Anno XI 
Giovedì 28 Novembre 2024
- GIORNALE NON VACCINATO
claudio
claudio5

Scritto da Redazione
Cronaca
28 Maggio 2024

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Il marito di Raffella Lorenzani si chiamava Fausto Tocchini ed è scomparso il 17 aprile scorso all'Ospedale San Luca di Lucca a causa di un tumore letale. Il lutto ha colpito una famiglia che ha sempre vissuto a Lucca e la vedova ne vuole approfittare per dare un m essaggio alla città. Un messaggio che riguarda l'atteggiamento poco umano che alcuni medici e operatori sanitari hanno tenuto con il nucleo familiare negli ultimi giorni di vita del marito. 
"Sono riconoscente agli ospedali e a chi vi lavora, in particolare con quelli del Cisanello di Pisa che hanno curato e accompagnato mio marito nel suo ultimo periodo dopo una lunga malattia. Ma voglio comunicare alla cittadinanza e ai medici qualcosa che credo sia importante. Serve - spiega Raffaella Lorenzani - più umanità, in particolare fra i medici. Gli ultimi giorni di mio marito nel reparto di Medicina al San Luca sono stati molto dolorosi per me e mio figlio, ci aspettavamo che i medici ci dessero qualche informazione sul suo stato di salute, sulla terapia del dolore, che intervenissero comunicandoci le azioni da fare per lenire le sofferenze di mio marito, in modo da diminuire anche le nostre. Ma non ci è arrivata nessuna informazione, ci siamo sentiti soli e per niente considerati. Alcuni hanno anche reagito male al nostro civile tentativo di chiedere le cose che riguardavano mio marito". 
"Abbandonati accanto a chi stava morendo - aggiunge con dolore Raffaella Lorenzani -. Non voglio criticare l'operato sanitario di medici e infermieri che hanno fatto il loro dovere, voglio solo sperare che la mia frustrazione nel ripensare agli ultimi giorni possa causare un cambiamento umano in alcuni dei medici. Quando una persona sta morendo in ospedale, chi gli vuole bene ha bisogno di sapere come sta, di capire quanto sta soffrendo, come reagisce il suo fisico negli ultimi giorni. Parlare può alleggerire le sofferenze di chi sta perdendo una persona cara. Riguarda molte persone e non siamo gli unici che si sentono poco considerati dagli operatori sanitari. Alcuni medici, anche del Pronto Soccorso, sono stati molto bravi nel prendersi in carico la condizione di mio marito, ma purtroppo altri non hanno avuto la stessa sensibilità e non si sono sentiti in dovere di aggiornare la famiglia. Dopo la sua morte nessuno è intervenuto per raccontarci gli ultimi momenti. Anche dopo la morte ci vorrebbe un'attenzione nei confronti dei familiari. Penso che sia importante essere umani nei confronti di chi sta vivendo un grande dolore come è stato il nostro".

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