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Scritto da aldo grandi
Enogastronomia
19 Luglio 2023

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Era un po' di tempo che Giovanni Galli - ex campione del mondo con la Nazionale italiana nel 1982 in Spagna e portiere titolare alla successiva spedizione del 1986 in Messico, vincitore di uno scudetto, due Coppe dei Campioni (si chiamava ancora così ndr) e di una Coppa Intercontinentale con il Milan degli Immortali - non faceva una capatina a Lucca per trascorrere una serata in compagnia di amici con uno dei quali, tra l'altro, ossia chi scrive, aveva avuto una di quelle feroci scanagliate al telefono negli anni della sua permanenza in rossonero in qualità di direttore generale della Lucchese Libertas 1905. Successivamente ci reincontrammo casualmente in Versilia e avemmo modo di scoprire che Giovanni Galli, pisano di nascita e di crescita, fiorentino di adozione, è uno che non serba rancore cosicché chiarimmo e, addirittura, una settimana fa al Bagno Biondetti di Marina di Pietrasanta lo abbiamo intervistato a lungo. Ad invitarlo, però, in questa valle di lacrime è stato Andrea Taddeucci, commercialista, ma, soprattutto maniacale tifoso del Milan di cui è un profondo conoscitore per cui non si è voluto far scappare la possibilità di conoscere Galli e anche di apprendere qualche curiosità che, nel corso degli anni, aveva maturato.

La decisione di sedersi al tavolo del ristorante All'Olivo in via Arancio non ha trovato opposizione essendo noto a tutti il livello di qualità espresso nel corso degli anni da questo locale che ha nella cucina di pesce, ma non soltanto, il suo caposaldo. Antonella Antonini e Corrado Petretti sono gli storici gestori e proprietari e si tratta di una garanzia a tutti gli effetti.

Giovanni Galli è stato uno dei più grandi numeri uno della sua generazione, capace anche, grazie alla sua longevità e all'assenza di infortuni, di giocare ad altissimi livelli fino alla fine. I suoi aneddoti sono straorinari e denotano una personalità che ama non disturbare e farsi gli affari propri, ma che, se disturbato e infastidito, può perdere le staffe. Come accade quella volta a Belgrado, quando la nebbia fece ripetere la partita, poi, vinta dal Milan ai calci di rigore grazie alle parate di Giovanni Galli che, a proposito di quell'evento, racconta qualcosa di inedito che non ha mai voluto raccontare e senza specificare il protagonista: Eravamo tutti molto concentrati, ci stavamo giocando la vita in quella gara, ma c'era uno di noi che, come atteggiamento, non mi pareva avesse la necessaria determinazione. Così, quando fummo negli spogliatoi, a fine prima gara e prima della ripetizione, lo affrontai a muso duro dicendogli chiaramente quello che pensavo. Com'è finita? Che ci ha messo la nostra stessa grinta".

Antonella Antonini, sua figlia Valentina e lo staff coccolano la comitiva composta da sei persone che è un piacere, ma fanno così con tutti altrimenti non si spiegherebbe come quasi sempre, pranzo e cena, il ristorante registri il full-up o quasi. Giovanni Galli e sua moglie Anna, fiorentina e tifosa viola almeno fino a quando il marito non è approdato alla corte di Berlusconi - ma è ancora oggi di fede viola va detto - non erano mai stati a queste latitudini enogastronomiche, ma restano subito piacevolmente sorpresi anche dalla location e dall'eleganza degli interni peraltro con una temperatura che all'inizio regala qualche brivido per il contrasto col caldo esterno, poi mette a proprio agio per tutta la durata della cena. Anna è simpatica e da buona fiorentina dice quel che pensa senza tante storie. Conosce bene la città che le è piaciuta non appena Giovanni Galli, all'ultimo anno di carriera, venne al Porta Elisa per gli ultimi sei mesi di professione.

Avrei dovuto giocare titolare in serie A con il Parma di Nevio Scala - racconta - L'anno prima avevo giocato abbastanza, nonostante volessero puntare sin da subito su Luca Bucci. Fatto sta che mi comportai più che bene e il presidente Tanzi mi disse apertamente che mi voleva anche per il secondo anno punto e basta. Accettai non senza prima avergli spiegato che restavo solo per lui perché Nevio Scala si era comportato molto male con me. Mi aveva fatto giocare la Coppa Italia e, poi, fece giocare Bucci nella finale contro la Juventus. Lasciamo perdere. Feci una preparazione pre-campionato straordinaria giocando delle ottime gare, poi, però, al momento di decidere chi avrebbe giocato titolare, Scala ci fece riunire tutti in cerchio sul campo e disse che avrebbe fatto partire Bucci. Allora io non ci pensai due volte: mi tolsi i guanti con cui mi stavo allenando e glieli diedi dicendo che io me ne andavo. E così feci. Peraltro a Parma stavo benissimo e mia moglie aveva già iscritto i figli a scuola. Dovemmo tornare a Firenze e rimettere tutto in piedi in fretta e furia. Poi arrivarono Maestrelli e Pino Vitale".

Compare sulla tavola una zuppetta di farro con fagioli bianchi e crostacei, tanto per gradire e, poco prima, benvenuto con calice di champagne.

Scegliamo il menu dopo un attento esame delle caratteristiche organolettiche delle singole portate... Scherziamo ovviamente e, battute a parte, con  Giovanni Galli al momento di entrare nel locale ci siamo imbattuti in una meravigliosa bistecca alla fiorentina al sangue. A quel punto gli faccio compagnia e decidiamo di lasciar perdere il pesce, che a lui non piace più di tanto ad eccezione di nasello e baccalà - mah... strani gusti - e optare per il tagliere classico con mortadella di cinta senese, crostini e affettati vari.

Non potevamo immaginare che Galli fosse un appassionato del patè de foie gras Camargue accompagnato da pan brioche tostato e burro e da una marmellata di senape e fichi. Goduria pazzesca e anche noi ci tuffiamo con qualche senso di colpa in questo mare di sapori. E' degustando questa prelibatezza che emerge un altro aneddoto del periodo che il portierone ex Fiorentina per nove anni, trascorse a Napoli conoscendo, almeno per alcuni mesi, Diego Maradona: "Avevamo una persona particolarmente vicina al club che ci viziava non poco a tavola e che aveva l'abitudine di preparare lui stesso un patè de fois d'oca che era realmente straordinario. Raccontavano, ma non abbiamo mai saputo se fosse vero, che per ingrassare le oche le inchiodava su delle tavole di legno viste le loro zampe palmate. Era soprannominato l'imbullettatore di papere...".

A Giovanni Galli la cucina è sempre piaciuta e dopo la fine della partita, giocata al San Paolo, era solito prendere in auto moglie e figli e partire alla volta del Chianti dove un amico lo aspettava in un casolare adibito proprio alla cottura alla brace della carne di manzo e di maiale: "Non ho mai avuto problemi a stare alla guida anche per ore e anche di notte. Né ho mai avuto problemi di sonno o di stress, salvo un'unica volta, la notte precedente il mio esordio ai moindiali in Messico quando Enzo Bearzot mi disse che avrei difeso io la porta della Nazionale campione del mondo".

Andrea Taddeucci e signora, Rita, titolare del cento si estetica Tuinà all'Acquacalda, scelgono il pesce e iniziano con la famosa insalata di mare calda piatto che Antonella Antonini prepara personalmente da 35 anni e che è diventato un vero e proprio fiore all'occhiello del locale. Le altre due commensali in gonnella decidono per un misto vegetariano con una piccola millefoglie di parmigiana, una crepe al cuore di carciofo, un soufflé alle verdure e, per finire, un fiore di zucca farcito con ricotta di pecora e maggiorana.

Com'era Silvio Berlusconi?, chiediamo a Giovanni Galli che lo ha incontrato quando era ancora al massimo della vitalità e dell'energia. Giovanni Galli ha rievocato una cena fatta ad Arcore alla quale l'ex presidente del Milan aveva invitato i quattro acquisti più importanti sul mercato dopo aver acquistato la società. Aveva, infatti, chiesto ai loro procuratori di invitarli a casa sua ad Arcore a cena con le rispettive mogli o fidanzate o compagne. Fatto sta che quando la coppia Galli sbarcò ad Arcore, si rese conto che gli altri tre erano venuti da soli mentre l'unico ad aver portato con sé la moglie era stato proprio lui: "Silvio Berlusconi l'ho conosciuto quando aveva appena 50 anni. Era travolgente, contagioso, nel pieno successo professionale avendo già costruito un impero economico al quale stava aggiungendo anche il calcio e, in particolare, la squadra del Milan. Lui con il suo entusiasmo ci faceva partecipi di un sogno che dopo tre anni è diventato realtà, incredibile. E con lui c'era un allenatore come Arrigo Sacchi al quale non eravamo preparati né psicologicamente né atleticamente. Si pensi che il primo anno ci si allenava a Milanello dalla mattina alla sera senza interruzione e con pranzo tutti insieme. Si andava a casa tardi e, praticamente, in famiglia non ci vedevano. L'ultimo anno, rammento i ritorni dalle trasferte europee di Champion's e posso dire che la mattina successiva potevamo allenarci al massimo un'ora e mezza e poi tutti a casa anche per un paio di giorni visto che i meccanismi, ormai, li avevamo introiettai. Sacchi è stato un innovatore, uno che non ti dava tregua, uno che sapeva quello che voleva e come lo voleva".

Un tagliolino di semola ai frutti di mare per la coppia Taddeucci sempre attenta alla linea mentre sbarca col piatto la bistecca alla fiorentina, tenera e gustosa come non mai. Realmente appetitosissima con i grani di sale grosso che la rendono ancora più godibile. Annaffiata con una bottiglia di Bruciato Antinori del 2021, vino che ci intriga e ci piace.

Anna Galli resta su una grigliatina di seppie e calamari mentre l'altra gentil donzella si tuffa su un piatto che, per noi, è straordinariamente unico e che soltanto per solidarietà carnivora con Galli non abbiamo ordinato: spaghetto di Gragnano con arselle sgusciate e bottarga di branzino prodotta direttamente da Antonella Antonini. Provate questa portata perché è, semplicemente, divina.

Scorrono su una Tv immaginaria gli episodi narrati da un protagonista delle cronache calcistiche di una Italia che, per certi versi, non c'è più e anche lui, Giovanni Galli da Pisa, lo sa benissimo e non risparmia critiche al nuovo sistema. Adesso fa il consigliere regionale della Lega a Firenze dove vive da sempre, ma quando può ama raggiungere la Versilia dove possiede una piccola casa in cui ama ritrovarsi con la moglie e le figlie ormai grandi.

Giovanni Galli è uno di quelli che la vita l'ha vinta ai tempi supplementari senza nemmeno, come accadde a Belgrado, arrivare ai calci di rigore. Nella partita più difficile che essere umano possa affrontare, la morte di un figlio, è riuscito a passare il turno grazie all'aiuto della moglie, della famiglia e della fede. Chapeau. 

Salutiamo Antonella e Corrado e ci dirigiamo verso i Gelati di Piero, tappa irrinunciabile per incontrare un acceso tifoso interista e della Lucchese. Sia Anna sia il marito gustano un gelato che non è facile trovare altrove e Piero ci sta a farsi fotografare dietro il bancone in compagnia di questo gigante pisano alto 1 metro e 90 centimetri che non dimostra assolutamente i suoi 65 anni. Complimenti davvero.

Per noi, per tutti, una bella serata in compagnia di una bella persona.

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