Sorella minore del Grande Còrso, Elisa Bonaparte (Ajaccio,1777 – Villa Vicentina, 1820) attraversa i primi lustri dell’Ottocento svolgendo un ruolo minore, ma tutt’altro che secondario nella vicenda politica e culturale del nostro Paese, segnatamente quella toscana e lucchese. Meno bella e fascinosa della celeberrima sorella Paolina, Elisa sa muoversi bene in tempi complicati e difficili: un periodo storico tanto breve quanto convulso in cui crollano tumultuosamente istituzioni e consuetudini, mutano rapidamente rapporti di proprietà e ceti dirigenti, mentalità e comportamenti. Il 14 luglio 1805, Elisa Marianna Bonaparte e suo marito, Felice Baciocchi, fanno il loro ingresso a Lucca, trasformata da Repubblica “democratizzata” in Principato di Lucca e Piombino. A Parigi gli “eroici furori” giacobini sono ormai alle spalle e, ancora di più, a Lucca dove, nella centralissima piazza San Michele, è stato appena rimosso l’ultimo albero della libertà della Città Murata. La piccola capitale toscana conosce una situazione piuttosto delicata: infatti, quella che s’insedia nell’estate 1805 è una dinastia straniera, imposta con la forza da un potere imperiale, senza rapporti con il territorio. Elisa si rende conto che se l’antica aristocrazia non le è favorevole, ancor meno bendisposto appare il clero, tassato nei suoi beni e spossessato delle sue ricchezze. I nuovi principi sanno bene che le nostalgie per gli antichi ordinamenti sono diffuse e tiepide le simpatie. E a Elisa, Lucca sembra troppo quieta, quasi addormentata in un sonno profondo: nei suoi programmi c’è l’intenzione di svegliarla, questa città, renderla più dinamica, più imperiale, più francese… Il terreno su cui la giovane neo-principesse investe è la trasformazione urbanistica della città per farne una vera capitale moderna. A partire dal Palazzo, sede del potere civile, che acquista le fattezze monumentali di una reggia, tra le più eleganti e maestose d’Italia Poi, grazie agli interventi degli architetti Pierre Théodore Bienaimé e Giovanni Lazzarini, ai quali è affidato il compito di portare un po’ di Parigi a Lucca, vengono realizzate la piazza Napoleone (1806), la via Elisa e la Porta Elisa, aperta nel 1809, per rivolgersi simbolicamente verso Firenze, nel momento in cui a Elisa è conferito il titolo di Granduchessa di Toscana. Donna colta, ama la lettura di Plutarco e del poeta preromantico inglese Edward Young, ma la sua passione vera è il teatro di Corneille, Racine, Moliere: giunta a Lucca da solo un mese, si adopera perché nel teatro di Bagni di Lucca sia messa in scena una Fedra di Racine in cui non si fa scrupolo di recitare. Vien costituita la Biblioteca Pubblica; l’Accademia degli Oscuri, le cui origini risalivano al 1584, diviene l’Accademia Napoleone, organizzata secondo i diversi rami delle arti e delle scienze per quaranta accademici, mentre tra i soci corrispondenti è da annoverare il meglio della cultura europea: Monti, Paisiello, Canova, David, Volta, Laplace… Fanno cultura anche le feste e i divertimenti: il 14 luglio è ribattezzato festa della Concorde. Si celebrano, poi, il 15 agosto, compleanno dell’imperatore; il 2 dicembre, anniversario dell’incoronazione e della vittoria di Austerlitz; il 3 gennaio, anniversario della nascita di Elisa. Poi il 18 maggio, per san Felice, onomastico del Baciocchi, suono di campane spiegate, spari di spingarde, messa solenne con musica in San Martino… Intanto, si diffonde si diffonde il piacere dell’acqua e delle terme in quel di Bagni di Lucca e fanno la loro apparizione, timidamente, anche i bagni di mare a Viareggio, il porto franco dei lucchesi dove si gioca d’azzardo e, in occasione delle festività religiose che prevedono il digiuno, nobili e ricchi borghesi si consolano consumando eccellenti piatti di pesce. Elisa sa, poi, intercettare le importanti tradizioni musicali della città che dal 1800 ospita Niccolò Paganini, primo violino dell’orchestra della Repubblica. Inizialmente il rapporto tra i due non è facile. La Principessa preferisce affidare ruoli di prestigio alle persone di maggiore anzianità e così Niccolò perde il suo incarico. Per riconquistarlo, però, in breve tempo, insieme al titolo di Capitano d’Onore delle Guardie e, dicono i più maliziosi, anche a un posto privilegiato nel cuore di Elisa. Una relazione durata alcuni anni, complicata e tormentata dai caratteri egocentrici e spigolosi dell’uno e dell’altra. Un sodalizio artistico e di potere, forse anche erotico, che si scioglie definitivamente col trasferimento di Elisa a Firenze nel 1809 e col congedo di Paganini dalla corte lucchese. Una parentesi relativamente breve quella del virtuoso e compositore genovese, mentre la continuità della vita musicale lucchese è affidata e mantenuta dall’indefesso lavoro musicale di Domenico Puccini, il nonno di Giacomo, musicista eclettico, “buon pianista e buonissimo suonatore d’organo”. Una musica, la sua e quella del padre, Antonio, che se si piega a fini politici e propagandistici riesce sempre a mantenere caratteri di qualità, decoro, dignità formali e fa da vera colonna sonora alle importanti trasformazioni che Elisa introduce in un corpo sociale ancora asfittico, ancora lento per un’immobilità durata troppo a lungo: i beni dei conventi sono trasformati in demaniali e le nuove risorse investite in opere di pubblica utilità e beneficenza. Sono ampliati e laicizzati gli istituti caritativi, risanate le carceri, contrastata la mendicità, potenziate le istituzioni culturali… Lucca è il primo Stato al mondo a stabilire la vaccinazione antivaiolosa obbligatoria per tutti i suoi abitanti e si va sempre più configurando come una capitale europea: una felice e fortunata stagione che comincia a oscurarsi nel 1812 con la campagna di Russia, la sconfitta e la tragica ritirata della Grande Armata francese nelle steppe innevate. È il preludio della fine. Il 14 marzo 1814, Elisa lascia definitivamente Lucca: tre carrozze scortate dalla Gendarmerie escono in piazza Napoleone ancora avvolta dal buio della notte. Destinazione Massa, via Viareggio, fanno compagnia a Elisa, la figlia Napoleona e il giovane Lucchesini, il nuovo amore della ormai ex principessa… Tutto questo e molto altro si può leggere in Elisa Bonaparte, romanzo storico ben rielaborato dalla scrittrice toscana Giuliana Pellegrini. Sostenute da un robusto impianto documentario, le sue pagine ci restituiscono, con vivacità e partecipazione, la vicenda di un’indubbia protagonista della storia del nostro Paese. Una donna che, nutrita di spiriti illuministici e laici, seppe guidare con intelligenza ed equilibrio la comunità della quale era stata messa a capo, avviando riforme e trasformazioni della cosa pubblica destinate a migliorare la vita della collettività e a rimanere come patrimonio per le generazioni a venire.
Giuliana Pellegrini, Elisa Bonaparte, Giovane Holden Edizioni, Viareggio (LU) 2024, pp. 505, Euro 18,00