beccia apparteneva ad una famiglia piuttosto povera dove i soldi servivano per tirare avanti, non certo per sacrificarsi nello sport. Si creò in quegli anni uno zoccolo duro della popolazione il cui reddito si collocava sotto la soglia della povertà. Lui si rimboccò le maniche trasformando una bicicletta deposta in cantina in un veicolo azionato dalla potenza muscolare, adagiandola con un kit da corsa e un sistema meccanico arrangiato dalle sue abilità.
"Una bicicletta-ricorda lo scalatore-riuscivo a smontarla e rimontarla completamente. Era l'unico sistema che mi consentiva di pedalare. Spesi a quei tempi 50 mila lire, risparmiate con tanti sacrifici, facendola verniciare, togliendo il portapacchi ed allestendola per fare qualche giro del comprensorio dove abitavo."
Come ciclista non necessitava di grandi gesti tecnici per andare forte, perchè l'alta frequenza del suo pedalare era resa naturale dal suo fisico minuto ed agile. Si univa ai ciclisti del Montebelluna e coglieva i momenti ideali per provare le vie di montagna più famose. Nelle prealpi bellunesi in cima arrivava sempre da solo fra lo stupore di chi non lo conosceva per quella sua naturalezza in salita. Insisteva su percorsi impegnativi per le pendenze elevate ma la fatica veniva sempre ripagata dalla sua grande passione. Già da juniores mostrava una buona tecnica e capacità nel gestire le proprie forze. Da lì ad una buona carriera dilettantistica il passo fu breve.
NEL 1980 LA VITTORIA AL GIRO DELLA SVIZZERA STACCANDO JOOP ZOETEMELK
Passato professionista nel 77 con la Sanson iniziò a fare il gregario a Francesco Moser. Ma per incompatibilità di carattere preferì cambiare squadra diventando leader della Mecap e successivamente della Honved Bottecchia. Con questi ultimi colori nel 1980 vinse il Giro della Svizzera staccando tutti nell'ottava tappa Mendrisio-Glarus. Fra i battuti il beniamino di casa Josef Fuchs e lo scalatore olandese Joop Zoetemelk. Un Beccia formidabile che arrivò in solitudine sul traguardo infliggendo al termine del Giro distacchi consistenti ai suoi avversari. Fra i suoi principali successi in carriera quattro tappe al Giro d'Italia vincendo anche la maglia bianca nel 77 come miglior giovane; la Freccia Vallone dell'82 ed il Giro dell'Appennino dell'84. Giunse anche sul podio della Sanremo nell'86 dietro il vincitore Sean Kelly e Greg Lemond. Ha indossato la maglia azzurra dal 77 all'84.
"In salita non temevo nessuno-dice l'ex scalatore- perchè rispettavo chi andava forte come gli spagnoli Lejarreta, lo stakanovista dei grandi giri, e Alberto Fernandez Blanco, ma non mi sentivo loro inferiore."
La sua migliore edizione al Giro fu quella del 1983, quando giunse al quarto posto, sfiorando il podio per pochi secondi nell'edizione vinta da Saronni, ma ritagliandosi il suo momento di gloria vincendo la prestigiosa tappa a Selva di Val Gardena. In quell'edizione rosa nella classifica finale a precederlo furono soltanto Saronni, Visentini e Fernandez Blanco.
IL RIMPIANTO SULLO STELVIO NEL 1980
Qual'è stato il maggior rimpianto della sua carriera?
"Se devo dire quale amarezza ancor oggi mi porto dietro è la tappa sullo Stelvio del 1980, la terz'ultima di quel giro da Cles a Sondrio di km.221. Ero in classifica, però prima di me c'era Miro Panizza, secondo che tallonava il grandissimo Bernard Hinault. Quando Hinault attaccò assieme al suo gregario Jean René Bernaudeau (all'esordio nella corsa rosa), ero in grande forma. Mi sentivo di star bene e di potermi sganciare dal gruppo al loro inseguimento ma non lo feci perchè avrei svantaggiato Panizza ed in quel giro gli italiani mi avrebbero giudicato male perchè ancora speravano che Miro potesse vincere quel giro. All'arrivo Hinault concesse la tappa al giovane Bernaudeau e vinse il Giro. Panizza fu secondo ad oltre cinque minuti dal fuoriclasse bretone ed io conclusi il Giro al sesto posto. Lei prima mi aveva chiesto quale scalatore temevo? A pensarci bene nessun specialista è stato forte quanto Hinault, uno dei più completi corridori di tutti i tempi".
NEL 1987 BECCIA PASSA CON SODDISFAZIONE ALLA REMAC FANINI
Il 1987 Beccia l'ha trascorso alla Remac Fanini, voluto fortemente dal patron della Remac Mario Cioli e sostenuto dall'ing. Falconi allora titolare di Alan, uno degli sponsor tecnici. A presiedere la formazione c'era Ivano Fanini.
"Ho apprezzato-dice l'ex prof pugliese-di Fanini lo stile comunicativo. Pieno di entusiasmo, da un quarantennio segue le vicende sportive del ciclismo scontrandosi con i più alti organi federali per difendere i suoi principi, come ad esempio la lotta contro il doping, perchè Fanini è una persona sincera e quello che ha da dire lo dice in faccia. Intorno a me c'era un clima di sfiducia quando mi fu prospettata l'ipotesi di passare a correre per lui, ma accettai e ne fui felice. Non era facile, già allora riscuotere gli stipendi puntualmente come mi successe alla Remac Fanini. Volevo far bene alla Milano-Sanremo, dopo il podio dell'anno precedente , ma arrivai diciannovesimo ed a vincere quel giorno fu lo svizzero Erich Maechler. In squadra con me c'era l'astro nascente del ciclismo: il danese Rolf Sorensen. Cercammo di aiutarci per il grande risultato ma lo stesso Sorensen non riuscì ad infilarsi nella fuga giusta e terminò al decimo posto. Resta il fatto che i colori Fanini furono con noi due ben rappresentati alla classica monumento. Rolf Sorensen a fine stagione ebbe molte richieste da grandi squadre. Fanini, per consentirgli una carriera più luminosa lo svincolò consegnandolo alla Ariostea dove si unì ad Argentin, Furlan, Cassani e Baffi. Un gesto che dimostra l'umanità di Fanini mentre altri al suo posto avrebbero fatto valere il contratto per assicurarsi le prestazioni dell'allora ventiduenne ciclista danese che prometteva scintille per il futuro."
Mario Beccia con le sue vittorie ed il suo talento ha fatto sognare per qualche anno i suoi tifosi sparsi un po' in giro per l'Italia. Fanini lo fece conoscere anche ai lucchesi che verso la fine degli anni 80 ebbero l'occasione di ammirare volti noti della tv e delle telecronache di Adriano De Zan, protagonisti nelle fasi conclusive per giocarsi la vittoria, come G.B. Baronchelli e Pierino Gavazzi che facevano da chioccia ai numerosi giovani che sognavano di diventare campioni. Fare attività ciclistica è sempre stato difficile figuriamoci oggi nel periodo falcidiato dal covid che ha dato il colpo di grazia anche a quelle società improntate sulle categorie giovanili. A Lucca è quasi impossibile dare vita ad una squadra juniores, mentre Fanini continua ad alimentare il professionismo con Amore e Vita, una squadra con licenza Continental che vince all'estero ma anche in Italia come sta a dimostrare la Challenge della Liguria di Tizza dello scorso anno. Con onore riesce anche a prestare corridori agli stage di Cassani, la recente convocazione di Manuel Senni è l'ultima di una lunga serie. Ricordiamo con simpatia Mario Beccia ed incoraggiamo Ivano Fanini a confermarsi quel talent-scout contradditorio e complesso, amato e anche odiato in tutta Italia, ma di sicuro tutte le sue squadre le ha create da solo, alimentate da una passione genuina. Tanti al suo posto avrebbero sfruttato l'immagine a livello commerciale per vendere più biciclette, lui invece di professione fa il commerciante di auto rilassandosi inseguendo nuovi successi con i suoi corridori. Mario Beccia rimarrà per sempre quello scalatore sbocciato per caso divertendosi. Un processo attivo e dinamico approfondito sui passi alpini del Giro d'Italia. Dopo aver appeso la bicicletta al chiodo ha fatto il D.S. del Team Vorarlberg per un biennio ed ora continua assieme a quegli amici di Montebelluna conosciuti per caso in bicicletta a pedalare chilometri spensierati da pensionato ammirando il paesaggio tra le curve e i tornanti delle dolomiti bellunesi.