La Costa degli Etruschi comprende l'intero territorio continentale della provincia di Livorno, interessando da sud verso nord alcuni tra i comuni bagnati dal mar Tirreno nonché altrettante località dell'entroterra livornese e anche pisano. E', probabilmente, uno dei luoghi più blasonati e, giustamente, frequentati dagli appassionati non soltanto del mare, quello buono, ma anche dei prodotti dell'entroterra e, in particolare, del vino. Sulla via Bolgherese e anche sulla via Aurelia Vecchia, tra i centri di Bolgheri, Castagneto Carducci e Donoratico, si aprono le aziende vinicole dei cosiddetti Supertuscany, vini pregiati tra i più famosi al mondo a cominciare dal Sassicaia della Tenuta San Guido, proprio all'ingresso del viale citato da Giosué Carducci nella più famosa tra le sue poesie e di proprietà dei marchesi Incisa Rocchetta.
Nessun paragone con la Versilia, non solamente per il mare, decisamente più pulito almeno in apparenza, ma anche per i costi, generalmente più bassi, ma, soprattutto, per una dimensione umana e sociale sicuramente meno artefatta e più genuina. Il mercato del giovedì a Donoratico, con la via Vecchia Aurelia interrotta nel centro del paese, è qualcosa da visitare, in particolare per acquistare frutta e verdura di stagione di ottima qualità, formaggi e affettati e dare una occhiata in giro. Simpatici gli ambulanti, labronici sia pure vicini, territorialmente, alla Maremma.
Anche i prezzi della ristorazione sono più competitivi e accessibili, cosa che tra Marina di Pietrasanta e Forte dei Marmi le tasche fanno presto a svuotarsi. Quanto alla spiaggia, poi, ci sono strutture certamente nemmeno lontanamente paragonabili a quelle della Versilia, ma che, su litorali più ridotti, ospitano il turista nel migliore dei modi, più spartani e più economici.
Così, almeno due o anche tre volte a stagione, ci fiondiamo in questo paradiso terrestre e anche marino per goderci quella Toscana che così tanto ci piace e alla quale, Labronia in primis, sentiamo di appartenere per carattere e non solo. Questa volta abbiamo voluto tastare e testare tre ristoranti che si trovano tra San Vincenzo, Marina di Castagneto e Populonia, quest'ultima migliorata tantissimo sotto tutti i punti di vista rispetto all'ultima volta che ci eravamo stati, sette anni fa. Per raggiungerla si costeggia il golfo di Baratti e, poi, si sale fino in cima dove c'è un comodo parcheggio per auto. Ovvio che in moto è un'altra storia e non si paga nemmeno la sosta. Il panorama è, semplicemente, meraviglioso e se si sale in cima al castello, lo è ancora di più: uno spettacolo veramente. Il biglietto, poi, costa pochissimo per cui vale la pena salire fino alla sommità. Zona etrusca a tutti gli effetti e c'è anche un museo visitabile e ben conservato.
Il ristorante presso cui abbiamo mangiato a pranzo è l'Osteria Torre di Populonia, gestito fa Matteo Ciminelli, direttamente da Roma, gentilissimo e con un accento capitolino per niente sguaiato anzi, tutt'altro e piacevole nella conversazione. Il locale si trova a Populonia Alta, proprio sulla via in salita che è anche la principale arteria del minuscolo borgo. Buono il servizio e i piatti sono molto curati e appetitosi, a base di pesce assolutamente freschissimo. Le sardine gratinate, spinaci, pinoli e basilico, fonduta di pecorino e cialda di mais sono molto buone anche se, onestamente, ce ne vorrebbero almeno due porzioni per accontentare i nostri proverbiali istinti fagici. Anche il polpo verace arrostito in panzanella di verdure di stagione all'aceto di mele fa la sua ottima figura ed è realmente un piatto che si adatta al periodo estivo.
Mentre siamo a tavola arriva la famiglia che, ci dicono, è proprietaria da sempre di Populonia nel senso che gli immobili, se abbiamo ben compreso, appartengono tutti alla medesima casata. Poco più in alto, infatti e di fronte al castello, c'è la residenza dove soggiornano i membri della famiglia. Belle le immagini-gigantografie di momenti di vita del Novecento, appese alle pareti delle case.
L'appetito vien mangiando e noi non siamo l'eccezione: gli spaghettoni al bronzo con vongole veraci e bottarga di produzione propria rappresentano una sorta di richiamo al quale non siamo capaci di resistere e ne valeva la pena anche se, come negli altri casi, ma un po' ovunque, la porzione è di quelle che a malapena, forse, raggiungono i 100 grammi. Normale per tutti, ma non per noi e, infatti, lo spaghetto alle vongole veraci che abbiamo scoperto a Lucca in piazza S. Maria da Gino Bistrot soddisfa quasi completamente la nostra fame verace e vorace. Concludiamo con un paio di bicchierini di liquore di mirto locale, poco alcool e va giù che è un piacere: altro che produzione industriale. Prezzo finale nella norma e meritevole assolutamente di un ritorno la prossima volta.
La sera precedente, tuttavia, avevamo voluto tuffarci in quel di San Vincenzo e, nella fattispecie, su consiglio di amici, a Il Bucaniere sul viale Guglielmo Marconi, 22 proprio fronte mare, un panorama da urlo, un tramonto favoloso. Luogo adatto ai romantici e a chi ama mangiare pardon, godere anche con altri sensi oltre a quello del gusto: olfatto, infatti, siamo sull'acqua o quasi, e vista beneficiano della magnifica posizione; c'è solo da domandarsi come siano riusciti a costruire proprio una palafitta direttamente sulla battigia, ma questo non ci riguarda. Ristorante disegnato dal famoso architetto romano Massimiliano Fuksas. Ad accoglierci Matteo Buonomo, napoletano, simpatico e alla mano, gestisce lui l'accoglienza coadiuvato da uno staff gentile e per niente invasivo. Il tavolo è, praticamente, sopra l'acqua o quasi e la vista stupenda. Il proprietario e anima del locale è lo chef Fulvietto Pierangelini, una icona della gastronomia a queste latitudini e non soltanto.
Il livello è alto e il menu con relativi prezzi lo conferma, ma si vive solamente una volta e, tutto sommato, proviamo a viverla nel migliore dei modi. Ci gettiamo affamati su un piatto straordinario, uno dei migliori del nostro tour enogastronomico, linguine cacio e pepe gamberi rossi, roba da ordinarne almeno altre quattro porzioni e poi stop. Ripetiamo, prezzo robusto, ma la qualità lo merita tutto. La bontà del primo ci ha fatto dimenticare che, come antipasto, avevamo ordinato un calamaro arrostito su crema di broccolo romanesco. Buono, ma da non perdere la testa come la cacio e pepe successiva. Errore nella somministrazione del vino: avevamo scelto bollicine Franciacorta, ci hanno versato uno spumante Trento doc Wallenburg millesimato altrettanto valido. La spesa finale era prevedibile, ma sia la qualità sia il posto lo meritano almeno una volta. Per la prossima, ci penseremo su un attimo...
L'esordio della trasferta labronica c'era stato un paio di sere prima in un altro luogo incantevole, questa volta affacciato sulla spiaggia di marina di Castagneto Carducci o anche di Donoratico a seconda dei punti di vista: La Tana del Pirata, in via Milano 17, proprio in fondo alla via che attraversa il centro del paese, nemmeno tanto distante dal famoso Tombolo Talasso Resort.
Mare mosso e temperatura esterna piuttosto fresca per cui la cena è all'interno del locale, dotato di ampio parcheggio, ma pur sempre con una vista strepitosa all'orizzonte. Atmosfera intima e coinvolgente, servizio ottimo, fritto di mare ineccepibile, uno di paranza e uno di gamberi e calamari con verdure di stagione accompagnati entrambi da una salsina strepitosa. Il tutto preceduto da un pinzimonio abbondante e ricco di sostanza. Bollicine Franciacorta. Anche qui senza lilleri non si lallera e, quindi, bando alle ciance e mano al portafogli. Battute a parte, tutto davvero buono ed esperienza da provare se si vuole godere appieno di tutto ciò che ci circonda.