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Scritto da Redazione
Economia e lavoro
14 Gennaio 2020

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La prima volta che ci imbattemmo con i Terigi fu, esattamente, 30 anni fa, nel 1990. Fu Alessandro Del Bianco, indimenticabile, ma, purtroppo, dimenticato collega alla redazione lucchese del quotidiano La Nazione, a portarci in via delle Fornacette a S. Concordio dove, all'epoca, la famiglia di Giampaolo Terigi gestiva, lui e i tre figli Andrea, Aldo e Alessandro, la concessionaria Fiat, una delle tante, troppe, esistenti in provincia di Lucca. 

Noi, piovuti a Lucca dalla capitale, pochi mesi prima, viaggiavamo su una Fiat 127 di colore celeste acquistata a Roma da un certo Loreto, ignoranti noi che, da uno che si chiamava Loreto avremmo potuto e dovuto, casomai, acquistare pappagalli e cocorite, non certo autovetture. E, infatti, rientrando dal primo Natale trascorso in ferie sulla via Cassia a La Storta, periferia a nord di Roma, ci trovammo a transitare davanti alla questura con la Fiat 127 cui si era spezzata a metà la marmitta con tutto quel che ne conseguì.

Conoscemmo, così, prima di tutti, Aldo Terigi e a lui, inizialmente, ci attaccammo per via di una simpatia e di un feeling a pelle che sarebbe durato e ancor dura da tre decenni, sei lustri, 30 anni. Acquistammo, all'epoca e viste le nostre scarse disponibilità, una Fiat Uno Cs prodotta in Brasile di colore bianco, un ciesso in tutti i sensi, ma che, rispetto alla Fiat 127 nata gialla, ma verniciata di celeste, sembrava una fuoriserie.

Fu, qualche anno dopo, la volta di una Fiat Uno colore canna di fucile, prodotta, questa volta, in Italia e niente male. Poi, più avanti, toccò alla Multipla, sempre Fiat, quell'auto dalla forma orribile, ma tremendamente comoda e con una visibilità fantastica. 

Tanti anni, da allora, sono passati. Non c'è più, purtroppo, Alessandro Del Bianco, deceduto nel dicembre 2003 a causa di un maledetto incidente stradale sulla A11. Non c'è più, nemmeno, la Fiat, che Giampaolo Terigi, dopo essersi dimesso un paio di volte e altrettante aver ricominciato con il marchio torinese, abbandonò definitivamente baracca e burattini per ricominciare, fisicamente, nello stesso posto da dove non aveva mai smesso di vendere auto, ossia da via delle Fornacette a S. Concordio. C'erano, oltre a Del Bianco, nell'universo amicale dei Terigi, altre due vecchie volpi del giornalismo lucchese, Emiliano Pellegrini e Luciano Nottoli. Oltre ad un giovane fotografo con cui ne combinavano di tutti i colori: Mimmo di Foto Alcide.

All'alba del nuovo secolo e del nuovo millennio i Terigi lasciarono, dopo oltre 40 anni la Fiat dell'avvocato Gianni Agnelli per passare, armi e bagagli, alla casa automobilistica tedesca Audi, una scelta coraggiosa, che comportò investimenti necessari per ampliare la sede nonché per accontentare le esigenze di mercato della prestigiosa casa dei quattro cerchi.

Oggi, anno di (dis)grazia 2020, Giampaolo Terigi, figlio di Aldo il fondatore che, nel 1956, dopo aver venduto biciclette e Vespe Piaggio in via Vittorio Veneto a due passi dalle Mura, divenne mandatario della Fiat a Lucca, è uscito di scena nel senso che ha ceduto il timone dell'azienda ai suoi tre figli, ormai più che vaccinati e da tempo in grado di caricarsi sulle spalle sia la concessionaria di Lucca sia la sorella di Pietrasanta sulla via Aurelia. "Era l'ora - spiega Giampaolo Terigi che non manca di fare un salto in azienda un giorno sì e l'altro pure - Con la Fiat troppi concessionari in una sola provincia. Con Audi, finalmente, la possibilità di essere concessionari da soli e questo è stato uno dei motivi per cui abbiamo scelto di continuare la nostra strada nella vendita di auto".

Fu Aldo Terigi, il nonno del tris d'assi che guida, adesso, la società, ad acquistare il terreno in via delle Fornacette dal titolare di quella che, una volta, era l'azienda litografica Asciutti e che viveva casa e bottega avendo, infatti, la villa, proprio di fronte al capannone dove, oggi, sta la concessionaria Audi. "Mio padre - racconta Giampaolo Terigi - volle acquistare anche il terreno dove edificò anche le case dove scelse di vivere lui e dove avrebbe voluto che vivessero i suoi figli. Non è stata una vita semplice e in più di una circostanza abbiamo rischiato il naufragio, ma, adesso, a distanza di cinquant'anni, posso dire di essere soddisfatto di me stesso e di quello che abbiamo fatto. Certo, forse avremmo potuto fare anche meglio, ma va bene così".

Giampaolo Terigi è nato a Seravezza nel 1932 e anche i suoi genitori, Aldo e Nerina, un'insegnante, erano di Seravezza, alta Versilia. Poi la famiglia si trasferì a Lucca dove Aldo, dopo una vita piuttosto avventurosa in giro per il mondo per lavoro, mise radici e iniziò la sua carriera.

Oggi l'Audi Terigi è una delle società più in salute del settore e al timone sono tre fratelli che, incredibile, ma vero, non litigano mai: Aldo, il più 'vecchio' che ha preso, appunto, il nome del nonno, 61 anni, una persona straordinaria e un uomo buono e gentile. Alessandro, ex tennista di successo che in gioventù ha collaborato negli States alla scuola di tennis di Nick Bollettieri, 58 anni, e Andrea, riservato, ma generoso e affabile, 58 anni.

In questi 30 anni i Terigi sono stati e rimangono, per noi che li abbiamo conosciuti, vissuti e, perché no?, anche raccontati, un punto di riferimento irrinunciabile. Se è vero che il tempo cambia le persone e tutto ciò che le circonda, è altrettanto vero che, spesso, sono proprio le persone, poche in verità, a caratterizzare nel bene, soprattutto, la comunità in cui vivono e operano. In un mondo dove tutto cambia e niente resta com'era, sapere che qualcosa o, meglio ancora, qualcuno, è ancora lì a ricordarci ciò che siamo stati e che abbiamo visto, rappresenta una opportunità preziosa.

A Lucca, città laboriosa con pochi fronzoli, di queste opportunità ce ne sono ancora parecchie anche se, purtroppo, sempre di meno. A 30 anni di distanza, cari Terigi, un grande in bocca al lupo e l'augurio di rivedervi ancora là, in via delle Fornacette per altri 30 anni.

 

Foto Ciprian Gheorghita

 

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