"Apprendiamo dalla stampa - dichiarano gli ex gestori di Ristori Essenza del Gusto Massimo e Maurizio Micheli, Marco Toschi e Gennaro Amone - dell'intenzione, da parte della Soprintendenza, di avviare un procedimento per vincolare gli arredi di Ristori. Questo che leggiamo come mero proposito, visto che ancora non ci è arrivata alcuna comunicazione ufficiale, non può che trovare la nostra piena disponibilità e rispecchiare i nostri intenti poiché, precedentemente alle dichiarazioni apparse sulla stampa da parte della Acordon, avevamo già contattato la Soprintendenza per chiedere un incontro ufficiale proprio in merito alla nostra piena disponibilità nel vincolare gli arredi."
A proposito di un fascicolo ritrovato nelle ultime ore sull'avvio di un procedimento per vincolare gli arredi, gli ex gestori esprimono stupore e sorpresa:
"Sorprende - proseguono gli ex gestori - apprendere dalla stampa di un fascicolo risalente al 2012 di avvio di un procedimento -poi mai concluso- che emerge solo adesso a giugno inoltrato. Nonostante le nostre quattro richieste scritte inviate all'ufficio vincoli in data 18 aprile, 19 maggio, 20 maggio e 26 maggio, nessuno ha mai menzionato questo fascicolo, anzi, come risposta ci è stato inviato il Decreto che documentava l'assenza di vincolo sugli arredi."
Gli ex gestori chiariscono poi che a fronte di obblighi contrattuali verso la proprietà del fondo, non interessata agli arredi, a fronte dalla mancanza di qualsiasi tipo di protezione a livello storico e artistico e a fronte della volontà di assumersene la responsabilità anche in quanto proprietari, lo smontaggio è stata l'unica scelta:
"Nel momento in cui abbiamo dovuto riconsegnare alla proprietà il fondo completamente libero – spiegano Micheli, Toschi e Amone - non rimaneva altra scelta che smontare gli arredi e metterli in sicurezza: infatti, non essendo questi vincolati, qualsiasi nuovo affittuario avrebbe potuto disfarsene senza problemi. Adesso saremmo ben lieti che si profilasse all'orizzonte la possibilità di un vincolo della Soprintendenza e auspichiamo che a rinnovare la tradizione dell'acquisto dei mobili non sia solo il futuro affittuario, ma anche il proprietario stesso, che fino ad ora non ha mai mostrato interesse verso gli arredi."
"Micheli, Toschi e Amone - dichiara il legale, avvocato Stefano della Nina – non hanno compiuto nessun atto illegittimo, limitandosi solo a ciò che costituiva un obbligo contrattuale verso il proprietario in merito agli arredi e anzi assumendosene la responsabilità anche del valore artistico e rispettando la corresponsione delle mensilità del canone nell'ambito dell'accordo contrattuale convenuto tra le parti."
Diversamente da quanto dichiarato, infatti, non è stato asportato alcun sanitario dal bagno (si è addirittura parlato di un bidet in verità mai esistito), bagno peraltro completamente realizzato e accatastato esclusivamente a spese di Toschi, Micheli e Amone e di cui adesso la proprietà si ritrova a poter disporre. Non è stato smantellato nessun pavimento, solo rimosso a regola d'arte il parquet posizionato dagli ex gestori sopra una vecchia moquette evidentemente non adatta a ospitare una cioccolateria.
Gli ex gestori, inoltre, non risultano affatto inadempienti sui 3800 euro mensili previsti dal contratto. Dopo l'aumento del canone di ben mille euro mensili a partire da marzo 2019, peraltro sempre puntualmente corrisposti, è stata infatti proposta alla proprietà, proprio in conseguenza della necessità di rivedere il piano industriale a causa dell'emergenza Covid-19, una riduzione per la durata dell'emergenza.
A fronte di flussi di cassa drasticamente in calo, di un locale di metratura ridotta che non avrebbe consentito le misure di distanziamento, il rifiuto di vedersi ridurre il canone ha decretato l'impossibilità di proseguire l'attività.
"Ci è stata proposta solo una riduzione dell'affitto del 50% per i tre mesi di lockdown, addirittura meno di quanto previsto dal Decreto ministeriale. Proposta che, in base alla valutazione effettuata, ci ha portato a prendere la decisione di concordare con la proprietà una risoluzione del rapporto contrattuale. Sarebbe bastato un piccolo sforzo in più. Adesso – concludono Marco Toschi, Massimo e Maurizio Micheli e Gennaro Amone - ci auguriamo solo due cose: che si smetta di spargere falsità e che la Soprintendenza riesca finalmente a porre il vincolo, questo ci darebbe la possibilità legale di riportare gli arredi a Ristori, cosa che siamo in grado di fare anche subito."