Cultura
Tutto pronto per la Tosca: il 29 novembre in scena al teatro del Giglio per i cento anni della scomparsa del maestro
Vuole essere un ritorno al grande teatro, al teatro fatto di cose vere e concrete, la tanto anticipata rappresentazione di Tosca che debutterà al teatro del Giglio il 29 novembre: nel giorno in cui cade il centenario della morte di Giacomo Puccini, il grande maestro lucchese viene celebrato con una maestosa, nuova produzione di uno dei suoi capolavori
Kalliope presenta uno spettacolo su Elvira e Puccini
Come meglio festeggiare Puccini nel 100° della sua scomparsa, se non parlando della sua Arte sia dal punto di vista della ricerca musicologica, sia offrendo sulla scena parte della…
Il Trio formato dai talentosi Tommaso Lonquich, Erica Piccotti e Simone Rugani chiude i concerti della Stagione 2024 dell'AML
Uno è stato acclamato dalla critica come "clarinettista formidabile", lodato per "il suo timbro sontuoso, la costante maestria e passione, lo smagliante virtuosismo". L'altra è la violoncellista vincitrice dello "Young Artist of the Year" 2019 agli International Classical Music Awards (ICMA)
Lucca, Londra e Bruxelles per Puccini: è la settimana clou degli eventi per il centenario della morte del lucchese nel mondo più famoso in assoluto
Lucca-Londra-Bruxelles nel nome di Puccini: sono iniziate ieri sera (martedì 26 novembre) a Londra le iniziative dei Lucchesi nel Mondo per celebrare il Maestro Giacomo Puccini a 100 anni dalla scomparsa. Proseguono giovedì, venerdì e domenica sotto il segno della musica e del tributo al più famoso in assoluto tra i Lucchesi nel mondo
Successo per l’edizione 2024 di Artes Fest
Bilancio più che positivo quello per il weekend di Artes Fest, due giornate dedicate alla scoperta del medioevo e del rinascimento
Ex ospedale psichiatrico di Maggiano: incontro con Paolo Milone
Sabato 30 novembre alle ore 17 si svolgerà presso la sede della Fondazione Mario Tobino (ex manicomio di Maggiano) è in programma un nuovo appuntamento della rassegna Campa Cavallo
Amateatro 2024, una storia tutta da raccontare
Il teatro nasce dove ci sono delle ferite, dove ci sono dei vuoti. È lì che qualcuno ha bisogno di stare ad ascoltare qualcosa che qualcun altro ha da dire a lui"
Ultimi giorni per visitare la mostra della pittrice centenaria Anna Maria Fabriani
Ultimi giorni per poter ammirare le opere della pittrice centenaria, Anna Maria Fabriani - Storia della pittrice nascosta, a cura di Sabina Ambrogi, che è anche figlia dell'artista, che chiude domenica 1 dicembre
Gioielleria Chiocchetti è sponsor della stagione 2024-25 del Teatro del Giglio
Teatro del Giglio e Gioielleria Chiocchetti hanno firmato un accordo di sponsorizzazione per la stagione teatrale 2024-2025. La prestigiosa gioielleria, fondata nel 1896 da Frediano Chiocchetti, per i lucchesi non è sono un luogo dove acquistare gioielli, ma anche, e forse soprattutto, parte integrante della storia e della cultura cittadina
A Lucca si presenta il volume dedicato a Pietro Pera
E' in programma giovedì 28 novembre alle ore 17, nella Sala Antica Armeria (ex caffetteria) di Palazzo Ducale la presentazione organizzata in collaborazione fra Maria Pacini Fazzi editore e la Provincia di Lucca
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Poco propizio alla scienza il clima politico-culturale dominante in Italia nella seconda metà del XVII secolo. Gli eredi del grande lascito intellettuale galileiano, spaventati dalla azione repressiva della Chiesa, preferivano ispirarsi a scelte dettate dalla prudenza, se non dall’opportunismo, e ritirarsi in disparte, optando per studi di carattere erudito o comunque tali da escludere dall’orizzonte della loro ricerca ogni scottante questione ideologica e di fede. Insomma, la scelta è quella del bene vixit qui bene latuit.
Un’oculatezza nutrita di comprensibile preoccupazione, la loro, ma che nel nostro Paese finirà per favorire l’affermazione di una cultura dai caratteri prevalentemente retorico–umanistici. Così, mentre la lezione di Galileo, scomparso nel 1642, continuava a fecondare la scienza e la filosofia europee, la cultura italiana perdeva a poco a poco il contatto con i più fervidi centri intellettuali del continente. Negli stessi anni in cui gli stati europei facevano a gara nel promuovere accademie scientifiche e Londra, Berlino, Upsala e Pietroburgo diventavano sedi di una formazione di prim’ordine accreditata e rigorosa, le istituzioni culturali italiane, le Università e le Accademie, anche perché prive di sostegni da parte del potere pubblico, sembrarono ritirarsi nei confini angusti della speculazione erudita. Eppure, nonostante la pesante cappa di autoritarismo politico e di conformismo religioso tutt’altro che propizia, esistono anche in Italia fermenti intellettuali degni di qualche rilievo che continuano a operare nel solco dell’eredità galileiana. Esemplare in questo contesto la vicenda intellettuale di Diacinto Cestoni che alla condizione di scienziato post-galileiano e, in quanto tale, sempre circondato da un’aura di preoccupazione e sospetto, aggiunse caratteristiche di discrezione, riservatezza e modestia tipiche della personalità dell’uomo che scontava forse anche un eccesso di consapevolezza del proprio essere autodidatta.
Nacque, il Cestoni, a S. Maria in Giorgio, fra Macerata e Fermo, nella Marca d’Ancona il 16 maggio 1637. Di umile condizione i suoi genitori che, dopo aver tentato per il figlio la via degli studi, si videro costretti a collocarlo come garzone di farmacia. Nel giro di due anni il ragazzo era diventato così abile nella preparazione dei rimedi naturali che alla famiglia parve bene, anche per garantirgli un avvenire più favorevole, mandarlo a Roma, raccomandandolo a uno dei più importanti speziali della capitale del cattolicesimo. Qui, però, le sue curiosità e la sua passione per lo studio sono mortificate dalle umili incombenze previste dalla condizione di aiuto speziale: preparare tisane, decotti, purganti… Un orizzonte limitato per un giovane inquieto che sentiva di aspirare a ben altro. Si trasferì, allora, a Livorno, presso la spezieria Salomoni, ben presto abbandonata per Marsiglia, Lione, Ginevra, dove, lavorando sempre presso una farmacia, apprese però procedimenti più rigorosi di quelli applicati in Italia nella preparazione delle ricette. “A Ginevra però non mi piacque lo starvi e me ne tornai per la medesima strada a Livorno”, l’unica città che “gli era andata grandemente a genio”, come confesserà anni più tardi all’amico Antonio Vallisnieri: e nella città labronica sceglierà di tornare, provvedendo anche a sposare la sorella del suo precedente datore di lavoro livornese, il buon speziale Salomoni. “Il matrimonio fu concluso e riuscì felicissimo, e da quel giorno… cominciò a menar vita tranquilla, sebbene ancora ignoto e negletto; tuttavia giudicatasi ricco perché si contentava di poco, pensando sempre alla scienza e poco curandosi dei guadagni”: così, Francesco Pera, un suo biografo, racconta il Cestoni e il suo stile di vita semplice, appartato, povero di fatti clamorosi. Ma accanto alla conduzione di una farmacia in via Greca, ai doveri della famiglia si accompagnava un’incoercibile passione per la ricerca scientifica: certo, vissuta ai margini della grande scienza europea da uno che era “venuto su alla spezialesca, senza studio, senza maestro” ma che, da autodidatta, fu capace di lasciare una traccia profonda nella storia della medicina e della biologia del Seicento. Un’esistenza appartata, la sua, lontana sia dalla visibilità universitaria, sia dagli ambienti della corte medicea attorno a cui si concentravano le residue aspirazioni degli scienziati toscani. Fino agli ultimi anni della sua vita, Cestoni si applicò costantemente alla indagine naturalistica senza fornire una sistemazione organica ai propri lavori idee e senza preoccuparsi di darne conto attraverso le pubblicazioni a stampa che tenevano in contatto tra loro gli scienziati di tutta Europa. Un comportamento riservato, quasi dimesso che, tuttavia, non gli impedì relazioni importanti con le migliori intelligenze scientifiche e culturali del tempo il Redi, il Vallisneri, il Bellini, il Magliabechi e il Muratori. Importante, poi, la sua amicizia con G. B. Ricciardi, docente di filosofia teoretica presso l'università di Pisa e sostenitore di un pensiero antidogmatico che si rifaceva allo sperimentalismo galileiano. Al Cestoni risalgono importanti, e sempre sistematiche, osservazioni di natura fisiologica, farmacologica, zoologica e botanica: per esempio, i costumi e la biologia di varie specie di insetti osservati sui cavoli; la partenogenesi degli Afidi; l'anatomia e i costumi della mosca dei rosai, le teredini del fasciame delle navi e i modi per impedirne i guasti; la locusta detta grillocentauro... E poi, studi sulle proprietà terapeutiche della salsapariglia e della chinachina e i loro modi di impiego; sulla origine acarica della scabbia; ricerche sulla origine zoologica delle galle delle piante; sui pedicelli ambulacrali degli Echinodermi; sull'animalità del corallo... Sagace microscopista, di convinzioni e pratica vegetariane (famosa, nella Livorno del periodo, la “ricetta del Cestoni”), dimesso nello stile di vita anche quando il principe Ferdinando de' Medici, figlio di Cosimo III, lo fece nominare protospeziale della città labronica, Cestoni è una delle personalità più interessanti nella storia della cultura del Seicento italiano: lontano da ogni ostentazione accademica, rigoroso nel fare scientifico, alieno da ogni radicalismo ideologico.
Il più importante acquario della Toscana, ovviamente quello di Livorno, si onora di portare il suo nome.
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Sarà Christian Greco, Direttore del Museo Egizio di Torino, il protagonista delle Silvio Ferri Lectures 2024 che si terranno mercoledì 13 marzo nella Sala del Trono di Palazzo Ducale a Lucca, alle ore 17. Ingresso libero e gratuito.
Egittologo, ha promosso la realizzazione di numerose mostre temporanee e itineranti, l'organizzazione di convegni e workshop e progetti di inclusione sociale e ha sviluppato collaborazioni con musei, università e istituti di ricerca, in ambito sia nazionale che internazionale.
Prima di assumere la direzione del Museo Egizio, è stato curatore della sezione egizia del Rijksmuseum van Oudheden di Leiden e membro dell'Epigraphic Survey of the Oriental Institute of the University of Chicago a Luxor. Dal 2011 è co-direttore della missione archeologica italo-olandese a Saqqara e dal 2020 della missione congiunta IFAO-Museo Egizio a Deir al Medina (Egitto). Ha inoltre servito come membro dei comitati scientifici di diversi musei e istituzioni italiani e internazionali.
Tante le sue iniziative che hanno consentito di avvicinare quante più persone possibili ai temi dell'egittologia, dell'archeologia, della storia, della cultura e 'materialmente' alle sale del museo che dirige dal 2014 con risultati notevolissimi, aumentando la notorietà e l'attrattività di un'istituzione di per sé prestigiosa e sostanzialmente unica al mondo.
Non si poteva immaginare un ospite più adeguato al contesto delle Silvio Ferri Lectures, in un evento, introdotto dalla professoressa Maria Luisa Catoni, che nasce dalla collaborazione tra la Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca e la Prof. Catoni stessa (Scuola IMT Alti Studi Lucca) e che vanta importanti patrocini: oltre alla Scuola IMT Alti Studi Lucca, la Scuola Normale e l'Università di Pisa, ci sono infatti la Provincia e il Comune di Lucca, l'Accademia di Scienze Arti e Lettere e infine il Comune di Borgo a Mozzano, di cui Ferri era originario.
Di grande attualità anche il tema dell'incontro "Il Museo e le sfide del futuro: ricerca, inclusione e transizione digitale". Argomento decisamente complesso e multidisciplinare, perfettamente in linea con lo spirito poliedrico di Silvio Ferri, la cui brillante carriera si mosse tra ricerca e insegnamento. Protagonista della grande missione archeologica italiana a Cirene tra il 1920 ed il 1925, fu ispettore alla Soprintendenza agli Scavi di Reggio Calabria dal 1927 al 1931. Dopo essere stato insegnante di lettere latine e greche nei Licei, ottenne la cattedra di Archeologia presso l'Università di Palermo a partire dal 1940 e successivamente divenne Professore di Archeologia e Storia dell'Arte Classica presso l'Università di Pisa dal 1946 fino al 1966. Diventò Accademico dei Lincei nel 1962 e ricoprì il ruolo di presidente dell'Accademia Lucchese di Scienze, Lettere ed Arti dal 1958 al 1978.
Uno studioso acuto e straordinariamente innovativo che si distinse anche per etica civile e coraggio: se ne ricorda volentieri il ruolo fondamentale che svolse in piena guerra mondiale, nel 1943, a favore della popolazione della Valle del Serchio. Grazie alla conoscenza della lingua tedesca evitò rappresaglie nei confronti delle donne e dei bambini di Valdottavo e, di fatto, riuscì a mediare per salvare Partigliano dalla furia dei nazisti.
L'incontro sarà anche l'occasione per presentare la pubblicazione dedicata alla precedente edizione, "Silvio Ferri, un archeologo fuori dal coro", testi di Salvatore Settis e Ambra Carta, curata dalla professoressa Catoni con la collaborazione di Elisa Bernard e l'editing di Maria Pacini Fazzi Editore.
Scienza, divulgazione e impegno civile: incontriamo un protagonista del presente per onorare la memoria di uno del passato.