Si può dire, senza ombra di dubbio, che la nostra passione per gli orologi e, in particolare, per i Rolex, sia nata con lui. Giuseppe Carli, 60 anni quest'anno, lucchese doc e abitante a S. Michele di Moriano, è, stando ad alcuni bene informati, tra i più preparati conoscitori di orologi e, in particolare, di Rolex in tutta Italia. Da 40 anni - li compie proprio in questi giorni - nella saletta sul retro del negozio, storico e risalente al Seicento, di via Fillungo, accoglie appassionati e collezionisti di orologi da tasca e da polso provenienti da tutta Europa e anche da oltre oceano. La sua conoscenza dei Rolex, ad esempio, è mostruosa e il suo parere o anche la sua valutazione di un qualsiasi orologio della prestigiosa casa svizzera, si può stare certi che corrispondono alla realtà del mercato.
Il suo pezzo più raro, in quella che è, sicuramente, una meravigliosa collezioni con pochi eguali, è un Rolex Gmt con quadrante chiaro. Mai visto e, infatti, si tratta di un oggetto unico la cui valutazione è difficilmente fattibile poiché non ci sono altri orologi uguali con cui fare un confronto.
"Un giorno - racconta Beppe Carli - eravamo agli inizi degli anni Duemila, squillò il telefono in negozio. Si presentò un tizio, con un italiano dall'accento tipicamente tedesco, che si qualificò per Karl Heinz Rummenigge. Pensai subito ad uno scherzo, invece mi tranquillizzò dicendomi che era proprio lui e che mi aveva chiamato perché, essendo un grande collezionista di Rolex Gmt, aveva visto su una rivista dell'editore Guido Mondani di Genova, la mia pubblicità con, in foto, il Rolex Gmt che possiedo, unico al mondo, con quadrante chiaro. Gli dissi che l'orologio non era in vendita e che era mio, ma lui non si smontò e mi disse che avrebbe pagato qualsiasi cifra e, così dicendo, mi lasciò il suo numero di cellulare nel caso avessi cambiato idea. Non l'ho mai cambiata e quell'orologio è il mio pezzo più ambito, pagato 7 mila 500 euro, ma che, adesso, vale una somma indefinibile essendo l'unico esistente".
Dalla fine degli anni Novanta abbiamo trascorso molto tempo ascoltando Giuseppe Carli e le sue avventure nell'universo degli orologi da polso. Molti gliene abbiamo comprati e altrettanti rivenduti, alla fine l'amicizia che si è creata è servita ad aumentare la reciproca stima oltre che a farci conoscere, noi che nemmeno sapevamo cosa fosse un Daytona, un mondo affascinante che non è soltanto quello di coloro che si possono permettere di spendere cifre folli, ma qualcosa di più: in fondo, come diceva qualcuno, l'orologio è l'unico gioiello che un uomo può indossare e ancora oggi, nonostante orecchini e mode senza senso, ci pare la più vera delle verità.
Tutto cominciò, per Giuseppe Carli, classe 1960, all'età di vent'anni quando, alla fine del servizio militare svolto nelle truppe corazzate a Caserta, rientrò a Lucca pronto per partire per le imminenti vacanze estive. C'era anche la sua ragazza dell'epoca che non aspettava altro, dopo la naia, che andare un po' al mare. Non dello stesso avviso, però, era il padre, Pietro Carli, erede di una dinastia di orefici che risaliva al XVII secolo.
"Mio padre fu irremovibile - ricorda il figlio - e mi disse che sarei dovuto andare in negozio dove già si trovava mia sorella Carla. Così misi da parte le vacanze e cominciai il mio apprendistato, proprio di là, dove si vendono gli oggetti di oreficeria. Non mi ci volle molto, tutt'altro, per capire che quella non era la mia strada e che non avrei voluto portarla avanti nemmeno per un po'. Alla fine degli anni Settanta avevano appena avuto un grande successo gli orologi al quarzo mentre erano andate in crisi le aziende che si rifacevano ancora al movimento meccanico, automatico o manuale non importava".
"C'è anche da aggiungere - continua Carli - che a quei tempi il mercato degli orologi da polso era quasi esclusivamente rivolto al nuovo e non c'era una particolare attenzione verso l'usato. I collezionisti si dilettavano, ancora, nell'acquisto o nello scambio degli orologi da tasca e anche io cominciai proprio da lì. Piano piano, però e grazie ad alcuni modelli meccanici, l'orologio da polso a carica manuale o automatica riprese vigore e alcune tra le aziende più prestigiose lanciarono alcuni orologi che sarebbero stati destinati a diventare dei pezzi pregiati. Furono alcuni collezionisti e venditori di abbigliamento di Parma e di Milano che cominciarono a cercare i Patek Philippe nelle versioni Calatrava o i Rolex Ovetto e Prince. Da lì ripartì il mercato usato e alla fine degli anni Ottanta presero ad andare di moda le misure grandi con gli sportivi Rolex in testa".
Fu così che Giuseppe Carli iniziò a diventare quel che, poi, è diventato: uno dei più ambiti commercianti di orologi d'Italia e il migliore sulla piazza di Lucca. Viaggi in Svizzera e in Inghilterra per acquistare pezzi pregiati e ben presto quello che era soltanto un lavoro diventò, a tutti gli effetti, una passione. "La differenza tra un commerciante e un collezionista? - si chiede Carli - Il collezionista va a cercare gli introvabili".
"Negli anni Settanta - rammenta mister Rolex - si vendevano dei Rolex Submarine militari che appartenevano alle forze armate inglesi. Costavano circa 400 mila lire, qualcuno poteva anche arrivare a 700-800 mila lire a seconda dei modelli. Io ne acquistavo parecchi che, puntualmente, rivendevo. Me ne sono tenuti due che conservo gelosamente e un luogo sicuro. Ognuno di loro vale, oggi, 150 mila euro. A tal proposito voglio raccontarle un aneddoto. In quegli anni venne da me una cliente, una signora di Lucca che, per il diciottesimo anno della figlia, voleva regalarle, ma, soprattutto, il marito, un Rolex Submariner. Gliene feci vedere un paio, uno che costava 800 mila lire e un altro la metà. La donna era piuttosto incerta anche perché non le piaceva il modello per la figlia, inoltre le sembrava troppo il prezzo. Disse che ci avrebbe pensato su e avrebbe sentito il marito. Poco tempo dopo ritornò e mi spiegò che il marito aveva acconsentito a comprare quello meno caro cosa che, puntualmente, fece e regalò alla figlia. Seppi, più tardi, che quest'ultima non aveva gradito il regalo anche perché il cinturino era di stoffa e che lo aveva messo da parte con scatola e garanzia".
"Passarono diversi anni - continua Carli - e un giorno mi vidi arrivare in negozio la figlia stessa, ovviamente più grande, la quale mi portò a far vedere il Rolex Submariner che le avevano regalato i genitori e che lei non aveva mai indossato o quasi. Mi confidò che il fidanzato, avendo visto l'orologio e avendo appreso che alla ragazza non piaceva il cinturino di stoffa e lo avrebbe gradito metallico, le propose un cambio: lui le avrebbe dato un Submariner con cinturino metallico in cambio di quello con il cinturino di stoffa. La ragazza voleva sapere da me perché il fidanzato le aveva proposto questa cosa e io non ci misi molto a spiegarle il motivo. Il fidanzato aveva capito che quello che le avevano regalato i genitori valeva molto, ma molto di più. E, infatti, la ragazza non ha mai venduto quell'orologio ed esso appartiene a quei modelli che, oggi, sono venduti all'asta a 150 mila euro".
Beppe Carli ne ha visti e comprati, oltreché venduti di tutti i tipi e di tutti i... colori. Non ha mai preso una fregatura né, conseguentemente, l'ha mai data ai suoi clienti che lo adorano e che ancora oggi, a distanza di tempo, lo cercano e lo contattano per consigli o acquisti o anche vendite.
Da lui sono passati in tanti, Vip e non soltanto, a cominciare da Marcello Mastroianni ad Harrison Ford, da Luigi Diberti a Luca Zingaretti. "Questo lavoro - dice Beppe - mi ha permesso di conoscere tanta gente e di farla contenta perché poter dare loro delle spiegazioni documentate, è una cosa che li fa sentire importanti".
Ultimamente Carli si è dedicato anche a realizzare alcuni video speciali dedicati ai vari modelli: "E' vero, ho pensato che sarebbe un peccato se tutta la mia esperienza accumulata negli anni andasse perduta, così ho pensato di raccoglierla così, in maniera da renderla divulgabile a tutti".
Giuseppe Carli non è soltanto un grande appassionato e collezionista di orologi Rolex e di altri da polso. Continua, infatti, ad esserlo anche per quelli da tasca anche se il mercato è senza dubbio più ridotto. Alcuni giorni fa, mentre si trovava dal suo riparatore di orologi di fiducia, è incappato in un oggetto particolarmente interessante: "Stavo leggendo in quei giorni un libro I leoni di Sicilia. La saga dei Florio di Stefania Auci. Sul tavolo da lavoro c'era una cassetta piena di orologi da tasca da buttare. L'occhio mi è andato su uno di questi sul quale era scritta la parola Florio e la data 1902. L'ho preso e una volta in negozio sono andato a studiarmelo. E' un orologio da tasca che l'azienda regalava ai suoi dirigenti a inizi Novecento. Ecco, a me piacciono queste cose".
"Voglio aggiungere una cosa - conclude Carli - Molti mi domandano se acquistare, oggi, un orologio e, in particolare, un Rolex conviene. Rispondo di sì, che oggi un Rolex rappresenta, a seconda dei modelli, l'investimento che paga di più. E' un bene rifugio più dell'oro che, al contrario, è più volatile. Cosa direi ad un giovane che volesse avvicinarsi a questo mondo? Di studiare, di appassionarsi, di dedicarci tempo senza badare al tempo. Il tutto tenendo, però presente che una situazione come quella che ho vissuto io all'inizio della mia esperienza non potrà più ripetersi. A quel tempo, infatti, non esisteva ancora un mercato dedicato agli orologi da polso d'epoca".