Due voci prominenti del fantasy contemporaneo raccontano se stesse e le città che vivono e scrivono: l’italiana Ella Archer, autrice di Abissi e incanto, e l’inglese Samantha Shannon, nota per opere di successo internazionale come Il priorato dell’albero delle arance e la serie La stagione delle ossa, sono state protagoniste nell’ultimo giorno del Lucca Comics & Games 2024 di un incontro con il pubblico interamente dedicato al genere dell’urban fantasy.
“Io sono una di quattro sorelle Archer, cognome collettivo che abbiamo scelto di darci, e stiamo scrivendo la serie Hidden Society, di cui sono usciti i primi due volumi: abbiamo scelto di ambientarli in quattro città italiane, il primo volume a Venezia e il secondo, il mio, a Napoli- ha esordito Archer- Ci affascina la possibilità di vedere la magia nei luoghi che conosciamo e che frequentiamo abitualmente: vie che percorriamo tutti i giorni, o che magari non ci siamo mai sognati di prendere, possono svelarci qualcosa di nuovo”.
“Sono stata attratta verso il genere fantasy perché è il genere delle possibilità: l’unico limite è l’immaginazione dell’autore, la versatilità è tanta che puoi decidere di allontanarti infinitamente dalla realtà di ogni giorno o anche di discostarti quel minimo per avere già la magia nella realtà che ti circonda- ha aggiunto Shannon- Io scrivo sia fantasy epico che urban fantasy, ed entrambi hanno le loro sfide: nel fantasy epico devi creare un mondo dal nulla, è questo è difficile, ma puoi anche sfruttare certi elementi a tuo vantaggio; invece, nell’urban fantasy devi prestare attenzione al fatto che tante persone conoscono quella città molto bene. Puoi comunque giocare con certe caratteristiche: la mia Londra, città in cui sono vissuta per tutta la mia vita, è un mix della Londra moderna e di quella storica. Ma devi essere fedele al nucleo della città: quando ambiento le mie storie in città che non conosco, devo visitarle, studiarle, fare ricerche: voglio che ciascuno possa vedere la propria città rappresentata autenticamente”.
Dello stesso avviso si è dichiarata Ella Archer che, bergamasca, per descrivere Napoli è partita dall’esplorazione della città e da uno sguardo attento alla magia nascosta delle cose: “La cosa più difficile dell’urban fantasy è il realismo, il fatto che l’ambientazione deve essere riconoscibile perché tante persone la frequentano: cercare di combinare quello che è con quello che potrebbe essere non è semplice. Io sono andata a vivere Napoli, e l’ho fatto con gli occhi della protagonista- ha dichiarato l’autrice- La sirena Safira deve completare un rituale, e quando lo fallisce e viene esiliata sulla terraferma deve esplorare Napoli per trovare una nuova casa: io mi sono trovata come lei in una città che non conoscevo, e ho cercato di conoscerla dal punto di vista di uno sguardo esterno. Quando sono andata a Napoli per la prima volta avevo già in mente cosa sarebbe successo, ed è stato strano vedere la città con gli occhi di chi già ci vede più livelli. È una sfida e un divertimento cercare una magia che risuoni con luoghi che esistono già”.
Se per l’autrice di Abissi e incanto il punto di partenza per questa storia che si snoda per la già magica Napoli è stato il mito di Partenope, Samantha Shannon ha dichiarato di essere stata ispirata dal distretto londinese di Seven Dials: “Non avevo mai visitato molto questa parte di Londra, e mi sono accorta che c’erano molti negozi che vendevano sfere di cristallo, tarocchi, che offrivano letture della mano: da lì ho sviluppato l’idea di un sistema magico basato sulla divinazione e la chiaroveggenza- ha spiegato- Un’altra idea è venuta da Oxford, dove ho frequentato l’università: mi è sempre sembrato un luogo oscuro e ostile, e ho deciso di trasformare i vari collegi in residenze per queste figure divine che tengono nel palmo della loro mano le vite di quelli che vivono intorno a loro, un po’ come i professori fanno con gli studenti. È quasi una parodia dell’esperienza tipica di uno studente di Oxford”.
“Quello che mi ha aiutata è stato parlare con alcune amiche di Napoli, che mi hanno indicato punti che magari nemmeno i napoletani stessi conoscono: mi ha fatto piacere quando, ad una presentazione del libro che ho fatto a Napoli, tante persone mi hanno detto che ho fatto loro scoprire angoli della città che non avevano mai visitato- ha aggiunto Archer- Adesso, provo nostalgia di Napoli come se ci avessi vissuto. Quello che ho cercato di rendere è la complessità di Napoli: non avevo la pretesa di raccontarla, ma di suggerire che c’è molto da esplorare”.
Aspetto particolarmente complicato dell’urban fantasy è bilanciare il realismo dell’ambientazione con gli elementi fantastici, ma le due autrici hanno condiviso alcuni dei loro trucchi su come mantenere un buon equilibrio: “È molto utile avere dei punti di riferimento che le persone possono riconoscere. L’altro modo in cui riesco a mantenere la storia de La stagione delle ossa ancorata alla realtà è attraverso la protagonista, Paige: mi piace dire che è un personaggio comico bloccato in una distopia, e spero che i lettori si possano identificare in lei- ha riflettuto Shannon- Nel rappresentare Londra ho cercato di rappresentare quanto diversificata è, ma anche l’idea di una città che giace sotto la città, di società nascoste e sistemi complessi”.
Tra discorsi seri e riflessioni complesse non è mancato il tempo per qualche gioco, che ha visto ad esempio Shannon e Archer cercare di collocare vari personaggi inventati sul momento in alcune città italiane e non solo (l’affamatissimo elfo Gianni si troverebbe sicuramente bene in Sicilia, mentre per Lucas, gnomo timido ma chiaccherone, Orvieto potrebbe essere ideale). Anche la fatidica domanda è stata pronunciata: se dovessero ambientare un fantasy a Lucca, su quali elementi giocherebbero?
“Mi affascina molto la contrapposizione fra una tensione verso l’altro, rappresentata da torre Guinigi, e le profondità dei sotterranei”, ha dichiarato Archer. L’inglese Shannon si è invece dichiarata affascinata dalle nostre porte: “Le città italiane in generale hanno porte bellissime; spesso dietro di esse gli edifici sembrano vuoti, deserti: potrebbe essere interessante chiedersi cosa ci sia dietro quelle porte”.