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Scritto da Redazione
Cronaca
04 Settembre 2020

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Qualche giorno fa si era presentato all’ufficio denunce della questura di Lucca per denunciare l’utilizzo indebito della propria carta postepay e la sottrazione, a seguito di due distinti prelievi, di 200 euro dal proprio conto.

Il denunciante, un richiedente asilo ospite di una struttura lucchese accreditata per l’accoglienza, aveva ribadito più e più volte di non avere mai perso di vista la propria postepay ed era altrettanto certo di non averla affidata ad alcuno.

Lo strano furto è cosi passato al vaglio degli investigatori della squadra mobile.

Gli agenti hanno immediatamente acquisito le immagini dell’ufficio postale presso cui erano stati prelevati i contanti e isolato le registrazioni relative ad un uomo che, effettivamente, in orario corrispondente ai prelievi, aveva effettuato due distinte operazioni allo sportello automatico. Essendo il prelievo avvenuto nel cuore della notte, non era possibile distinguere il volto del malfattore, ma erano invece facilmente riconoscibili gli indumenti indossati.

Nel frattempo si era fatto avanti negli investigatori un preciso sospetto: il denunciante aveva detto di vivere in un appartamento gestito da una associazione di volontari e di condividere la propria stanza con un ragazzo, anch’egli richiedente asilo.

La conferma del sospetto si è avuta in seguito alla perquisizione delegata dalla dottoressa Elena Leone della Procura della Repubblica ed eseguita nella stanza della vittima, ieri mattina, dagli operatori della sezione reati contro il patrimonio. Proprio rovistando tra gli armadi del compagno di stanza, un richiedente asilo di nazionalità ivoriana, gli uomini della Squadra Mobile hanno trovato la maglia indossata dal ladro al momento del prelievo.

È dunque evidente che l’ivoriano abbia approfittato del sonno molto pesante del compagno di stanza per sottrarre la carta postepay custodita nel portafogli, lasciato dalla vittima sul comodino; l’uomo era riuscito a lasciare la stanza e a fare rientro poco dopo il prelievo del tutto indisturbato.

Rimaneva da capire come avesse fatto a carpire il codice di accesso al conto.

L’attenta visione delle telecamere ha permesso di distinguere una fugace occhiata che l’ivoriano aveva dato al proprio cellulare.

Gli investigatori hanno così sequestrato il suo telefono e scorrendo le foto memorizzate nell’apparecchio hanno trovato quella di un foglio di carta con una sequenza di numeri scritta a penna.

Oggi, la vittima, negli uffici della questura ha riconosciuto in quella sequenza il PIN della propria carta poste pay, a suo dire gelosamente custodito nella tasca di una valigia riposta sopra l’armadio della propria camera.

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