La spocchia è sempre la stessa. Ovunque vanno, sembra che in questo sfasciato Stivale ci siano soltanto loro a mandarlo avanti. Con 25 minuti di ritardo sull'orario concordato - pensate un po' se fossimo stati noi giornalisti a presentarci fuori orario - tutti a ceccia ad ascoltare il Verbo di chi, udite udite, sta per spendere, sforzo notevole come ha giustamente precisato il presidente della fondazione Carilucca Marcello Bertocchini, oltre 60 milioni di euro per la ristrutturazione della ex Manifattura Tabacchi, un obbrobrio architettonico risalente all'epoca industriale al posto del quale, almeno a parole, dovrebbe sorgere un qualcosa di simile, nelle intenzioni e fatte le dovute proporzioni, a quello che è stato il progetto, a Milano, di Porta Nuova.
Del resto l'amministratore delegato di Coima Sgr, Manfredi Catella, società con la quale la Fondazione ha un rapporto non stretto, di più, ha chiaramente fatto intendere che Milano e Lucca, salvo alcune differenze nemmeno tanto rilevanti, hanno le medesime caratteristiche per essere sviluppate con una concezione analoga. Prima di entrare nello specifico del progetto che dovrebbe restituire alla città di Lucca una zona cosiddetta da Bertocchini, attualmente off-limits, c'è stato spazio e tempo, troppo invero, per fornire una interpretazione neoglobalista dei fenomeni che interessano il nostro pianeta, a partire dalla ripetuta considerazione che fra qualche anno il 70 per cento della popolazione vivrà nelle città e che l'immigrazione, bianca o nera non importa, verso queste ultime si sta dirigendo.
E 'sti cazzi veniva da aggiungere, ma di fronte ad un auditorium mai così forbito e ricco di menti sicuramente più competenti, in materia, delle nostre, abbiamo preferito soprassedere convinti che, successivamente, ci sarebbe stata data la possibilità di passare al setaccio i presenti con domande fuori dal coro. Quel coro che, a quanto ha detto Bertocchini, poche ore prima, aveva steso il tappeto rosso, un coro composto da associazioni di categoria, autorità amministrative e via di questo passo.
Peccato solo che la conferenza stampa si è protratta oltre ogni limite costringendoci, per altri improrogabili impegni professionali, a lasciare la sala. La prossima volta, magari, la puntualità non sarebbe sgradita e, soprattutto, non si comprende per quale ragione proprio i media che hanno il compito di veicolare il messaggio e le informazioni alla gente - come ha sottolineato Catella - debba essere costretta a rimanere... a tavola fino a pomeriggio... inoltrato.
Ora, a prescindere che chiunque si adoperi per recuperare un'area così dismessa meriterebbe, comunque, un plauso e anche qualcosa di più, non si può però non fare alcune considerazioni che già facemmo quando avemmo in mano il progetto e che avremmo rivolto oggi ai diretti interessati se avessero organizzato la conferenza stampa ad un orario più decente vista la presumibile durata che avrebbe avuto.
Innanzitutto il dottor Catella ha effettuato una analisi globale trasportandola in una realtà come quella di Lucca la quale, lo sanno anche i muri pardon, le mura, è assolutamente differente da tutte le altre realtà della Toscana figuriamoci da Milano, da Londra o da altre metropoli cittadine. A Lucca la gente, in particolare se anziana, non sente il bisogno di venire alla città per il semplice motivo che sta bene anche in periferia o nelle frazioni limitrofe o, addirittura, nei comuni adiacenti. A Lucca la matrice contadina è molto forte e non esistono grattacieli, fortunatamente, né costruzioni che superano un certo numero di piani: quelle che ci sono, purtroppo, sono il frutto delle menti malate di coloro che le hanno progettate e edificate negli anni della beata incoscienza post industriale.
Inoltre Coima non si è rivolta, come avrebbe potuto e dovuto a nostro avviso, a studi o agenzie immobiliari locali per conoscere il mercato, ma si è affidata a un operatore nazionale che a Milano sarà anche il top, ma che di Lucca non sa assolutamente niente. Costruire 90 appartamenti o poco meno in una zona come quella di piazzale Verdi è altamente invasivo e rischia, davvero, di compromettere un equilibrio urbanistico, architettonico, economico e sociale. Peraltro l'esperienza della ex caserma Mazzini e della case che vi sono state edificate dovrebbe rappresentare un monito. Il parco, da centro e fulcro della comunità abitativa è diventato il luogo dove gli immigrati stendono le loro vesti durante l'estate ad asciugare mentre l'inverno è frequentato da nessuno.
Ci risulta che i prezzi di vendita degli appartamenti, di dimensione media intorno ai 70 metri quadrati, avrebbero un costo di poco più di 3 mila euro a metro quadrato. Siamo così sicuri che la gente, anziani in primis, si strapperà i capelli per correre a firmare il rogito?
Le categorie economiche sono contente. Bene. Guardano ai parcheggi e ovviamente Coima e il comune di Lucca, pur di non avere esagerate contrapposizioni, hanno aumentato i numeri della sosta per turisti e visitatori. Ma che dire del potenziale polo commerciale che dovrebbe sorgere, indubbiamente, in diretta concorrenza con l'attuale che ruota intorno al cuore del centro storico via Fillungo in primis? Non andiamo a intasare ulteriormente un mercato già saturo e in difficoltà? Per di più il cuore commerciale del centro storico batte altrove e crearne uno nuovo a piazzale Verdi è, a nostro avviso, impossibile per tanti motivi, storici e identitari in primis.
Qualcuno si augura che ci siano molti uffici privati. Bello, un'isola nel deserto, che a una certa ora chiude e che è frequentato solo da chi arriva, entra, esce e se ne va. E a cosa serve il collegamento con le Mura, una idea che, a nostro avviso, fa a cazzotti col buonsenso e il buongusto?
Inoltre e ci fermiamo qua, vorremmo domandare al presidente Bertocchini se pensa davvero che ci siamo o ci facciamo. No perché esordire spiegando che una volta presentato il progetto al comune sarà possibile per chiunque presentarne un altro e concorrere alla vittoria finale è un fare difetto alla nostra e alla sua intelligenza. Ma come?, è già tutto deciso, già tutto scritto, già tutto messo nero su bianco o, comunque, su grigio, tutti i concorrenti - in realtà uno solo - è già sui blocchi di partenza e si viene a raccontare che chiunque voglia potrà entrare in gioco?
Ma cos'è, una presa in giro? Chi si azzarderebbe, se dotato di un minimo di intelligenza, a scendere in pista mettendosi in concorrenza con i padroni del vapore che tutto hanno già concordato? Ovviamente nessuno si presenterà, ma allora perché non aver fatto un bando europeo o qualcosa del genere prima di redigere tutto e presentarlo già come cosa fatta?
Noi, purtroppo, siamo nati a Livorno, vissuti a Firenze, cresciuti a Roma e piovuti a Lucca e, in tutta onestà, il fascino della Milano da bere - o da mangiare tantomeno da vivere - non lo abbiamo mai avuto, nemmeno quando ci capitò l'occasione e perdonateci la disgressione puramente personale, di poter andare al Corriere della Sera, mica pizze e fichi o la Gazzetta di Lucca.
Se siamo rimasti a queste latitudini è anche perché, con tutto il rispetto e la consapevolezza della nostra immensa ignoranza, non scambieremmo nemmeno un centimetro quadrato di Lucca con una metropoli come quella milanese, dove sarà anche bello lavorare, ma dove la qualità della vita lascia molto a desiderare, almeno per la concezione che, della vita, abbiamo noi.
Preferiremmo che i Mungai e i Bertocchini ci dicessero chiaramente che, a parte loro e Coima che, sicuramente, non fa beneficenza, non c'è un cane disposto a recuperare quella schifezza della ex Manifattura Tabacchi. E che, quindi, o si mangia questa minestra o ci si butta dalla finestra. Ecco, tranquilli ragazzi che la minestra la mangeremmo anche noi, ma, almeno, senza sentirsi presi per le chiappe.
Foto Alcide