«La Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della nazione». Il secondo comma dell’articolo 9 della Costituzione ha schierato la Repubblica dalla parte (sempre minoritaria) di coloro che, lungo tutta la storia del nostro Paese, hanno lottato perché la forma dell’Italia, cioè il suo «ambiente passato attraverso l’uomo» (Cesare Brandi), fosse considerata un bene pubblico sovraordinato agli interessi privati, e alla stessa proprietà privata: opponendo all’idea di possesso quella di custodia, in nome di tutta l’umanità presente e futura.
Come dimostrò il dibattito nella stessa Costituente, non era un esito per nulla scontato: perché anche lì era evidente il conflitto tra i fautori del possesso e quelli della custodia.
Questa polarizzazione è capace di raccontare anche tutta la storia della Repubblica, tessuta di continui tradimenti di quel comma, e di una eroica resistenza da parte di una minoranza attiva e soprattutto delle soprintendenze, questa sorta di povera e sempre vilipesa “magistratura del paesaggio e del patrimonio”.
Ecco, riflettendo su queste considerazioni di Tomaso Montanari, il nostro pensiero oggi va a Lucca, dove, ormai da troppo tempo, stiamo assistendo ad un trattamento indecoroso di un bene paesaggistico monumentale, un Bene Culturale che la legge tutela, ma che l’uso, a mio parere improprio, dal punto di vista funzionale, spaziale e temporale, ha ridotto in condizioni pietose, una sorta di acquitrino sassoso che ha preso il posto di un magnifico, vivo, spazio verde, facente parte delle fortificazioni della Città.
Stiamo parlando dello Spalto posto tra il baluardo S.Paolino e il baluardo S.Maria. Un luogo snaturato da un utilizzo incongruo, che ne inibisce l’immagine e il valore paesaggistico monumentale, trasformato in un pessimo biglietto da visita per la Città di Lucca, ormai quasi per tutto l’anno, senza soluzione di continuità.
Ci chiediamo quanto ancora questo luogo dovrà essere costretto a sopportare questa situazione e fino a quando la tutela del Bene Culturale sarà disattesa.