Cosa ha fatto la differenza tra la Lucchese e il Prato, accreditato alla vigilia del torneo come la favorita numero uno per la promozione?
Abbiamo affrontato ogni partita con grandissima umiltà, non scendendo in campo con la giacca e la cravatta soltanto per lo stemma che portavamo sulla maglia. Aver creato un gruppo coeso ha consentito ai calciatori di mettersi a disposizione l’uno dell’altro, facendo uno scatto in più per aiutare il compagno o per raddoppiare sul diretto avversario. Sono tutti piccoli gesti ma di una grande importanza. Credo che il manifesto di questo spirito sia stato il romanzesco successo in casa della Caronnese, rimontando nel quarto d’ora finale il momentaneo 0-2 in inferiorità numerica. La Lucchese, inoltre, ha saputo lottare e soffrire nei momenti cardini delle sfide cruciali, proprio come accaduto nel derby di Sesto Fiorentino contro il Prato. In quell’occasione, sotto una pioggia battente su di un terreno di gioco pesante, ho rivisto in tutti i nostri ragazzi lo spirito, il coraggio e la grinta di quando indossavo la maglia rossonera. Un altro aspetto importante è stato quello di non farci condizionare dai risultati iniziali non esaltanti nonostante la squadra con Monaco e lo staff tecnico lavorasse molto bene durante la settimana. Alla fine una certa metodologia di lavoro alla lunga paga sempre. La nostra ricetta è semplice: lavorare con umiltà, trasparenza e dire sempre la verità, il tutto finalizzato al bene della Lucchese.
Siete stati protagonisti di una stagione vissuta tutta di un fiato: dall’iscrizione alla D avvenuta in extremis all’allestimento della rosa fino al successo finale. In questo percorso, per certi versi memorabile, quale sono state le difficoltà maggiori che avete dovuto affrontare?
Difficile sceglierne una. In ordine cronologico, anche l’allestimento della rosa non è stato semplice visto che eravamo in ritardo rispetto alla concorrenza, dovendo fare in dieci giorno un’azione che in genere si compie nell’arco di un mese. È già difficile giudicare due calciatori in prova, figuriamoci quindici come avvenuto a noi in preparazione. Per questo motivo ringrazio, per il supporto e il confronto costante di quei giorni, Baraldi, Carruezzo, Monaco e la dirigenza che mi hanno aiutato nella scelta dei giocatori. Per quanto riguarda l’aspetto organizzativo, come ben sapete, al nostro arrivo abbiamo trovato solo delle macerie; le difficili condizioni in cui versavano il Porta Elisa e l’Acquedotto nello scorso agosto me le ricordo benissimo. In pochi giorni siamo riusciti restituirli in giusto splendore, senza considerare che abbiamo dovuto ricostruire un vero e proprio rapporto di fiducia con chi fino alla stagione 2018-2019 collaborava con la Lucchese, rimanendo in più di un’occasione “scottato”. Abbiamo ricevuto una scomoda eredità. Oggi, invece, c’è la fila per stipulare una convezione per la Pantera. Una piazza come Lucca, non mi stancherò mai di ripeterlo, merita rispetto. Quella di quest’anno è stata la vittoria di tutti: dai calciatori, alla società, passando per la stampa fino ad arrivare ai tifosi, grazie ai quali giocavamo sempre in casa. I nostri sostenitori non hanno mai fatto mancare il loro incitamento, nemmeno quando avevamo raccolto solo quattro punti nelle prime sei giornate. Ripensando a quella prima parte di stagione, a menta fredda potevamo aver raccolto qualcosa di più, come per esempio a Borgosesia (1-1 con una traversa colpita e alcune comode occasioni fallite) o l’harakiri di Camaiore contro il Real Forte Querceta. Il primo successo al Porta Elisa ai danni del Savona ci ha liberato di un peso psicologico.
Passando alla Lucchese che verrà, quanti giocatori di esperienza pensate di confermare anche in Serie C?
Da mercoledì pomeriggio inizieremo i colloqui; conto di incontrarmi con 5-6 elementi al giorno valutando con loro il da farsi. Non vi nego che vorrei tenere un blocco di questi ragazzi che, oltre alle loro qualità calcistiche, potrebbero aiutare i nuovi ad inserirsi più velocemente nel nostro ambiente. Sarà, comunque, un calciomercato strano per tutto quello che è avvenuto negli ultimi tre mesi. Probabilmente partiremo per il ritiro con la pattuglia definitiva degli under, mentre per quanto riguarda gli over completeremo le caselle strada facendo. Staremo allerta per cogliere quelle occasioni che si presenteranno, magari provenienti da categorie superiori.
Per quanto riguarda i giovani, detto dei cinque protagonisti in questa cavalcata che sono già stati riconfermati, andrete alla ricerca di elementi che potrebbero diventare di vostra proprietà o punterete su prodotti del vivaio di formazioni di Serie A?
Prima di tutto, ci tengo a dire come Bartolomei, Papini, Pardini, Fazzi e Nannelli sono un patrimonio della Lucchese. Questi ragazzi sono stati importanti nell’arco di tutta la stagione, risultando spesso i migliori in campo. Bartolomei, lo ricordo, veniva dalla Seconda Categoria compiendo un grosso exploit, Pardini ha giocato con il piglio del veterano, mentre Papini, con già alle spalle più di 70 partite in categoria sebbene sia poco più che ventenne, ha offerto un rendimento costante. I due classe 2000 Fazzi, autore anche di gol pesanti come quello di Chieri, e Nannelli sono un’assoluta garanzia. Il nostro desiderio sarebbe quello di costruirci i giovani in casa, portandone ogni anno almeno 4-5 dalla Beretti in prima squadra. Per ottenere questi risultati, però, ci vorrà del tempo visto che stiamo ricostruendo un settore giovanile. Quello che posso dire è che questa società investirà sul vivaio della Pantera, sia per quanto riguarda le infrastrutture che i tecnici; sono convinto che il lavoro di un maestro di calcio come Vito Graziani darà i suoi frutti. Per questo processo dovremo armarci di una ragionevole pazienza. Sarà possibile, quindi, valutare l’opportunità di richiedere under provenienti da importanti settori giovanili.
Che ricordi ha dei suoi due gol in maglia rossonera?
Non ero propriamente un difensore con il vizio del gol, ma quello realizzato ad Arezzo il 2 novembre 2003 (2-1 il finale per i locali che a fine campionato sarebbero sbarcati in B nda) è stato senza dubbio il più bello della mia carriera. Quel tiro al volo fu una splendida combinazione tra precisione e forza che superò un forte portiere come l’ex Milan e Sampdoria Angelo Pagotto (preparatori dei portieri della Lucchese nella parte conclusiva della stagione 2018-2019 nda). Pensa che quella partita non avrei dovuto disputarla; fu decisivo il suggerimento di Bruno Russo, allora vice allenatore, a fare cambiare idea a Maurizio Viscidi. Non a caso andai subito ad abbracciare in panchina il nostro attuale presidente.Il gol realizzato a Lumezzane nella stagione 2000-2001, invece, fu la classifica azione di contropiede che ci permise di chiudere il risultato sul 3-0. L’assist portò la firma, manco a farlo apposta, di Russo.
Dapprima compagni di squadra poi insieme nelle vesti di direttore sportivo e allenatore. Esiste un rapporto unico tra lei e Bruno Russo
Oggi Bruno è il mio presidente, ma l’amicizia e la stima reciproca che abbiamo nasce in campo. Ricordo che quando venni nominato direttore sportivo del Castelnuovo nell’estate 2007, proposi il ruolo di tecnico a Russo che si dimise da allenatore della Primavera del Vicenza per intraprendere quella esperienza dove rimanemmo sino al passaggio di proprietà. Anche in quel di Bellaria richiamai Bruno Russo in panchina, che per poco non compì l’impresa di salvare i romagnoli. Quella bella rimonta permise, comunque ai biancocelesti di essere ripescati in C2 pochi mesi più tardi. Sono state esperienze che hanno cementato il nostro rapporto. Esserci ritrovati nuovamente insieme alla Lucchese è qualcosa che ci riempie il cuore d’orgoglio rossonero.”