Anno XI 
Giovedì 28 Novembre 2024
- GIORNALE NON VACCINATO
claudio
claudio5

Scritto da Redazione
Cronaca
30 Giugno 2020

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Apriti cielo. Centinaia di migliaia di italiani si sono indignati perché, a Campiglia Marittima nella bellissima ed esclusiva Costa degli Etruschi, provincia di Livorno, un immigrato, tipica risorsa boldriniana che porterebbe avanti uno stile di vita che sarà, secondo la ex presidente della Camera, presto anche il nostro, ha ucciso un gatto in mezzo alla strada e se lo è cucinato sulla pubblica via per mangiarselo.

L'autore di questo gesto è un giovane regolarmente presente sul nostro suolo patrio ed è originario della Costa d'Avorio che, se per qualcuno risulta difficile individuarla sulla cartina geografica, diciamo noi che si trova nell'Africa Occidentale e comprende una robusta componente musulmana e un'altra cristiana. A quale delle due religioni appartiene lo chef di colore non è dato saperlo, ma per lui come, probabilmente, milioni di suoi compagni di merende a quelle latitudini, un gatto, ammesso che ne esistano, non è sicuramente un animale da compagnia.

Già, perché qualcuno dovrebbe anche spiegare ai nostri buonisti verniciati di rosso e anche di altri colori, che la cosiddetta pet teraphy è cosa tipicamente occidentale e propria della civiltà dei consumi mentre nei paesi del terzo, quarto per non parlare di quelli del quinto e del sesto mondo, gli animali a quattro zampe, soprattutto se piccoli di dimensioni e, sostanzialmente, inutili, hanno vita breve. Nell'antico Egitto i gatti erano considerati sacri, evidentemente nella Costa d'Avorio e non soltanto, hanno perso questa caratteristica.

Si meravigliano, quindi, questi poveri dementi se un africano si mangia un gatto, magari perché affamato. Attenzione, li abbiamo visti gettare nell'immondizia centinaia di porzioni di pastasciutta e di ogni ben di dio perché a loro il nostro cibo fa schifo, ma nessuno si è alzato in piedi a protestare dicendo che l'accoglienza è una bestemmia e che mettersi in casa questa gente è come infilarsi nel culo l'anello del papa. 

Facciamo entrare cani e porci, gente che mangia di tutto, perfino sorci vivi e serpenti o pipistrelli e che possiedono usi e consuetudini che fanno a cazzotti con la nostra cultura e poi ci lamentiamo se fanno quello che hanno sempre fatto se, cioè, importano nelle nostre città il loro modo di vivere che a noi, oggettivamente, fa schifo. Ma cosa pensavamo? Forse i Renzi, le Boldrini, le Bonino, i Conte, la Sinistra senza identità credevano che tutto il mondo è uguale soltanto perché l'Ideologia globalista annienta ogni differenza?

Eppure già un anno fa nel Lazio, ad Aprilia, un gatto era stato scuoiato e arrostito all'aperto anche se l'autore, un altro disgraziato, aveva raccontato di averlo trovato già morto. Peggio ancora! Che vomito.

Eppure tutti sanno, ma fanno finta di non sapere che centinaia di migliaia di musulmani ammazzano gli animali secondo la loro tradizione che è vietata nel nostro Paese, ma che nessuno più contesta perché sarebbe controproducente alla loro integrazione. La verità è che abbiamo accettato di svendere la nostra identità aprendo le porte e i portoni a una massa di esseri umani che, spesso, di umano hanno soltanto le sembianze perché, quanto a rispetto dei più deboli, delle donne, delle minoranze in genere, non gliene frega assolutamente niente. E questo è solo l'inizio. Un giorno e Laurent Obertone lo ha ben dipinto in Francia con i suoi libri, al posto del gatto ci saremo tutti noi, che non ci rendiamo conto di quanto accettare tutto significa, sostanzialmente, non difendere nulla.

Adesso i soloni della Sinistra, questi bastardi senza gloria che andrebbero, loro sì, 'arrostiti' sul rogo della loro presupponenza e della loro Ideologia, diranno che bisogna comprendere, che l'africano improvvisatosi chef, aveva soltanto fame e che non intendeva fare del male alla povera bestia. Che non tutti i neri immigrati amano mangiare carne di gatto, ma questa considerazione non ci accontenta né ci tranquillizza.

Quando un popolo cede su tutti i fronti al mantenimento della propria identità, della propria religione, delle proprie consuetudini, delle proprie abitudini e lascia entrare lo straniero che vuole imporre le sue, quel popolo non si arricchisce di alcunché, ma, al contrario, smarrisce una parte di sé che non recupererà più. Apriamo i confini, accogliamo musulmani e neri o anche gialli, verdi e arancioni che fanno tanto colore, ma ricordiamoci che stiamo scavando la fossa ai vostri figli. Verrà un giorno in cui le minoranze di oggi saranno la maggioranza di domani e a quel punto mangiare un gatto non sarà nemmeno più una notizia perché non ci saranno più né gatti né persone che se ne prendono cura.

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